Dopo il via libera della Nota di aggiornamento al Def da parte del Parlamento inizierà il lavoro più importante per il Governo: la messa a punto della Legge di bilancio, che dovrà essere trasmessa entro la giornata di lunedì a Bruxelles. La prossima settimana, quindi, i rapporti tra Italia ed Europa torneranno a essere cruciali, considerando che le difficoltà del nostro Paese sui mercati potrebbero rivelarsi un problema anche per l’Eurozona. Ne abbiamo parlato con l’ex ministro ed economista Francesco Forte.
Professore, come pensa che saranno i rapporti tra Italia ed Europa, considerando che i loro destini sono in qualche modo incrociati?
Credo che da parte di Bruxelles potranno arrivare giudizi negativi ma non azioni tranchant o dichiarazioni molto dure. Tranne qualcuno che vorrà far campagna elettorale, ci sarà una certa prudenza, per cercare di non dare spago ai cosiddetti sovranisti. Guardando già alle elezioni europee si sceglierà insomma di adottare una atteggiamento “morbido”, perché si ritiene che ad attaccare troppo i sovranisti si faccia il loro gioco. Credo che ci sarà una sorta di ordinaria amministrazione anche emergenziale, ma di fatto tutte le decisioni importanti saranno rinviate a dopo le elezioni europee. Anche perché nessuno conosce un dato importante…
Quale?
I cosiddetti sovranisti dove si collocheranno nel Parlamento europeo? Non è detto che vadano nello stesso gruppo parlamentare. Non sappiamo come saranno gli schieramenti che contano per determinare poi la composizione della Commissione. Ciò che sappiamo è che ci sono delle regole nell’Ue e che i sovranisti tedeschi, come pure quelli austriaci, vogliono che siano rispettate. Per cui non credo che l’avanzata dei sovranisti aiuti a fare più debiti o più deficit. Anzi, ci sarà chi sarà più duro della Merkel sui conti pubblici italiani.
Il momento della verità diventa quindi quello delle elezioni europee?
Farei una distinzione. Sarà il momento della verità per la sfida che è stata lanciata all’Europa. Altro è, per il Governo italiano, fare i conti con l’andamento dell’economia. In questo caso lo spread può incidere e spaventare o preoccupare l’esecutivo, il cui problema maggiore potrebbe arrivare dall’elettorato, dall’opinione pubblica.
Cosa intende dire?
Lo spread può generare problemi per le famiglie e le imprese (crediti più costosi ed erosione del risparmio) e a un certo punto l’elettorato, soprattutto quello della Lega, potrebbe cominciare a preoccuparsi. Probabilmente al Governo converrebbe fare una manovra più morbida, rallentando magari l’attuazione di alcune misure nel tempo, avendo quindi un deficit più basso del 2,4% del Pil. In questo senso potrebbe distinguere tra cassa e competenza. Già in passato, al momento dell’ingresso dell’Italia nell’euro, si è usato un meccanismo contabile simile.
Lei vede quindi il rischio di una sorta di “logoramento” da parte dello spread sull’opinione pubblica e l’elettorato?
Sì, ma lo spread diciamo privato, non quello pubblico. Se è vero che un differenziale a 300 punti base è sopportabile per i conti pubblici, lo stesso non può dirsi per il circuito del credito a seguito della pressione che subisce il sistema bancario: ci può essere un aumento il costo del denaro per le imprese e le famiglie. Le quali dovrebbero fare anche i conti con la riduzione dei propri risparmi investiti in titoli. Gli effetti di tutto questo credo che si potrebbero già vedere entro la fine dell’anno, prima quindi del voto europeo.
Voto che invece sarà importante per capire se la sfida lanciata all’Europa, con il deficit, sarà ancora sostenuta dagli elettori…
Sì, anche se resta da capire qual è l’Europa che vogliono, come intendono costruirla e con chi. Può darsi che sull’immigrazione i sovranisti dei vari paesi europei abbiano una posizione omogenea, ma non certo sulla questione del debito pubblico, perché ci sono idee del tutto diverse. Se Francia e Italia vogliono fare più debito, ciò potrebbe non andare bene a tedeschi, austriaci e altri. Il sovranismo implica che ciascuno cerca un maggior proprio tornaconto e i creditori non vorranno certo che i debitori mangino un po’ del loro credito.
(Lorenzo Torrisi)