Gli anni Ottanta sono stati essenziali per Loredana Bertè, grazie all’incontro con Andy Warhol. Mentre in Italia la sorella Mia Martini decide di uscire di scena, lasciando la musica, la rocker punta in grande e vola negli Stati Uniti e si ferma a New York per trarre qualche spunto da usare per il nuovo disco. La vita intensa della Grande Mela conquista presto l’artista, che oltre alle lezioni di lingua decide di affondare le mani nell’altro volto della città, fatto di gallerie e teatri. Provocatrice in Italia e Pasta Queen per Warhol, un nome che il grande artista le attribuirà per la bravura in cucina. In quegli anni la Bertè diventa in qualche modo il volto del brand Fiorucci, che sta vivendo un’epoca d’oro in tutto il mondo. Attiva infatti diversi store grazie alle idee della scultrice Amalia Del Ponte e realizza qualcosa che va oltre ogni convenzione di un’epoca fattadi lustrini e di musica ad alto volume. “Mi ordinava un caffè oppure un cappuccino“, sottolinea Loredana Bertè parlando di Andy Warhol a L’intervista, dove sarà ospite oggi, giovedì 11 ottobre 2018. Il grande ed eccentrico artista infatti la incontra ogni giorno nello store Fiorucci, dove la rocker impara presto l’arte di fare il caffè espresso. Diventerà poi la sua tuttofare, fino a condividere la factory e diventare il primo volto della sua maison, incaricata di intrattenere chiunque varcasse la soglia.
Il caffè delle 5
Andy Warhol scoprirà la verità sulla carriera di Loredana Bertè solo grazie all’intervento di Leonardo Pastore. Inizialmente infatti il creatore di arte e icona della mondanità è convinto che la rocker sia solo una barista, che incontra sempre allo stesso orario nel megastore aperto da Fiorucci a New York. “Alle 5 del pomeriggio, sempre alle 5, arrivava Andy Warhol“, dice infatti la Bertè a Maurizio Costanzo. Una volta presentati i due, diventeranno quasi inseparabili. Per la musicista si tradurrà tutto in una collaborazione dorata, invitata alla factory che ha già ottenuto una fama internazionale. Lavora al tempo stesso al suo Made in Italy, l’album che l’ha convinta a sbarcare nella Grande Mela per avere delle lezioni d’inglese. Il brano Movie, di genere funck e consacrato per l’apertura del disco, colpirà molto Warhol. Per questo la factory deciderà di realizzare per il brano un videoclip con la regia di Don Munroe, ricorda Rockit, un esperimento che viaggia lungo i binari della notte newyorkese e che diventerà un altro successo della factory. Warhol firmerà poi la bandiera italiana presente nel retro della copertina. L’artista introdurrà poi Christopher Makos all’uso sapiente della fotocamera, scegliendolo per la realizzazione dello scatto presente sul lato frontale dell’album, un primo piano di Loredana.