L’accordo interno al governo sulla pace fiscale è frutto di un compromesso tra Lega e M5s. Da una parte il Carroccio ha ottenuto che a potersi mettere in regola fossero anche gli evasori con un tetto posto a 100mila euro di nero, dall’altra i pentastellati hanno ottenuto l’inasprimento delle sanzioni per gli evasori. Ma quali sono dunque i contorni di questa sanatoria? Come riportato da Quotidiano.net, saranno almeno quattro-cinque i canali per mettersi in regola: dalla “definizione agevolata dei carichi affidati all’agente di riscossione fino al 2017 al saldo e stralcio delle mini cartelle sotto i 1.000 euro dal 2000 al 2010, alla definizione dei carichi europei, alle controversie tributarie, agli atti del procedimento di accertamento e ai processi verbali di constatazione fino alle dichiarazioni integrative speciali”. Secondo il compromesso trovato da M5s e Lega, sarà possibile dichiarare (con una dichiarazione integrativa) i redditi non denunciati nei 5 anni precedenti (dal 2013 al 2017) ma solo a patto che il reddito evaso non superi un terzo di quanto dichiarato nell’anno precedente e che non sfori il tetto dei 100mila euro. A queste condizioni la tassazione sarà pari al 20 per cento sul maggiore imponibile che si fa emergere. Dunque, c’è uno sconto ma entro limiti definiti. E comunque non si pagheranno sanzioni e interessi.
DI MAIO ESULTA
Andiamo avanti mantenendo le promesse. Così il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, presentando la manovra di bilancio 2019 ormai ufficializzata. Affinché diventi operativa, mancano “solamente” gli ok della commissione europea e del Colle, ma l’esecutivo è convinto delle proprie mosse e non ha alcuna intenzione di retrocedere, come fa capire il leader dei grillini: «Si sta creando tanto paura attorno alla manovra – le parole del vice-presidente del consiglio – ma io dico ai cittadini che non bisogna aver paura, andiamo avanti tutti assieme, terremo i conti in regola e manterremo le promesse del patto di governo; stiamo riuscendo a realizzare il programma elettorale in poco più di 100 giorni». Quindi Di Maio ha elencato brevemente le novità della manovra, ormai note: ««In questa legge di bilancio si conferma la quota 100 per le pensioni che supererà la legge Fornero; il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza, che partiranno nei primi 3 mesi del 2019; ci sarà opzione donna, il programma per permettere alle donne di andare in pensione, e ci saranno una serie di sburocratizzazioni pesanti per le imprese, centinaia di adempimenti che saranno tagliati. Questa legge – sottolinea Di Maio – dimostra che le cose si possono davvero fare». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SCINTILLE M5S-LEGA?
L’accordo sulla pace fiscale all’interno della maggioranza di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle rischia di non essere sufficiente per sciogliere tutti i nodi. Che restano principalmente due e rischiano di dividere leghisti e pentastellati al momento dell’approvazione del DEF. Innanzitutto il reddito di cittadinanza, che il Movimento 5 Stelle vorrebbe far partire il prima possibile, ma per il quale rischiano di non esserci adeguate coperture. Di fronte a cifre al ribasso circolare negli ultimi giorni, il M5S ha rilanciato con 10 miliardi che dovrebbero essere investiti per far partire l’assegno (non si sa però per quante persone) da aprile 2019, per un beneficio che dovrebbe durare 2 o 3 anni. Le pensioni sono invece un cavallo di battaglia della Lega: il raggiungimento della fatidica “quota 100” dovrebbe permettere di smettere di lavorare a 62 anni di età e con almeno 38 anni di contributi alle spalle. (agg. di Fabio Belli)
GIORNATA RICCA DI FIBRILLAZIONI
C’è l’accordo sulla pace fiscale tra Lega e M5s. A riferirlo è l’Ansa, citando fonti interne al Carroccio, secondo cui al termine di una giornata ricca di fibrillazioni nel corso del nuovo vertice a Palazzo Chigi sarebbe stata trovata la quadra rispetto al dl fiscale. Le stesse fonti leghiste spiegano che le percentuali saranno “variabili” e consentiranno di sanare il pregresso per chi ha presentato dichiarazioni dei redditi. In mattinata si era consumato il braccio di ferro tra i due vicepremier: Luigi Di Maio aveva infatti disertato polemicamente il primo vertice a Palazzo Chigi dichiarando che “aiutare i cittadini che sono in difficoltà nelle grinfie di Equitalia è nel contratto. La pace fiscale intesa come misura che strizza l’occhio ai grandi evasori e ai capitali occulti non è nel contratto”. Parlando all’assemblea nazionale di Confimi Industria, Salvini aveva puntualizzato: “Sulla pace fiscale andremo fino in fondo. Sui furbetti nessuna transigenza, però ci sono milioni di italiani che convivono con le cartelle di Equitalia che li stanno portando alla disperazione e al suicidio. Uno Stato normale con questa gente ragiona, non continua a condannarla”. L’Huffington Post spiega che “la pace fiscale non riguarderà chi non ha presentato la dichiarazione dei redditi, bensì chi, nel presentarla, ha dichiarato una cifra inferiore rispetto a quanto effettivamente posseduto. Alla luce di questo principio sarà possibile integrare fino ad un massimo del 30% in più, rispetto alle somme già dichiarate, con un tetto massimo di 100.000 euro”. (agg. di Dario D’Angelo)
DL FISCALE, C’E’ L’ACCORDO
Alla fine, al termine di una giornata carica di tensioni e che ha visto andare in scena la prima, possibile spaccatura in seno al Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle sulla cosiddetta Pace Fiscale, con Luigi Di Maio che ha disertato forse polemicamente il vertice di maggioranza in programma, ecco che è stata trovata una quadra per il Decreto Legge in materia di Fisco: infatti, arriva l’ok a inserire la stessa Pace Fiscale in Manovra ma solamente rivolta a coloro che sono in regola con le dichiarazioni dei redditi, stralciando dunque la precedente proposta degli esponenti del Carroccio di permettere una “dichiarazione integrativa” anche a chi non era propriamente in regola col Fisco. Trovato ora l’accordo tra i due contraenti del Contratto di Governo, prenderà adesso a breve il via l’atteso Consiglio dei Ministri che avrà appunto all’ordine del giorno non solo la Manovra finanziaria per l’anno prossimo ma pure lo stesso Dl di cui sopra. (agg. R. G. Flore)
GIORGETTI, “DL SENZA PENSIONI D’ORO”
Il secondo “pre-vertice” al CdM non è stato questa volta disertato: Salvini e Di Maio da Conte hanno concordato i temi più importanti della Manovra e del Decreto Fiscale, tranne su due punti che sono emersi in questi ultimi minuti. Secondo quanto riportano fonti del M5s all’Ansa, «no alla pace fiscale per gli evasori» è un dettame ripetuto con forza anche dal Presidente Fico questa mattina, «Non ho letto di alcun condono fiscale. Commenterò i provvedimenti quando saranno scritti fino a quando non saranno scritti non si può parlare di condono fiscale». La proposta della Lega di saldo e stralcio delle cartelle esattoriale con anche possibilità di dichiarazioni integrative, è una proposta che al M5s non convince e anche per questo è stata mandata al vaglio degli uffici della Ragioneria di Stato (come spiega il Carroccio) per le verifiche di tenuta e costituzionalità nel merito. Intanto il sottosegretario Giorgetti, entrando a Palazzo Chigi in vista del CdM iniziato dopo le ore 17.30 ha sottolineato che le pensioni d’oro «non saranno assolutamente inserite nel decreto fiscale in esame». Non solo, per il n.2 della Lega «Sulle cose fondamentali si chiude stasera, non è opportuno spacchettare la manovra in più decreti. Sarebbe difficile poi convertirli». (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO DISERTA PRE-VERTICE
Il pre-vertice di maggioranza dove poteva decidersi gran parte dei contenuti del Decreto Fiscale è stato “disertato” da Luigi Di Maio anche se non sembra chiaro il motivo se un voluto “strappo” sulla pace fiscale o se semplici altri impegni istituzionali. Quel che è certo è che all’interno del CdM di questo tardo pomeriggio (dovrebbe essere confermato alle ore 17) si discuterà e non poco sul Dl Fiscale che dovrà mettere a punto un “ridimensionamento” della Pace Fiscale o la piena accettazione del M5s sulle ricette messe a punto dai tecnici della Lega. A breve dovrebbe tenersi un altro vertice politico, questa volta presenti tutti e due i vicepremier assieme a Conte, per la definizione “parziale” dei contenuti più politici del decreto legge fiscale collegato alla manovra.
SALVINI: “ANDREMO FINO IN FONDO”
Scontro tra le forze di Governo, duello a distanza tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Lega e Movimento 5 Stelle non hanno trovato l’intesa sulla pace fiscale, con il dl che potrebbe essere rinviato. Intervenuto all’assemblea nazionael di Confimi Industria, il segretario federale del Carroccio ha evidenziato: “Sui furbetti nessuna transigenza, però ci sono milioni di italiani che convivono con le cartelle di Equitalia che li stanno portando alla disperazione e al suicidio. Uno Stato normale con questa gente ragiona, non continua a condannarla”. Prosegue Salvini, come sottolineato dall’Ansa: “Mi dicono non si può fare? Ma volere è potere, quindi noi andremo fino in fondo”. Infine, un messaggio al M5s: “Lo dico agli amici dei Cinquestelle: saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia per chi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto è nel contratto di governo. Quello per me vale”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SALVINI-DI MAIO AI FERRI CORTI?
Lega e Movimento 5 Stelle ai ferri corti? Sembrerebbe di sì, come sottolineato dall’Huffington Post: al centro del dibattito il decreto fiscale, tra la “pace” voluta dal Carroccio e il “condono” temuto dai grillini. Oltre a Matteo Salvini, anche Luigi Di Maio sembra orientato a disertare il vertice in programma oggi a Palazzo Chigi per tentare di trovare un’intesa. “Il nero deve essere lasciato fuori”, tuona il Movimento 5 Stelle e al momento è difficile ipotizzare una fumata bianca. E le opposizioni partono all’attacco, ecco il commento di Renato Brunetta: “La definizione è di Berlusconi.Azzeramento dietro oblazione, cancellazione totale di tutto il contenzioso con il fisco di famiglie e imprese, in ragione di una grande rivoluzione fiscale, che era la #FlatTax. Avrebbe costruito nuova fiducia e avrebbe voltato pagina. Mentre la Lega è intenzionata a sanzionare anche senza avviare la piena rivoluzione fiscale, il M5s è contrario a condono. Kamasutra politico Lega-M5s, da cui non se ne esce, che aumenta livello discredito di questo Governo, discredito sui mercati internazionali”, il commento su Twitter dell’esponente di Forza Italia. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
NESSUN ACCORDO LEGA-M5S
Pace fiscale, scontro M5s-Lega: decreto a rischio rinvio, altissima tensione tra le forze di Governo. Era in programma per oggi, lunedì 15 ottobre 2018, l’arrivo del decreto fiscale ma nelle ultime ore c’è stata una brusca frenata e l’esecutivo gialloverde tenterà di trovare un accordo in un vertice last-minute. Lega e Movimento 5 Stelle devono infatti raggiungere la fumata bianca sulla cosiddetta pace fiscale: “troveremo la sintesi”, aveva rassicurato il premier Giuseppe Conte, ma Luigi Di Maio e Matteo Salvini restano parecchio distanti. Come sottolineato da Il Giornale, alle ore 18.00 è in programma il consiglio dei ministri e c’è il serio rischio che slitti il via libera al dl: sono due i principali nodi da sciogliere, ovvero le aliquote e la soglia di debito.
DL FISCALE A RISCHIO RINVIO
Dopo aver annunciato tre scaglioni di pagamento al 6-10-25 per cento, la Lega con il sottosegretario Armando Siri ha messo sul piatto l’aliquota unica al 25 per cento sull’imposta dovuta senza pagare sanzioni e interessi. E, come dicevamo, bisogna anche trovare un accordo sulla soglia di debito entro la quale il contribuente che ha un contenzioso con il fisco può accedere alla “sanatoria”: il Carroccio partiva da 1 milione di euro, evidenzia il Giornale, ma il Movimento 5 Stelle non ci sta. E qui la partita da giocare diventa interessante: Luigi Di Maio non vuole andare oltre i 200 mila euro, mentre Matteo Salvini non ha intenzione di scendere sotto quota 500 mila euro. Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture, ha commentato ai microfoni del Corriere della Sera il possibile buco economico: “Non c’è nessun buco. E nessuna sovrapposizione con la rottamazione: sono profili di contribuenti diversi. Nel caso della pace fiscale devi essere nella conclamata impossibilità di pagare, a causa delle condizioni reddituali e patrimoniali”.