A maggio ha compiuto 88 anni, ma… non li dimostra. Stiamo parlando del maestro Clint Eastwood, sicuramente uno dei più grandi registi viventi che sta ancora producendo e girando film. Lanciato da Sergio Leone con la Trilogia del Dollaro, passato poi nelle vesti dell’ispettore Callaghan ha interpretato film western e d’azione, finché ha incominciato anche a produrli e a dirigerli.
Nel 1993 il suo primo Oscar con Gli Spietati, il secondo nel 2005 con Million Dollar Baby, tra i due premi altri buoni film e dal 2009 perlopiù biopic come Invictus, J. Edgar, American Sniper, Sully. L’idea geniale l’aveva avuta con i due film sulla guerra nippo-americana, Flags of Our Fathers e Letters from Iwo Jima, raccontata dai fronti opposti.
All’inizio del 2018 è uscito nelle sale un’altra sua intuizione felice, Ore 15:17 – Attacco al treno. La storia è vera e semplice, tre amici americani in vacanza in Europa dopo essere transitati per Roma, Venezia, Berlino, Amsterdam e salgono su un treno diretto a Parigi. E qui succede (il 21 agosto del 2015, quindi tre anni fa) il fattaccio, un terrorista islamico con kalashnikov, pistole, fucile e munizioni, vuol compiere una strage, ma i tre lo disarmano salvando i passeggeri.
Film banale? Per nulla, in quanto i tre eroi sono interpretati dai ragazzotti stessi. Non erano certo attori, anzi due erano militari, ma qui sta l’idea geniale, plasmare per il grande schermo gli stessi protagonisti dell’azione eroica. In questo ci ha messo lo zampino Eastwood accompagnandoli nella recitazione, ma lasciandoli molto liberi e naturali sul set. L’esperimento è riuscito, anche perché il soggetto e la sceneggiatura hanno influito nella riuscita della pellicola. Infatti, nella prima parte del film i ragazzi sono dei giovani adolescenti che studiano in una scuola privata cristiana, ma per la loro esuberanza sono spesso dal preside. Crescono, cercano la propri strada, restano comunque sempre grandi amici, finché Spencer si arruola, Alek anche, finendo in Afghanistan, mentre il nero Anthony resta negli Usa.
Decidono di trovarsi in Europa per una vacanza. In tutta questa prima parte del film ci sono solo tre veloci flashback che ci portano sul treno mentre si racconta la vita dei tre giovani. Li ho citati per nome, perché tra amici si fa così. Spencer è quello messo in evidenza, da piccolo, la sera, prega in ginocchio: Signore fa di me uno strumento della tua pace, dove è odio fa che io porti amore , dove c’è il dubbio, la fede… Si vuole arruolare negli aereo soccorsi, ma viene scartato e si ritrova nell’Air Force come ausiliario, lo addestrano nella lotta e nel dare cure mediche. Si pone la domanda a cosa serva quello che sta facendo visto che non andrà mai in prima linea a salvare vite. Ma nulla è inutile del percorso che facciamo e per fortuna lo decide Qualcuno che compie il nostro destino.
Si ritroverà sul treno a lottare ferocemente con il terrorista e a salvare un ferito tenendogli schiacciata la vena giugulare. Risentiremo nel finale del film la preghiera che recitava inginocchiato da piccolo come a conferma che tutto per lui si è compiuto. Grande Clint.