Quando si dice che i dati vanno interpretati: è di ieri la notizia del calo della Cassa integrazione nei mesi pre-estivi e del contemporaneo aumento delle domande di disoccupazione.
Giustamente tutti si chiedono: ma come, se cala la cassa integrazione è perché le aziende dovrebbero andar meglio e dunque assumere. Invece no, succede l’opposto. Dunque le aziende vanno male? Può darsi, la crisi è tutt’altro che alle spalle, il sistema industriale e produttivo in generale è ancora sottoposto a fortissime tensioni. In altre parole l’Italia è ancora investita dalla crisi del 2008. Ciò spiega, per quanto possa sembrare strano, l’apparentemente contraddittorio dato di cui si parla.
Nei mesi scorsi, infatti, numerosissime aziende hanno chiuso le procedure di Cassa integrazione, aprendo nel contempo quelle per la mobilità. Stiamo parlando di quelle aziende che ancora fruiscono, in deroga alla normativa più recente, della Cig. Quando alcuni anni orsono, infatti, furono riformati gli ammortizzatori sociali, alle aziende che cessavano l’attività fu consentito di derogare alla norma e ad esse fu concessa la Cig per un periodo massimo di 24 mesi.
Questo fatto implica che, se non si vuole andare incontro a un’altra massiccia dose di chiusure aziendali, occorrerà, nella legge di Bilancio, rifinanziare questa procedura di deroga. In molte realtà produttive, infatti, stanno scadendo i periodi di Cig che non sono più, come in passato, lunghi e che invece possono raggiungere al massimo 24 mesi di durata.
Stando a quanto se ne sa, il ministro avrebbe assicurato che così sarà fatto, ma gli addetti ai lavori cominciano a chiedersi se davvero valeva la pena di fare una riforma tanto profonda degli ammortizzatori sociali contando sul fatto che la crisi fosse finita, quando invece essa aveva appena cominciato a rallentare. E quando ancora adesso è tutt’altro che ferma!