Franco Panarello, intervistato da La Vita in Diretta, non è riuscito a nascondere una certa delusione quando la giornalista del programma di Rai Uno gli ha domandato come la figlia Veronica si fosse inserita nel carcere Le Vallette di Torino:”Ancora è in fase di inserimento, è sola, però spero che qualcuno la faccia socializzare perché lei vorrebbe essere socievole come sempre è stata nella sua vita”. Il papà di Veronica, pur non citando Davide Stival, ha lasciato intendere come Veronica vorrebbe essere anche aggiornata maggiormente sulla vita del figlio minore:”Ne abbiamo parlato: vorrebbe qualche foto, non una foto, ma un album intero, come ogni mamma vorrebbe sfogliare un album di foto, non guardare una sola foto da lontano”. Franco Panarello ha spiegato come nei loro colloqui uno degli argomenti sia anche il piccolo Lorys:”Ne parliamo sempre, mi chiede se sono andato al cimitero e io le rispondo di sì, ci vado tutte le settimane a portargli i fiori”. (agg. di Dario D’Angelo)
IL PAPA’ DI VERONICA, “MIA FIGLIA AVRA’ GIUSTIZIA”
In attesa delle motivazioni della sentenza d’Appello (attesa al massimo per il prossimo 3 ottobre) che ha confermato la condanna a 30 anni per Veronica Panarello, il papà della donna reclusa al carcere Le Vallette di Torino con l’accusa di aver ucciso il figlio Lorys ha concesso un’intervista a La Vita in Diretta. Franco Panarello è certo della sua innocenza: “Ha detto la verità e non le crede nessuno, le ho detto di farsi forza che alla Cassazione sarà fatta giustizia. Si deve credere solo al Diavolo? Per la vergogna ha sbagliato e per paura del piccolo e ora che dice la verità non le crede nessuno. Non lo trovo giusto. Sono felicissimo di averla vista, l’ho riabbracciata e l’ho trovata abbastanza bene però deve fare un po’ di strada”. Il signor Franco ha aggiunto:”Quando mi ha visto come ha reagito? Non credeva che andavo a trovarla ma io per lei faccio tutto”. Franco Panarello ha poi voluto ringraziare “la signora Anna, una donna che si è avvicinata a lei seguendo il suo caso: per lei è una seconda mamma”. (agg. di Dario D’Angelo)
LE DIFFICOLTA’ DI VERONICA PANARELLO IN CARCERE
Momento complicato all’interno del carcere Le Vallette di Torino per Veronica Panarello, la mamma di Santa Croce Camerina condanata a 30 anni di reclusione in primo e secondo grado per l’omicidio del figlio Lorys Stival, ucciso il 29 novembre del 2014. Trasferita su sua richiesta nel penitenziario piementese per aderire ad un programma rieducativo che le consentirà di lavorare e studiare, per Veronica le cose non stanno andando come si sarebbe auspicato. Come riportato da Pomeriggio Cinque, le 80 detenute nell’ala femminile del carcere non hanno mostrato alcuna simpatia, per usare un eufemismo, nei confronti della Panarello, che sarebbe stata insultata da alcune compagne di prigione. Veronica sarebbe praticamente isolata rispetto alle altre e non potrà lasciare il penitenziario prima della fine del periodo di prova di tre mesi, quando le autorità competenti decideranno se trasferirla nuovamente a Catania o se farla rimanere a Torino.
LO SFOGO CON L’AVVOCATO VILLARDITA
Veronica Panarello non sta vivendo positivamente questo atteggiamento ostile da parte delle altre detenute del carcere Le Vallette di Torino. Lo si intuisce anche dallo sfogo affidato al suo avvocato, Francesco Villardita, al quale la mamma di Santa Croce Camerina ha ammesso:”Non sto bene, mi sento isolata”. In ogni caso, in attesa di novità sul ricorso in Cassazione, il legale pochi giorni fa a Storie Italiane ha lamentato una disparità di trattamento nei confronti ad esempio di un altro caso di cronaca nera molto celebre come quello di Cogne, con Annamaria Franzoni che venne condannata a 16 anni di reclusione in via definitiva e non a 30 come la sua assistita:”La differenza la intravedo nelle richieste fatte dalla difesa: noi abbiamo richiesto una prima perizia psichiatrica e ne abbiamo chiesta un’altra in appello, che non ci è stata concessa, a differenza di quanto accaduto alla Franzoni. L’esito della prima perizia di Veronica è che vi sono dei tratti disarmonici di personalità, che sono causa dell’improvvido comportamento processuale. Se l’improvvido comportamento processuale è derivato da un tratto disarmonico di personalità talmente forte, le generiche potevano essere date. Noi andremo in Cassazione e vedremo cosa succederà”.