NELLA LEGGE DI BILANCIO MENO DI 10 MILIARDI
Repubblica ha dedicato un articolo a quella che potrebbe essere una Legge di bilancio “a tre strati”, tenendo conto della manovra obbligata sul blocco dell’aumento dell’Iva, dell’avvio delle misure contenute nel contratto di Governo e del piano di investimenti pubblici. Tra tutti questi provvedimenti ci sarebbe anche la riforma delle pensioni, contenuta nel “secondo capitolo” della manovra, relativo quindi alle misure previste nel contratto di Governo. Il quotidiano romano non specifica come concretamente dovrebbe realizzarsi la riforma delle pensioni, ma stima per l’intero capitolo una spesa di circa 10 miliardi di euro. Il che vuol dire che è sicuramente da escludere un intervento che vada oltre la Quota 100 con il paletto anagrafico posto a 64 anni di età. Secondo le stime delle scorse settimane, infatti, solo questo intervento vale quasi 5 miliardi di euro.
QUOTA 100 MODULABILE?
In merito alla riforma che dovrebbe sostituire la Fornero in materia pensionistica, il Governo studia una Quota 100 “modulabile”: lo riportano fonti di Palazzo Chigi all’ASI (Agenzia Stampa Italiana), spiegando che tale misura – la quale ricordiamo conteggia la somma tra età anagrafica e anni di contributi – dovrebbe prevedere delle differenti modulazioni a seconda dei settori di appartenenza dei lavoratori. In particolare, spiegano le fonti governative, «Nel caso in cui non fosse possibile consentire a tutti i lavoratori di 64 o 65 anni di andare in pensione con 36 o 35 anni di contributi, verrà data la priorità ad alcuni lavoratori, in base alla tipologia di lavoro o alla situazione». In questo caso, si partirà da chi ha 64 anni, il che però rischia di escludere parecchi lavoratori, suscitando non poche polemiche preventivi sulla misura pensata dal governo gialloverde. (agg. di Niccolò Magnani)
SI ABBASSA LA SOGLIA DEGLI ASSEGNI D’ORO
Secondo quanto riportato da Il Giornale, tra le principali proposte sulle pensioni d’oro del M5s vi è quella di riciclare le pensioni pari o superiori agli 80mila euro: il problema è che tale annuncio fatto da Di Maio nelle scorse settimane, svela un problema sostanziale proprio per la soglia imposta dal Governo. «Chi ha una pensione di 80mila euro ha un reddito inferiore ai 4.000 euro»: a fare chiarezza sulla reale soglia è il Cosmed – associazione di dirigenti e medici pensionati – con gli 80mila euro annui lordi che equivalgono «con le addizionali comunali e regionali ad assegni da 3.780 a 3.922 euro netti per 13 mensilità», concludono gli esperti di Cosmed. Non solo, la proposta di legge presentata dal capogruppo alla Camera Francesco D’Uva rileva una differenza sostanziale con l’annuncio di Di Maio: «Di Maio continua a ripetere che si agirà sul ricalcolo retroattivo dei contributi, mentre D’Uva ha presentato un disegno di legge che fa riferimento al ricalcolo retroattivo dell’età di andata in pensione. Due cose profondamente diverse», concludono i colleghi de Il Giornale nel criticare fortemente la proposta di legge targata Movimento 5 Stelle.
PENSIONI D’ORO, CAOS SULLE RENDITE
Il problema più grave della proposta del M5s sulle pensioni d’oro da tagliare, è proprio l’incostituzionalità: come più volte evidenziato dalle opposizioni in questi primi mesi di ministero retto da Di Maio, il valore retroattivo mette in difficoltà l’intera proposta legislativa. La Lega sostiene che forse sarebbe più giusto un contributo “una tantum” piuttosto che un calcolo permanente dell’assegno con il sistema contributivo: lo fa sia per il proprio elettorato e sia perché non è convinto che possa in effetti incidere davvero tale misura sul grosso problema previdenziale italiano. Secondo L’Eco di Bergamo nell’editoriale di Anfossi, l’unico problema non è la costituzionalità: «Se si applicassero i criteri contributivi alle pensioni non è detto, come ha avvertito l’Inps, che si riesca a ricostruire le carriere lavorative dei pensionati che hanno percepito la pensione per decenni col calcolo retributivo, vale a dire non basato sui contributi versati. C’è poi il problema di come definire «d’oro» una pensione. Si è partiti da 10 mila euro netti, poi si è arrivati a 5 mila e si è passati a 4 mila euro netti. L’ultima proposta parla di 80 mila euro lordi (3.780 euro netti per 13 mensilità con le addizionali comunali e regionali)». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI FABIO FORTUNA
Fabio Fortuna, Magnifico Rettore di Unicusano, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, commentando la notizia della fuga dei risparmiatori dai titoli di stato italiani. Dal suo punto di vista, “gli investitori esteri quando sentono puzza di bruciato se ne vanno”. Il vero test sarà però la nota di aggiornamento del Def insieme alla Legge di bilancio “per vedere se il contratto di Governo va avanti”. Secondo quanto riporta l’agenzia Dire, Fortuna ha fatto quindi riferimento alla riforma delle pensioni, anche se ha evidenziato che riguardo alla Quota 100 “ancora non è chiaro come funzionerà e dovrà esserci elasticità a seconda dei settori di attività”. Questo perché “chi svolge un’attività pesante deve avere la possibilità di andare in pensione prima di altri”. In questo giorni è emersa l’ipotesi che Quota 100 potrebbe contenere “una differenziazione anche in base ai settori di attività”. Quindi, “dobbiamo vedere cosa riuscirà a fare il Governo, le difficoltà sono quelle di trovare le fonti di copertura”.
Queste potrebbero arrivare, sempre secondo Fortuna, “un po’ dalla crescita”, ma anche da “un aumento del deficit che potrebbe essere usato per gli investimenti e per rilanciare l’economia. Credo si possa fare rimanendo nel limite del 3%”. Secondo il Magnifico Rettore, non c’è da preoccuparsi più di tanto dell’abbassamento delle stime sulle crescita del Pil italiano da parte di Moody’s, visto che già le previsioni recenti di tutti gli organismi nazionali e internazionali andavano nella medesima direzione. Ora non resta quindi che aspettare le mosse del Governo.