Caino, dopo aver ucciso Abele, scappa e si nasconde vergognoso. Invece, quest’estate, a Lignano Sabbiadoro, due minorenni picchiano un coetaneo per costringerlo a consegnare tutti i soldi che aveva e registrano un video del pestaggio per diffonderlo in rete. Hanno l’obiettivo di spaventare, di far capire a quelli del giro di cosa sono capaci, del fatto che sono già — anche se in erba — due malavitosi organizzati.
La vittima viene sottoposta a un delicatissimo intervento chirurgico e, poco per volta, la storia inizia a diventare bella. Perché il fattaccio avviene nella notte tra il 15 e il 16 luglio ma la polizia trova il video sui social e cominciano le ricerche. Prima trovano la vittima e poi, poco per volta, arrivano ai delinquenti. E questa è la notizia di oggi. Ci mettono due mesi, ma alla fine li prendono. E questa — ripeto — è la notizia buona. Quella da raccontare. Non si tratta di cyberbullismo, di proposte educative e di psicologia. Sono delinquenti che, nella loro stupidità, pensano che usare un nickname e tenere più o meno nascosto il volto imboscandosi nel web, renda immuni. Invece dobbiamo raccontare che in rete rimane tutto. Che la polizia postale, gli investigatori, possono risalire ai colpevoli e metterli dentro.
Se dobbiamo raccontarci le brutte notizie, quelle che riguardano assassini in nuce, non fermiamoci a discettare, al momento dello scandalo e dell’indignazione. Dobbiamo far circolare l’idea — che è la verità — che su internet rimane tutto e che la polizia di Stato, avendo tempi e mezzi, può risalire ai colpevoli. Ovviamente, non solo attraverso l’informatica ma attraverso indagini a 360 gradi: parlando con gli interessati, i vicini, trovando tracce e prove.
Caino non deve essere ucciso, dice la Bibbia, però deve essere castigato. I malviventi devono aver paura di essere presi. Come nel recente caso di Lanciano, questa è un’altra bella vittoria dello Stato. Che non arma il cittadino, non chiede a un ragazzino che si sta divertendo a una festa estiva di diventare un lottatore, un supereroe, ma addestra i poliziotti ad essere più abili dei delinquenti: a seguirne le tracce con pazienza, a snidarli, a punirli. Raccontiamola questa storia. Chi posta robaccia sui social non la fa più franca.