Sono in tanti ad aver espresso solidarietà a Mimmo Lucano in queste ultime ore, ma non il ministro dell’interno. Matteo Salvini, da sempre acceso oppositore del sindaco di Riace, ha detto la sua sulla vicenda ai microfoni di Rai Radio 2 durante il programma I Lunatici: «Evidentemente Lucano non è un eroe dei tempi moderni – dice il vice-presidente del consoglio – ma la gente in Calabria mi chiede più lavoro non più immigrati». Salvini non intende prendersi responsabilità: «Chi c’era prima di me al ministero dell’Interno – ha proseguito – di ben altro colore politico, aveva già iniziato delle inchieste e sollevato dei dubbi e delle perplessità. Ci sono state evidentemente delle irregolarità, perché altrimenti noi non avremmo chiesto trentaquattro chiarimenti. Vogliamo solo che vengano rendicontate le spese effettuate, visto che si tratta di denaro pubblico». Quindi il leader del carroccio conclude il proprio intervento così: «Se poi un giudice dice che non può mettere piede nel proprio Paese, evidentemente Lucano non è un eroe dei tempi moderni. O è stato distratto o non so che altro». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TRASFERITOSI IN UN PAESE VICINO A RIACE
Ha lasciato Riace il sindaco Mimmo Lucano. Lo ha fatto questa mattina presto, attorno alle ore 6:00, rendendo esecutivo il provvedimento del tribunale del riesame, che gli ha imposto il divieto di dimora nel paese di cui sopra. Come riferito da alcuni organi di informazione locali, Lucano non si sarebbe allontanato di tanti chilometri, e pare si sia trasferito in un paese del circondario anche se non è ancora chiaro dove. Intanto a Riace, dicono tutti, proseguirà l’accoglienza degli immigrati, anche senza l’erogazione dei fondi pubblici da parte dello stato. Nel piccolo comune in provincia di Reggio Calabria vi sono ancora 150 migranti che troveranno assistenza grazie alla compagna del primo cittadino, l’etiope Tesfahun Lemlem (che ha l’obbligo di firma ma non il divieto di dimora), ai numerosi volontari che da tempo collaborano con Lucano, e infine, all’amministrazione comunale. Il modello Riace proseguirà anche dopo questa vicenda. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LUCANO HA LASCIATO LA SUA ABITAZIONE
E’ rimasto nella sua Riace fino a che ha potuto, poi gli ha detto addio, o meglio, arrivederci. Mimmo Lucano, il sindaco della cittadina calabrese, ha lasciato la sua abitazione attorno alle 6:00 di questa mattina, come sottolineato dai colleghi di Repubblica. Il tribunale del riesame gli ha revocato nella giornata di ieri i domiciliari, ma il primo cittadino ha ottenuto il divieto di dimora, e di conseguenza si è dovuto allontanare dalla sua terra. Al momento non è chiaro quale sia la sua destinazione, nel frattempo il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e quello di Palermo, Leoluca Orlando, lo hanno invitato nelle loro città. «Caro Mimmo – scrive attraverso Twitter il primo cittadino del capoluogo campano – lo so che non lascerai la tua e nostra amata Calabria ma se vuoi ti ospitiamo con amore a Napoli. Il divieto di dimora nella tua Riace è peggio degli arresti domiciliari ma non potranno mai arrestare la rivoluzione. Riace vivrà con Lucano sindaco». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“UN PROCESSO POLITICO”
Sono stati revocati gli arresti domiciliari al sindaco di Riace, Mimmo Lucano. La decisione è arrivata nella tarda serata di ieri, con il primo cittadino calabrese che avrà però il divieto di dimora a Riace. Questo il commento dello stesso alla sentenza emessa dal tribunale del riesame: «Un po’ sono contento perché è come sentire di nuovo la libertà – le parole riportate da TgCom24.it – ma non posso non essere amareggiato. Cosa sono un criminale? Ora mi pare evidente che si tratta di un processo politico. Ho paura che adesso ci sia l’obbligo di stritolarmi». Lucano si dice convinto che prima o poi “sarà riconosciuta la mia buona fede”, e nel contempo afferma che ora dovrà allontanarsi dal suo paese, dal luogo in cui “ho speso tutta la mia vita negli ultimi venti anni”. Lucano ha spiegato di non pentirsi di nulla “prima o poi sono certo che sarà riconosciuta la mia buona fede”. Anche la compagna di Lucano, Tesfahun Lemlem, ha visto derubricare la propria pena, passando dagli arresti domiciliari all’obbligo di firma. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI UN MIGRANTE DI RIACE
Quasi tutti i migranti intervistati a Riace in questi giorni, spesso per “confermare” la bontà del modello di Mimmo Lucano, ripetono di voler assolutamente rimanere nella cittadina calabra perché solo lì si sentono accolti e la loro vita ormai è stanziata in quel comune da giorni al centro delle polemiche. Lui no: si chiama Raymond Ibi, ha 35 anni ed è un nigeriano regolare con moglie e due figli al seguito. Al Corriere della Sera racconta tutta la sua verità che pone quantomeno una voce “fuori dal coro”: «Sapete una cosa? Qua tutti gli immigrati pensano che Riace is bad, a Riace oggi si vive male, ma non lo dicono perché hanno paura… Io invece no, ormai ho deciso, da Riace me ne andrò. Ho i documenti in regola, la protezione sussidiaria mi scade tra due anni, lo posso già chiedere il trasferimento?». Ai colleghi del CorSera poi spiega i dettagli di cosa non va in quella realtà calabrese, senza attaccare Lucano ma dando una versione un po’ più variegata dell’incensato “modello Riace”: «Gli altri hanno paura di perdere tutto, il poco che resta, la casa. Ma io non ci sto più! Posso passare, mi chiedo, tutti i miei giorni seduto su questa panchina, in piazza Municipio, aspettando che arrivi Jerry, l’italiano della cooperativa Welcome, per chiedergli ogni volta se e quanto vedrò i miei soldi». Sta a Riace da 8 mesi ma non vede pagamenti da quasi 5: «ho 5 mesi di pocket money in arretrato, uno al giorno per il valore di 2,50 euro, fatevi il conto» svela ancora il nigeriano 35enne. (agg. di Niccolò Magnani)
IL VICE-SINDACO: “NON CE L’HO CON SALVINI”
Non punta il dito contro il governo il vicesindaco di Riace, Giuseppe Gervasi, parlando dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari di Mimmo Lucano, il primo cittadino. Intervistato dai microfoni di Radio Cusano Campus, ha ammesso: «Non condivido la visione politica del ministro Salvini, ma siamo in democrazia e ognuno lotta per i suoi valori. Tuttavia, la verità è che i problemi sono iniziati prima che si insediasse questo governo, cioè ben 18 mesi fa. Per onestà intellettuale non me la sento di scaricare la colpa sul governo attuale». Quindi Gervasi fa una sorta di mea-culpa: «Non me la sento di dare la colpa a nessuno, è pure probabile che abbiamo commesso degli errori. Ne avrò commessi alcuni anche io, ma la bontà del modello Riacedeve essere assolutamente salvaguardata. Secondo me, la sanzione è esagerata rispetto agli errori commessi». Ed in effetti il pensiero generale di molti è che Lucano abbia commesso delle leggerezze a fin di bene, non per favorire l’immigrazione clandestina. Gervasi conclude la sua intervista difendendo la propria comunità: «Non mi piace il vento che ora sta soffiando a Riace, purtroppo quel vento politico che tira in Italia è arrivato anche nel nostro paese. Si sa che noi italiani spesso siamo molto bravi a salire sul carro del vincitore e a scendere non appena chi lo guida ha delle difficoltà. Questo è accaduto per Mimmo Lucano». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL SOSTEGNO DI SAVIANO
Si augura che il tribunale del Riesame gli restituisca oggi la libertà, ma in ogni caso Mimmo Lucano, il sindaco di Riace accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è convinto che il suo modello di accoglienza non verrà affossato né da una sentenza né dall’ostruzionismo del governo. Come riportato da La Repubblica, Lucano ha voluto replicare anche al prefetto Morcone, che ieri aveva ricordato come il governo negli anni scorsi lo avesse già avvertito delle irregolarità nelle procedure: “Morcone si ricordi quando dalla sera al giorno dopo ci mandò 400 immigrati. Come avremmo potuto fare ad ospitarli senza un affidamento diretto della gestione della loro accoglienza?”. Intanto Lucano ha incassato nuovamente il sostegno di Roberto Saviano, che sul suo profilo Facebook poche ore fa ha scritto:”In attesa che il Tribunale del riesame si pronunci e che renda giustizia a Mimmo Lucano revocando gli arresti domiciliari, noi siamo qui a sostenere Mimmo e il modello Riace. Forza Mimmo!”. (agg. di Dario D’Angelo)
MIMMO LUCANO, “ANDREMO AVANTI DA SOLI”
Mimmo Lucano non molla, ma rilancia: ecco la sfida del sindaco di Riace al Viminale e a Matteo Salvini. E proprio il ministro dell’Interno è finito nel mirino di Lucano, che ai microfoni de Il Manifesto ha affermato che “con lui c’è una regressione della coscienze. La barbarie non è mai stata così vicina come con questo governo”. Il primo cittadino di Riace ha poi aggiunto: “Sono vittima di un disegno ben preciso che parte da lontano e che prescinde anche dalla magistratura. Contro di me c’è stata una vendetta di alcuni ispettori e di alcuni pezzi grossi del servizio Sprar”. E sulle accuse ricevute ha commentato: “A me contestano un matrimonio che hanno definito ‘combinato’ anche se di combinato non c’è nulla, ma a Minniti perché non viene mai contestata l’ecatombe di migranti in Mediterraneo o la deportazione di africani nei campi di tortura libici? La risposta io ce l’ho: perché noi siamo gli ultimi, e non contiamo nulla. Ma verrà il tempo in cui questi ultimi, questi ‘zero’ come mi ha affettuosamente definito Salvini, si ribelleranno”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
UDIENZA AL TRIBUNALE DEL RIESAME
Nuova tappa dell’indagine che ha portato agli arresti domiciliari del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, lo scorso 2 ottobre. Questa mattina il primo cittadino calabrese si è presentato a Reggio Calabria per l’udienza davanti al Tribunale della Libertà, che doveva decidere se revocare o meno l’ordine di custodia cautelare ai domiciliari. La decisione avverrà nelle prossime ore, nel frattempo sono intervenuti gli avvocati Antonio Mazzone e Andrea D’aqua, a difesa del sindaco accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La sentenza potrebbe arrivare questa sera, ma non è da escludere che alla fine giunga nella giornata di mercoledì, per studiare meglio le carte.
“SONO FIDUCIOSO”
All’uscita dall’aula ha parlato con i cronisti presenti lo stesso Lucano, che si è detto fiducioso per la sua scarcerazione: «Penso sia andata bene – le sue parole riprese da Il Fatto Quotidiano – sono fiducioso. Se esiste il diritto sono fiducioso». In attesa della sentenza, Lucano si dice pronto a proseguire la propria attività di accoglienza, anche senza contributi pubblici: «Andiamo avanti lo stesso – afferma il sindaco di Riace – faremo l’accoglienza spontanea. Vogliamo uscire dallo Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo) perché non voglio più avere a che fare con chi non ha fiducia e con questo governo che spesso non rispetta i diritti umani. Riace non finisce. Poi se mi vogliono eliminare in tutti i sensi…». Quindi Lucano ha aggiunto e concluso: «Noi apparteniamo ad una idea politica che è affamata di umanità. Questo forse da fastidio. Se esiste un diritto ancora in Italia spero di tornare libero nelle prossime ore»