Eredità Alberto Sordi, chieste nove condanne dalla Procura di Roma. Ieri il pubblico ministero Eugenio Albamonte ha chiesto una condanna di 4 anni di reclusione per il notaio Gabriele Sciumbata e per l’avvocato Francesca Piccolella, 3 anni 3 5 mesi di carcere per l’autista Arturo Artadi e, infine, 2 anni per l’avvocato Carlo Farina. Per gli altri cinque imputati condanne da 2 anni e 6 mesi di reclusione. Il processo riguarda l’accusa di circonvenzione di incapace e di truffa in riferimento alla delega con cui la sorella Aurelia Sordi avrebbe dato il via libero ad Artadi di operare sui suoi conti correnti. Tra gli imputati non risulta la moglie dell’autista, che è deceduta: il pubblico ministero ha chiesto il non doversi procedere.
LA VERITA’ DI PAOLA COMIN
Paola Comin, una delle collaboratrici di Alberto Sordi, è intervenuta a Storie Italiane per raccontare la sua verità sulla delicata vicenda: “L’ho accolta con grande sorpresa e grande dispiacere: Arturo non era un autista, era il factotum. Fu una scelta di Alberto, volle questo ragazzo giovane perché voleva qualcuno per Aurelia, e per lei era un figlio. Alberto aveva cieca fiducia in Arturo e lui sapeva riconoscere i suoi simili: non avrebbe mai lasciato il bene più prezioso in questa situazione”. A proposito della mancata scrittura del testamento, il suo medico di fiducia Baratta ha commentato: “Non so e non so dire perché non ha fatto testamento: era un uomo che non si preoccupava della situazione generale”. Paola Comin ha aggiunto: “Prima che si ammalasse, Alberto non ha fatto testamento perché non voleva fare entrare in casa un notaio e fare spaventare la sorella Aurelia”.