La trasmissione Pomeriggio 5 ha tentato di mettersi in contatto con la mamma di Maria telefonicamente, ma a rispondere è stata solo la segreteria telefonica della donna. Interessante però le parole dei cittadini di Licata, il paese che per anni ha ospitato la ragazzina fino alla sua maggiore età, quando insieme al rapitore fingevano di essere padre e figlia, riuscendo così a convincere tutti e ad ottenere la solidarietà di tutti grazie alla loro gentilezza. Nessuno si sarebbe accorto di nulla, né avrebbe sospettato del reale rapporto tra la minorenne e l’adulto, suo rapitore. “Non ho mai avuto il sospetto di una cosa del genere”, ha commentato un uomo. “Lei non era segregata, era lasciata libera a casa”, ha dichiarato un’altra cittadina. Per molti però, la colpa sarebbe stata anche di Maria perché “poteva chiedere aiuto”, ha sostenuto una donna intervenuta in collegamento, in diretta. “Poteva chiedere aiuto a noi e non lo ha fatto”, ha insistito, attribuendo così la colpa anche alla ragazzina che per anni è rimasta in silenzio, accontentandosi di essere la schiava di un uomo adulto pur di ribellarsi, ovviamente per paura. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
A LICATA COME PADRE E FIGLIA: “UN MOSTRO”
Il caso di Maria, la ragazzina che per anni ha vissuto insieme al suo rapitore, un uomo che si fingeva suo padre ma che invece era il suo “amante”, torna al centro della trasmissione Pomeriggio 5, dopo il servizio di ieri durante il quale a prendere la parola sono stati proprio alcuni cittadini di Licata, che per anni hanno avuto a che fare con la “coppia”. Come anticipato da Barbara d’Urso, la trasmissione di Canale 5 è venuta a conoscenza di nuovi retroscena clamorosi. L’uomo, sposato, tesoriere regionale dei Republikaner (partito tedesco di estrema destra), era riuscito a plagiarla al punto da guadagnarsi la sua fiducia ed addirittura quella degli abitanti di Licata, dove i due hanno finto fino al compimento del 18esimo anno di età della ragazzina di essere padre e figlia. Ieri però, come emerso dalla trasmissione Mediaset, gli stessi cittadini oltre a scagliarsi contro l’uomo hanno riservato delle parole meno solidali anche alla ragazzina, domandandosi come mai non si fosse ribellata prima. Resta però l’opinione comune secondo la quale anche il padre di Maria continui a giudicare un “mostro” Bernhard, il 55enne che l’aveva contattata su Facebook due anni prima del rapimento. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“ERA PIÙ FACILE ANDARE AVANTI COSÌ”
Pomeriggio 5 torna ad occuparsi di Maria, la ragazza che è stata rapita in Germania e poi ha vissuto col suo rapitore a Licata. Il programma di Barbara d’Urso ha predisposto due collegamenti: uno da Friburgo, perché si è messo sulle tracce della ragazza, un altro con Licata, in particolare vicino al supermercato dove la ragazza e il finto padre facevano accattonaggio. «In questi cinque anni non ho mai davvero capito che cosa mi stesse succedendo, temevo di finire in una comunità per minori», ha raccontato Maria nei giorni scorsi a Pomeriggio 5. L’uomo, tesoriere regionale dei Republikaner (partito tedesco di estrema destra), era riuscito a plagiarla e a portarla con sé in Sicilia, a Licate, dove i due hanno fatto la parte del padre e della figlia in difficili situazioni economiche, guadagnandosi la solidarietà dell’intero paese. «Avevo paura», aveva aggiunto la ragazza che poi è riuscita a mettersi in contatto con la sua famiglia. Clicca qui per il servizio di Pomeriggio 5.
MARIA, LA RAGAZZINA SPARITA CON IL SUO RAPITORE
Aveva 13 anni quando è scomparsa in Germania. Era stata rapida da Bernhard, un uomo di 55 anni che l’aveva contattata su Facebook due anni prima. L’uomo l’aveva anche convinta ad avere rapporti con lui. Da anni non si avevano più notizie di loro: i due erano scappati verso l’Italia, passando per la Polonia, ed erano arrivati nel nostro paese addirittura in bicicletta. Negli ultimi cinque anni hanno vissuto a Licata, fingendosi padre e figlia. La comunità del paese li ha accolti e aiutati, nessuno sospettava nulla, infatti i vicini si erano prodigati per dare loro una mano anche dal punto di vista economico. Una signora aveva trovato loro un appartamento. Poi il ritorno in Germania. «Ad agosto qualcosa è scattato nella mia testa – spiega Maria – e quando ho compiuto 18 anni ho avuto la forza di dire la verità alla Polizia di Friburgo». Maria ha poi visto sul web che la sua famiglia la stava ancora cercando, quindi si è fatta coraggio e ha scritto su Facebook a suo padre. «Gli ho solo detto: “Scusa, riportami a casa”».