La Responsabilità sociale d’impresa (Csr, Corporate social responsibility) è sempre più un valore, perché puntare solo ed esclusivamente sul profitto è una visione miope. Così il dialogo, fitto e proficuo, tra mondo profit e non profit trova spazio nelle dinamiche aziendali, contribuendo non solo a promuovere un welfare sempre più partecipativo e comunitario, in un’ottica di reale sussidiarietà, ma garantendo alle imprese stesse anche una maggiore sostenibilità del proprio business.
È per questo motivo che dal 2015 la Fondazione Banco Alimentare Onlus chiama a raccolta le aziende partner, affinché raccontino e mettano in comune le loro esperienze al fianco dell’organizzazione. Il tema scelto per quest’anno di “The Reunion” – così si chiama l’evento, giunto alla sua quarta edizione, che è in programma mercoledì 3 ottobre a Milano, presso il Salone della Csr dell’Università Bocconi, in via Roentgen 1, dalle ore 16, coinvolgendo manager e responsabili d’impresa – è lo spazio, inteso come ultima frontiera, come metafora della possibilità di realizzare collaborazioni fino a oggi impensabili. Non a caso il titolo – “To the infinity and beyond!” – è un invito ad andare oltre, ad accettare nuove sfide, a imboccare nuove vie di collaborazione.
In effetti, ascoltando le storie delle imprese coinvolte nelle varie partnership con il Banco Alimentare, emerge, da un lato, la soddisfazione per questa scelta e, nel contempo, il desiderio e l’impegno di rendere questa collaborazione più stretta e più efficace. Con un solo obiettivo: combattere lo spreco alimentare e rendere sempre più il cibo un valore.
Coca Cola HBC Italia, che nel nostro Paese conta quattro stabilimenti, da più di dieci anni collabora con il Banco Alimentare attraverso la cessione delle eccedenze alimentari. “Noi produciamo e distribuiamo i nostri prodotti a 187mila clienti sparsi in tutta Italia – spiega Giangiacomo Pierini, direttore Relazioni istituzionali e comunicazione di Coca-Cola HBC Italia – con una complessità logistica non indifferente. Collaborando con il Banco Alimentare abbiamo capito di avere a che fare con un’associazione estremamente efficiente, capace di arrivare ovunque fornendo i pasti alle persone in difficoltà”.
Negli anni, però, avendo migliorato l’organizzazione gestionale e produttiva, Coca-Cola ha ridotto i quantitativi di prodotti a disposizione delle donazioni. “Perciò nel 2017 – aggiunge Pierini – abbiamo voluto cambiare il modo di collaborare, lanciando, per la prima volta in Italia, un’operazione di Crm (co-related marketing) per sensibilizzare i consumatori rispetto al lavoro svolto dal Banco Alimentare. E lo abbiamo fatto addirittura nel periodo natalizio, che per noi è iconico e rilevante dal punto di vista economico”. In sostanza, per la prima al posto del nome Coca-Cola è apparso un “Grazie”. Obiettivo: aiutare la raccolta di fondi attraverso l’acquisto di un prodotto Coca-Cola per fornire un supporto alla distribuzione di 3 milioni di pasti.
“In questa attività di Crm, molto forte, abbiamo coinvolto, in una sorta di gara di solidarietà, i nostri 2mila dipendenti, invitandoli a portare nei mercatini che organizziamo nelle nostre sedi i prodotti alimentari che si raccolgono nel corso della Colletta. Per noi la lotta agli sprechi alimentari è una giusta causa. La Csr è strategica: alle imprese viene chiesto sempre di più di essere buoni cittadini della comunità. La responsabilità sociale è parte integrante della nostra cultura aziendale: da 15 anni, per esempio, rendicontiamo i nostri risultati nell’area del lavoro, dell’ambiente e della community. Essere sostenibili nelle proprie attività industriali significa gestire meglio le risorse, in un’ottica di circular economy che ci aiuta anche a risparmiare. La sostenibilità è un comportamento che ha senso anche dal punto di vista economico”.
La collaborazione tra Costa Crociere e Banco Alimentare per la raccolta del cibo preparato, ma non servito, nei ristoranti delle navi e la sua distribuzione agli enti che forniscono assistenza alle persone indigenti ha invece festeggiato, a luglio, il primo anno di attività, consentendo di distribuire già 55mila pasti, ad alto valore qualitativo e nutrizionale, raccolti in cinque porti di scalo: Savona, Civitavecchia, Bari, Palermo e Marsiglia.
“A bordo della flotta di Costa – racconta Stefania Lallai, Sustainability and External Relations Director di Costa Crociere – vengono preparati oggi anno circa 54 milioni di pasti. Grazie alla legge Gadda, abbiamo potuto intervenire sui piatti pronti da servire in tavola, ma non ancora toccati dagli ospiti. Questo cibo, che prima era trattato alla stregua di rifiuto e quindi da buttare, ora è considerato eccedenza”. Così ogni sera precedente l’arrivo in uno dei porti attivati, al termine della cena, vengono raccolti tutti i piatti cosiddetti “ready to eat”, riposti in appositi contenitori, sigillati ed etichettati per garantirne la tracciabilità, e poi conservati nelle celle frigorifere di bordo. La mattina seguente, dopo l’attracco della nave, i contenitori vengono sbarcati e consegnati ai volontari del Banco Alimentare, che li portano in una struttura caritativa convenzionata delle vicinanze.
“Stiamo lavorando per un progetto mai sperimentato – commenta Lallai – e il rapporto con il Banco Alimentare è un bel esempio di dialogo diretto, concreto e orientato ai risultati, anche perché agevolato da un contesto legislativo e istituzionale favorevole. Ecco, è importante che la Csr non si scontri con leggi non adeguatamente implementate”.
Visto che l’esperienza gastronomica è un momento importante in una vacanza in nave, Costa è all’avanguardia nell’ottimizzazione dei processi di preparazione del cibo per ridurre gli sprechi. Tanto che con il programma “4GoodFood” è stata la prima compagnia di crociera a rivisitare il tema del cibo in chiave sostenibile, coinvolgendo ospiti ed equipaggio. “Sulle nostre navi – spiega Lallai – eravamo bravi in materia di lotta agli sprechi alimentari già prima di avviare il programma 4GoodFood, con il quale ora puntiamo a ridurli del 50% entro il 2020. Non possiamo più permetterci di buttar via dell’ottimo cibo preparato con passione”.
Nel 2017 Gruppo Ferrovie dello Stato italiane ha scelto Banco Alimentare come beneficiario della campagna natalizia di raccolta fondi, che da molti anni realizza sui propri treni. Perché? “Il gruppo – risponde Tiziano Onesti, presidente di Trenitalia-Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – si è da subito interessato a questa Onlus, perché dedica attenzione alle imprese che pongono come pilastro fondamentale delle loro azioni gestionali la cosiddetta Responsabilità sociale d’impresa. E tra i valori della Csr la lotta contro lo spreco e la povertà, anche alimentare, costituiscono vincoli invalicabili per le imprese le quali si sforzano di costruire progetti innovativi che vengono condivisi con Banco Alimentare”. Seguendo questa logica e finalità, il Gruppo Fs Italiane “ha aderito alla campagna raccolta fondi 2017 #Condividi anche tu a favore di Banco Alimentare Onlus, partita agli inizi di dicembre 2017. Grazie alla collaborazione di 364 volontari sono state distribuite tavolette di cioccolato donate da Perugina (Nestlè) che i clienti a bordo treno hanno acquistato con un contributo pari a 3 euro, permettendo così di raccogliere risorse per distribuire un totale di circa 2,4 milioni di kg di cibo, pari a quasi 4,8 milioni di pasti”.
Del resto, per il Gruppo Fs Italiane il percorso della Csr è importante, visto che “la responsabilità sociale delle imprese è diventata una leva per costruire modelli di business più consapevoli. Per noi il passaggio chiave sta nella trasformazione da clienti a persone, da risorse umane a persone. Significa rispetto delle regole, capacità di includere, interesse all’ascolto, valori fondanti per la crescita sana e sostenibile dell’impresa. Per questo credo fortemente che oggi sia importante pensare al cliente come persona, nella sua centralità. Quindi, il caring, la cura, verso di essa diventa la regola principe non solo a bordo dei nostri treni, ma anche nelle stazioni e nell’intera esperienza di viaggio che deve essere sicura e confortevole. Il nostro obiettivo è fare del Gruppo Fs Italiane un’impresa di mobilità del futuro capace di operare nel rispetto dei princìpi della sostenibilità, mantenendo i più alti livelli di etica e integrità, e il nostro impegno è dimostrato anche dalla recente adesione al network del Global Compact delle Nazioni Unite. La Csr non è una scelta velleitaria o elitaria, ma una scelta precisa che dovrebbe essere adottata da tutte le imprese che credono fortemente nell’impegno costruttivo all’interno delle comunità in cui operano”.
Anche il gruppo assicurativo Unipol è un partner storico di Banco Alimentare: da oltre 10 anni, infatti, è main sponsor della Colletta. “Pur avendo una nostra politica di Csr orientata più sui temi dello sviluppo sostenibile che su quelli solidaristici – afferma Marisa Parmigiani, responsabile Csr del Gruppo Unipol – abbiamo iniziato la collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare utilizzando un approccio di charity classico, perché abbiamo ritenuto quella della Colletta una risposta valida di sensibilizzazione collettiva al tema dello spreco alimentare. Da sei anni a questa parte, però, abbiamo deciso di attivare i colleghi direttamente, organizzando una Colletta all’interno di molte delle nostre sedi sparse sul territorio nazionale. Aiutare i volontari del Banco e coinvolgere direttamente i dipendenti nel portare i prodotti alimentari in ufficio, oltre a essere un efficace strumento di costruzione dell’identità valoriale, aiuta a implementare la coerenza comportamentale. La diffusione delle pratiche è oggi il punto debole della Csr, visto che mai come adesso il tema è oggetto di attenzione e di macro-processi molto propositivi. Ma la Csr è importante, perché aiuta le aziende ad adottare strategie di lungo periodo”.