Accelera la riforma pensioni, con lo smantellamento della Fornero che resta in cima alla lista di desideri dei partiti al governo. Consapevole che i consensi non resteranno così elevati se non saranno corroborati da misure importanti in materia economica, la Lega si è riunita oggi al Viminale per discutere della possibilità di far partire la misura ribattezzata “Quota 100” già dal primo gennaio 2019. All’incontro, cui hanno partecipato Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Claudio Borghi, Alberto Bagnai, Massimo Garavaglia, Massimo Bitonci, Armando Siri e i due capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, secondo quanto appreso da Affaritaliani.it, è emersa la volontà di andare “avanti tutta sull’introduzione di quota 100 già dal primo gennaio del prossimo anno, anche come misura per far aumentare l’occupazione liberando posti di lavoro”. (agg. di Dario D’Angelo)
SALVINI, “AL LAVORO SU SMANTELLAMENTO FORNERO”
La riforma delle pensioni sarà uno dei capitoli più delicati della storia del governo Lega-M5s. In campagna elettorale entrambi i partiti hanno promesso lo smantellamento della Legge Fornero e gli esperti di economia delle due forze politiche sono al lavoro per fare quadrare i conti, con in ballo la Quota 41 e soprattutto la Quota 100. Oggi, come riporta l’Ansa, si è tenuto un vertice in casa Lega e lo stesso Matteo Salvini ha ammesso ai microfoni dei cronisti: “Abbiamo discusso su numeri, conti e tempi per realizzare nell’arco della legislatura le nostre proposte per famiglie e imprese: smantellamento della legge Fornero, flat-tax, pace fiscale e chiusura delle liti con Equitalia, meno burocrazia per aziende e partite IVA, eliminazione delle accise più vecchie sulla benzina, interventi a favore dei Comuni, grande piano nazionale di manutenzione ordinaria e straordinaria”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
IL COMMENTO DI CAPONE
Sulla riforma delle pensioni del 2018, ed in particolare su quelle anticipate, è intervenuto Paolo Capone, segretario generale della UGL, favorevole a modificare la tanto agognata legge Fornero. Secondo lo stesso «è opportuno che dopo 41 anni di servizio vada meritatamente a casa. La Riforma Fornero – ha proseguito – ha messo in ginocchio i giovani, osteggiando, di fatto, il loro ingresso nel mondo del lavoro. Per questo, deve essere modificata ma intanto il bilancio delle pensioni è in rosso, quindi chiediamo al Governo di essere convocati al più presto per avere maggiori delucidazioni sui fondi da destinare alle due eventuali manovre: Quota 100 e Quota 41». E ribadendo la questione dei 41 anni ha aggiunto: «È fondamentale il ricambio generazionale che, al momento, è bloccato, per cui è opportuno che un lavoratore dopo 41 anni di servizio vada meritatamente a casa. Si continui, dunque, in tal senso con l’obiettivo di liberare posti per le nuove generazioni». Verrà ascoltato o il suo appello cadrà nel vuoto? (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
STA PER SCATTARE LA QUOTA 100?
Potrebbe essere vicina una svolta nel governo per quanto riguarda la riforma delle pensioni. La maggioranza sta premendo per far scattare Quota 100 già dal 2019. E stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, dalle prime valutazioni tecniche è emerso che la dota di partenza disponibile sarebbe di 2-2,5 miliardi sui 7-8 necessari. Ma la quantificazione definitiva arriverà nelle prossime settimane. Sono due le opzioni: Quota 100 potrebbe essere legata solo agli esuberi o ad una platea più ampia ma con vincoli precisi, come età a 64 anni e vincoli contributivi. L’Ape social invece dovrebbe sopravvivere, ma potrebbe non essere rifinanziata totalmente. Quest’ultima ipotesi ricalca la proposta elaborata dal presidente di Itinerari previdenziali ed ex sottosegretario al Lavoro, Alberto Brambilla, il quale sostiene che il decollo di quota 100 per tutti, ma con precisi paletti, sarebbe possibile con circa 3,5 miliardi. (agg. di Silvana Palazzo)
FAMIGLIA CRISTIANA VS DI MAIO: “TAGLIATE RENDITE NON ASSEGNI D’ORO”
Non solo Salvini, Famiglia Cristiana ora mette nel “mirino” anche Luigi Di Maio, l’altro vicepremier, non per motivi di migranti o razzismo, ma per il progetto di taglio delle pensioni d’oro (assieme ai vitalizi, uno dei capisaldi storici del programma grillino): con un articolo a firma Luigi Bruni, noto economista, il settimanale di ispirazione cattolica ritiene semplicemente illegittimo il progetto di tagli agli assegni cosiddetti “d’oro” sui quali neanche la Lega pare del tutto convinta. «Una seria revisione delle pensioni, e quindi del patto sociale, dovrebbe guardare con più attenzione le rendite, distinguere le pensioni d’oro vere e poi tassarle diversamente. Ricordandosi un po’ di più di quel bellissimo principio di progressività che fa onore alla nostra costituzione. E magari, infine, chiedersi se la flat tax sia davvero coerente con questa politica ridistributiva che sembra animare la riforma», spiega Bruni per il quale la coerenza, la pacatezza dei toni e la stima per i lavoratori devono essere i capisaldi nel affrontare ogni complessa e delicata riforma pensionistica.
I DUE SCENARI DELLA QUOTA 100
I tecnici del Ministero del Lavoro ci lavorano da giorni ma nel frattempo ancora una via “chiara” al varo della riforma pensioni per il Governo Lega-M5s non v’è: il tira e molla tra i vicepremier Salvini-Di Maio col Ministro Tria in vista della Manovra di autunno è solo all’inizio, eppure la misura più importante assieme a Flat Tax e Reddito di cittadinanza rischia di partire già con un piede “azzoppato”. Il problema è l’effettiva entità delle risorse pubbliche da utilizzare “in deficit” oppure con coperture autonome per poter soddisfare i temi principali del Contratto Lega-M5s: visto che la Quota 100, il modo scelto dai gialloverdi per iniziare a metter mano alla Riforma Fornero, rischia di costare troppo rispetto ai tanti altri esborsi che il Governo già dovrà fare in Legge di Bilancio, gli scenari possibili sarebbero almeno 2. I tecnici stanno valutando in prima battuta di applicare la Quota 100 come strumento di gestione degli esuberi, con l’attivazione di qualche fondo specifico: in questo modo, si renderebbero modulabili le voci di requisito contributivo e anagrafico, una sorta di introduzione “soft” della misura che costerebbe circa 2-2,5 miliardi di euro. La seconda ipotesi l’ha invece evidenziato ieri il Sole 24 ore: «rendere aperta l’uscita dal lavoro per una platea più ampia per alcune categorie di lavoratori, oppure vincoli rigidi come l’età non inferiore a 64 anni, i 2 anni di contribuzione figurativa oppure il ricalcolo contributivo».
QUI LA CRONACA DELLA GIORNATA DI IERI
RIFORMA PENSIONI, STUDIO UIL: “QUOTA 100 PEGGIORA L’APE SOCIALE”
Secondo uno studio composto dalla Uil in questa fine estate pre-Manovra economica, la Quota 100 per come è stata finora presentata dal Governo rischia di penalizzare e non poco l’Ape Sociale: «un lavoratore disoccupato di 63 anni, oggi, potrebbe accedere all’Ape sociale con 30 anni di contribuzione maturata. Con ‘quota 100’, ipotizzando che non riesca a trovare un altro lavoro, questa persona rimarrebbe senza tutele fino al compimento dei 67 anni, l’età della pensione di vecchiaia». Questo è solo uno degli esempi fatti dal sindacato per valutare i possibili effetti della riforma pensioni del Governo gialloverde sul calcolo dell’assegno a chi oggi ha il diritto all’Ape Sociale. Prendendo spunto da un altro esempio calzante, un lavoratore che assiste un familiare con disabilità, o lui stesso disabile, oggi potrebbe andare in pensione con 30 anni di contribuzione maturata a 63 anni di età. Se invece fosse attiva la Quota 100, «allora dovrebbe lavorare ancora per altri 3 anni e 6 mesi, fino al compimento di 66 anni e 6 mesi per arrivare a quota 100, con un anticipo sulla pensione di vecchiaia attuale di soli 6 mesi».