La criminalità organizzata non uccide soltanto per droga, o per contendersi territori su cui esercitare il proprio controllo o per pizzo non pagato. La criminalità organizzata uccide anche per nascondere i casi di pedofilia che si consumano nel suo ambiente, per vendetta nei confronti di chi ha il coraggio di smascherare l’orribile perversione che evidentemente tocca tutti gli strati della società. E’ il caso di Matilde Sorrentino, soprannominata madre coraggio, per aver permesso con le sue denunce e di altre due donne altrettanto coraggiose, di smascherare un gruppo di pedofili appartenenti al clan dei Nardielli, camorristi di Torre Annunziata. Specializzati come narcotrafficanti, questi personaggi avevano messo in piedi un giro di abusi sessuali su minori, ragazzini del rione Poverelli. Agivano indisturbati naturalmente, fino a quando verso la fine degli anni 90 Matilde Sorrentino, il cui figlio era stato una delle vittime, ebbe il coraggio di denunciarli. Furono condannate 19 persone, “i pedofili del rione Poverelli” come vennero chiamati. Uno di loro, Francesco Tamarisco, fu assolto in appello, ma l’assoluzione non gli bastò: sette anni dopo i fatti, ordinò di uccidere la donna, il 26 marzo 2004, per aver osato sfidarlo.
MATILDE SORRENTINO, MANDANTE OMICIDIO ARRESTATO 14 ANNI DOPO
Fu uccisa sulla porta di casa, il killer venne arrestato, Alfredo Gallo, condannato all’ergastolo. Ma mancava il mandante che finalmente è stato arrestato, il Tamarisco. In questa orribile storia, non mancò, alcuni anni prima, il regolamento di conti fra i criminali: la pedofilia infatti dalla maggioranza dei camorristi e dei mafiosi è considerata inaccettabile. Il 26 e il 27 luglio 1999 due camorristi pedofili, condannati a 15 e 13 anni di carcere, rilasciati per decorrenza dei termini di custodia cautelare, Ciro Falanga e Pasquale Sansone, furono assassinati dai loro amici, la punizione per i loro crimini sui minori. Tutto era cominciato nel 1995, quando tre bambini di una scuola elementare di Torre Annunziata furono abusati da alcuni pedofili che li avevano fatti ubriacare e poi li avevano minacciati con delle siringhe. Uno di loro era Salvatore, figlio di Matilde che denunciò i responsabili. Salvatore, un destino tragico, assistette all’uccisione della madre, ma riconobbe il killer. Lui e il fratello Giuseppe hanno vissuto nascosti e in fuga come testimoni di giustizia per anni. Ma poi la protezione venne tolta loro e intanto il padre moriva di infarto. I due fratelli completamente soli non furono riconosciuti vittime della camorra. Solo l’anno scorso Salvatore ha ottenuto un risarcimento di 800mila euro. Motivo: gli era stato negato il diritto all’infanzia.