San Luca e i suoi amici, il cuore in campo

C'è davvero di che esser molto grati a san Luca, che si festeggia oggi 18 ottobre. Secondo la tradizione, ritrasse la Madonna. Documentò un Fatto. Altri lo seguirono. GIUSEPPE FRANGI

C’è davvero di che esser molto grati a San Luca, che oggi 18 ottobre festeggiamo. Grati per il suo Vangelo, che ci ha tramandato le notizie sull’infanzia di Gesù; grati per la documentatissima narrazione degli Atti degli Apostoli. C’è poi un altro motivo di gratitudine: Luca non si sarebbe preoccupato di riferire solo in parole quello che aveva visto e in cui aveva creduto, ma aveva voluto documentarlo anche con le immagini. L’evangelista nato ad Antiochia infatti, secondo la tradizione, era, oltre che medico, pittore e come tale è diventato patrono degli artisti (a lui è intitolata la storica Accademia romana che ancor oggi raduna appunto gli artisti). In tanti quadri lo troviamo rappresentato con pennello in mano davanti a un cavalletto, intento in particolare a fare il ritratto della Madonna. Inoltre, in giro per la cattolicità ci sono tante chiese che rivendicano di essere depositarie di un’immagine dipinta proprio dalla sua mano: prima tra tutte la basilica di Santa Giustina a Padova, dove san Luca è sepolto e dove si venera una Madonna Costantinopolitana, qui portata dal Prete Urio tra VIII e IX secolo. 

Ovviamente non c’è nulla di documentato e di certo. Ma il solo pensare all’ipotesi di un evangelista pittore e per di più ritrattista, di un testimone diretto del percorso di Gesù sulla terra che ha sentito l’istinto di fissare i volti di quella storia in immagini, è qualcosa che sorprende e riempie anche di commozione. 

Stando sempre prudentemente nel campo delle ipotesi, viene da chiedersi da quale bisogno fosse nata l’idea che uno dei protagonisti di quella storia avesse deciso, e in un certo senso anche osato, tramandarla “per figure”. Un bisogno che era nato e nasce sempre da un’evidenza elementare: quella storia era reale, concreta, segnata da volti e da gesti, precisi e affascinanti; sembrava dunque un desiderio del tutto umano e naturale quello di sperare di averli sempre davanti agli occhi. Non era idolatria, era semplice documentazione di cose avvenute, di persone precise. È grazie a Luca che le immagini sono così diventate una compagnia per la vita degli uomini e delle donne. Immagini che rimbalzano da un tempo all’altro la veridicità di quelle presenze che hanno, in un tempo preciso, attraversato la storia.

Ci sono state stagioni in cui il cristianesimo si è diviso proprio sulla legittimità di replicare in immagini i volti della storia sacra. Si sono combattute anche lotte cruente e sono stati compiuti misfatti che ci hanno privati di tanti capolavori. Luca da questo punto di vista è stato la bandiera di chi ha difeso il diritto e il desiderio degli uomini di poter sperimentare attraverso le immagini un riflesso di quella storia accaduta. Ma c’è da aggiungere che, partendo da quel desiderio semplice ed elementare, è poi scaturito un qualcosa di imprevedibile e travolgente. Infatti, quella che si attribuisce a Luca, è stata un’intuizione straordinariamente fertile. Perché nel corso dei secoli gli artisti non si sono limitati a replicare fedelmente dei prototipi, ma hanno felicemente e con tanta genialità “rischiato” la loro immaginazione, mettendo in campo il loro cuore. Così il rinnovarsi continuo delle immagini, in tante circostanze così inatteso, audace e sorprendente (pensate a Giotto, Masaccio, Caravaggio o per venire a noi, a Matisse), è diventato una controprova della credibilità di quella storia, che è storia viva che continua dentro ogni tempo. C’è davvero da essere grati a Luca e ai tantissimi che si sono messi sulla sua strada.   

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