“La crescita si fa con il lavoro, non con il sussidio”. Francesco Boccia, deputato Pd, economista, presidente della Commissione bilancio della Camera nella scorsa legislatura, stronca le principali misure contenute nel Documento di economia e finanza: reddito di cittadinanza, quota 100 e flat tax. Rilancia la riduzione del costo fiscale sul lavoro come via maestra per creare occupazione e ritiene “non impossibile, ma troppo ottimistica” la crescita dell’1,5% prevista dal governo Conte. Proprio ieri Bruxelles ha cassato la nota di aggiornamento al Def con una lettera in cui dice che le misure previste dall’Italia fanno troppo debito violando il Patto di stabilità. “Penso che sia un grave errore far diventare il rapporto deficit/Pil, il rapporto con l’Europa o con i mercati finanziari l’oggetto dell’ennesima guerriglia politica”.
A chi lo dice, onorevole Boccia?
A tutti. Ma qui il nodo non è più deficit o no, nessuno si scandalizza se è necessario farlo, perché lo si è fatto anche negli anni scorsi. Il punto è deficit per fare cosa. Va detto però che noi negli ultimi 5 anni abbiamo gradualmente ridotto il rapporto deficit/Pil dal 3% del 2014 al 2,3% del 2017.
Nessuno si scandalizza? Juncker, Moscovici e Dombrovskis non sembrano dello stesso parere.
Ma questa Ue è proprio quella di cui devono rispondere Berlusconi e Salvini. Fino a prova contraria, Juncker e Merkel sono alleati di Orbán, amico di Salvini. Addebitare al Pd la difesa di un’Europa che non funziona è grottesco e ridicolo.
E’ l’Europa dei popolari non meno che dei socialisti. E’ l’Europa dei trattati.
Per il Pd l’Europa dev’essere politica fino in fondo: con lo stesso fisco, gli stessi salari, le stesse pensioni e soprattutto un bilancio comune vero. Chi crede nell’Europa non può prestarsi all’operazione distruttiva di Salvini. Quanto al Pse, è mancato il coraggio di osare, ma la buona fede di chi credeva e crede negli Stati Uniti d’Europa è evidente.
Che cos’è accaduto al Pse?
Una classe dirigente inadeguata si è fatta trascinare nelle sabbie mobili di una Ue dei veti e delle burocrazie dal Ppe. I sovranisti sono nati grazie a loro e per questo è arrivato il momento di regolare i conti politici. Noi siamo altro dalla destra e da chi vuole l’amputazione dell’Europa.
La Nadef è stata spedita a Bruxelles. Le confida nel no europeo, immagino.
Non dico questo. Ma i vertici europei sbagliano se utilizzano qualche decimale del rapporto deficit/Pil per provocare un ulteriore conflitto con il governo italiano. Vorrebbe dire cadere nella trappola soprattutto di Salvini.
Torniamo al Def. Il governo doveva raggiungere il 2,7 o il 2,8%, secondo lei?
Nelle proposte che il Pd faceva in campagna elettorale, Renzi proponeva il 2,9% per 5 anni per rilanciare gli investimenti. Il problema non è tra chi vuole fare il rigorista e chi vuole spendere, ma come si vogliono spendere i soldi degli italiani.
Il 2,9% di Renzi però è diventato il sentiero stretto, sempre più stretto di Padoan.
Padoan ha fatto quello che riteneva opportuno fare. Siamo passati da -2,4% alla fine della legislatura chiusa con Monti all’1,5% del 2017. Il Pd ha lasciato il paese con 18 mld in meno l’anno di costo del debito pubblico. Questi sono i numeri. Poi si può dire che abbiamo perduto le elezioni perché percepiti distanti dai luoghi della povertà. Vero. Ma nessuno ci può dare lezioni sulla conduzione dei conti pubblici.
Parliamo allora di come spendere le risorse degli italiani.
Io, personalmente, e credo anche gran parte del mio partito, avremmo investito in ingenti investimenti pubblici, strade, ponti, scuole, porti, aeroporti. Insieme a una maxi-riduzione del costo fiscale sul lavoro, una riforma che noi abbiamo già dimostrato di poter fare. Quando nel 2015 abbiamo approvato la decontribuzione piena che consentiva a tutte le aziende italiane di risparmiare 8.100 euro l’anno per ogni lavoratore, c’è stato un boom di assunzioni che si è interrotto solo perché Renzi ha scelto di non continuare su quella strada.
Il superamento della legge Fornero?
Hanno promesso di cancellare la Fornero, in realtà stanno costruendo la cosiddetta quota 100 per una minoranza di 3-400mila italiani, mentre quelli che si aspettavano di andare in pensiono dopo gli annunci sono un milione e 200mila. Il risultato sarà di avere 800mila persone molto arrabbiate. Ma con Di Maio e Salvini.
La flat tax?
Non sarà sulle persone, ma sulle imprese, che una tassa “piatta” ce l’hanno già ed è l’Ires. Nel frattempo ci sono 31 milioni di italiani sotto il 23% dell’aliquota più bassa Irpef. Pare che la tassa unica sarà solo per una parte delle partite Iva. Quale? Dobbiamo ancora saperlo.
Per gli altri c’è il reddito di cittadinanza. Ma lei è contro.
Io non sono contro il reddito di cittadinanza, sono per aiutare chi è in condizione di povertà senza fare un pasticcio, come quando si dice che si fa una card regolamentando fino all’assurdo cosa si può comprare e cosa no. Un’idea grottesca che è uno schiaffo agli indigenti.
Quindi?
Le persone preferiscono lavorare, non ricevere oboli. Si abbassi il costo fiscale sul lavoro di 25 miliardi l’anno e in 2-3 mesi le aziende ricominceranno ad assumere.
In cosa si distinguono il reddito e la pensione di cittadinanza da quelli che voi chiamate reddito di inclusione e pensione di garanzia?
Il reddito di inclusione era più basso del reddito di cittadinanza perché destinato ad aiutare chi è in condizione di povertà. Se però un contributo lo si fa diventare un salario, il rischio è che in una parte consistente del paese sia stimolata a lavorare in nero o a non lavorare.
La pensione di garanzia?
Il Pd ha alzato le pensioni minime dando la 14esima mensilità a 3 milioni e mezzo di pensionati. Se invece si dà un premio di 780 euro mensili a 2-3 milioni di persone che non hanno mai versato contributi, cosa dirà chi ha lavorato 30-35 anni e si ritrova con una pensione di 900 euro al mese? Ne viene un problema di equità sociale che tocca milioni di italiani.
Il governo intende ricavare 10 miliardi con le privatizzazioni.
Irrealistico. Quali privatizzazioni? E quali sono sulle privatizzazioni le posizioni delle due forze politiche?
Il Def di M5s e Lega è una sfida al Fiscal compact. Perla prima volta il deficit non converge allo zero nel quadriennio. Questo dovrebbe piacerle.
Sì, ha ragione; ma le ricordo che l’ultimo atto della scorsa legislatura approvato dalla Commissione bilancio su mia proposta, che coincideva con la posizione del Pd, ha espresso valutazione contraria al “rafforzamento della responsabilità di bilancio a medio termine degli Stati membri”. Il punto però, ripeto, è che il maggior debito, che in alcuni casi si deve fare, se diventa solo spesa corrente invece che finanziare investimenti fa un grave danno agli italiani.
(Federico Ferraù)