I ministri dell’Economia dell’Eurogruppo e la Commissione europea sono preoccupati per la decisione del governo M5s-Lega di portare il deficit al 2,4% del Pil per tre anni. In una riunione a Lussemburgo il ministro italiano Giovanni Tria è stato quindi messo sotto pressione per convincerlo al rispetto dei vincoli Ue del bilancio nella presentazione alla Commissione europea della bozza del progetto di bilancio dell’Italia per il 2019. L’intervento più duro – come riportato dal Corriere della Sera – è stato quello del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, il quale ha collegato i rischi dell’Italia al tracollo della Grecia e ventilato addirittura anche «la fine dell’euro», se fosse concessa flessibilità di bilancio al governo M5S-Lega. «In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker», la replica del vicepremier leghista Matteo Salvini. Quello pentastellato Luigi Di Maio ha accusato la Commissione Ue di «terrorismo» per agitare i mercati finanziari. Rientrato a Roma saltando l’Ecofin, il ministro dell’Economia Tria ha ricordato i fallimenti delle politiche di bilancio dei precedenti governi italiani, e quindi la necessità di politiche economiche più espansive e la disponibilità a «cambiare» in caso di risultati insufficienti. (agg. di Silvana Palazzo)
MOSCOVICI A TRIA: “TORNARE INDIETRO SULLA MANOVRA”
Sono stati in tanti a domandarsi il perché del rientro anticipato a Roma del ministro Tria mentre era in corso la riunione dell’Eurogruppo in Lussemburgo. Secondo quanto scrive Angela Mauro sull’Huffington Post, la verità è che il ministro dell’Economia è rientrato in Italia letteralmente per “rifare i conti”. I colleghi europei gli hanno infatti affidato una missione precisa: convincere il governo a “tornare indietro”. E non è un caso che il commissario Pierre Moscovici, critico con l’esecutivo, preservi proprio Tria:”Non è lui che vuole andare in questa direzione (quella del deficit al 2,4%, ndr)”. Moscovici chiarisce:”La posizione della Commissione è chiara, tenteremo di convincere l’Italia a tornare indietro”. Ma le sue parole sono ancora più esplicite sulle responsabilità di una Manovra che – come ha già chiarito Juncker – l’Europa non potrà accettare così com’è:”L’Italia sa bene che cosa significa ed è una responsabilità che si assume. Spero che il governo sia franco con il popolo italiano delle conseguenze: aumentare la spesa pubblica può condurre ad un guadagno politico ed economico di breve termine. Non per il ministro delle Finanze, non è lui che spinge: ma alla fine, chi paga il conto?”. (agg. di Dario D’Angelo)
JUNCKER, “EURO A RISCHIO”
La “lotta” è sempre la stessa: vertici Ue e vertici del Governo gialloverde. Ad attacco risponde contromossa e così via: dopo le durissime parole di Luigi Di Maio ora arrivano le medesime (dure) dichiarazioni di Jean Claude Juncker, «L’Italia si sta allontanando dagli obiettivi di bilancio concordati a livello eruopeo, abbiamo appena risolto la crisi della Grecia, non voglio ritrovarmi nella stessa situazione, una crisi è abbastanza. Se l’Italia vuole un trattamento speciale sarebbe la fine dell’euro. Per questo dobbiamo essere molto rigidi», fa sapere il Presidente della Commissione Ue. Se poi ci mettiamo il rientro a sorpresa del Ministro Tria a Roma prima dell’Eurofin, le possibili ricostruzioni e retroscena dentro e fuori dal Governo potranno fare “faville” nelle prossime ore. Il caos è servito, con l’Europa che non accetta i numeri del Def italiano e lo stesso Governo irritato per le reprimende Ue prima ancora che la Manovra possa fare capolino in tutti i suoi effettivi capitoli. A far capire l’assoluta fragilità della situazione in atto ci pensa il presidente dell’Eurogruppo Centeno, «Tutti abbiamo domande e aspettiamo risposte ma la bozza di bilancio non è ancora stata presentata, la procedura è lunga, ci sono negoziati in corso a Roma e ne aspettiamo l’esito». (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO VS MOSCOVICI: “FANNO TERRORISMO”
Dopo la missione all’Eurogruppo per spiegare la natura della Manovra economica che il governo Conte si appresta a varare, mentre il commissario Pierre Moscovici lancia nuove frecciate all’Italia annunciando che l’ipotesi di toccare la quota del 2,4% del rapporto deficit/PIL nei prossimi tre anni è “fuori da tutti i parametri”, arriva il colpo di scena col Ministro dell’Economia, Giovanni Tria che ha fatto anzitempo ritorno a Roma per chiudere definitivamente gli ultimi dettagli alla nota di aggiornamento del Def, saltando dunque l’atteso appuntamento di domani dell’Ecofin. Nessun caso comunque, tanto che in soccorso del titolare del Mef, come fatto ieri sera in diretta su La7, è arrivato ancora una volta il vicepremier Luigi Di Maio che ha avuto dure parole non solo per la stampa italiana che, a suo dire, fa il tifo perché lo spread salga ma anche per tutti coloro che all’estero fanno terrorismo in merito alla Manovra: “Stamattina a qualcuno non andava bene che lo spread non si fosse impennato: Moscovici che non è italiano si è svegliato e ha pensato bene di fare una dichiarazione contro di noi per creare tensione sui mercati” ha detto il Ministro del Lavoro, aggiungendo però che “per fortuna la Borsa sta per chiudere e da domani continueremo a spiegare che il 2,4% non è una misura lontana da quello che facevano gli altri, ma quando lo fanno Lega e Movimento 5 Stelle non va bene…”. (agg. di R. G. Flore)
TRIA NON PARTECIPERA’ ALL’ECOFIN DI DOMANI
Contrariamente a quanto si pensava, dopo la puntatina “europea” il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha deciso di anticipare il suo rientro in Italia per apportare le ultime modifiche al Def prima della chiusura definitiva e quindi non parteciperà alla tanto attesa riunione dell’Ecofin che era in programma domani. Protagonista di giornata, il titolare del Mef era arrivato all’eurogruppo forte dell’endorsement del premier Conte e del Ministro del Lavoro, Di Maio, ospite ieri sera nel salotto di Non è l’Arena di Giletti, ma era stato accolto a Bruxelles dalla parole del Commissario Pierre Moscovici che, senza mezzi termini, aveva bollato come “fuori dai parametri europei” il rapporto deficit/PIL al 2.4% per i prossimi tre anni deciso dall’esecutivo italiano. “Cercherà di spiegare quello che sta accadendo e come è stata formulata la Manovra” aveva detto Tria rispondendo ai giornalisti, e assicurando che nel 2019 il debito/PIL scenderà sicuramente. (agg. di R. G. Flore)
MINISTRO, “TRANQUILLI, IL DEBITO SCENDE…”
Come immaginato e ampiamente annunciato, l’Eurogruppo teme e non poco le cifre contenute nel Def del nostro Governo: da un lato il Ministro Tria sta cercando di tranquillizzare tutti, spiegando nel dettaglio cosa dovrebbe succedere nei prossimi mesi, dall’altro è ancora il Commissario Pierre Moscovici ad attaccare la Manovra italiana e la gestione del Governo gialloverde. «Le cifre indicate dal governo italiano danno evidenza piena, una evidenza di cui non posso misurare l’ampiezza, di una deviazione molto significativa, non vede bene come siano compatibili con le nostre regole. Lavoriamo con Tria sulla base di un deficit/pil all’1,6%, con un deficit al 2,4% si puo’ immaginare che il deficit strutturale non viene visto in alcun modo, davvero in alcun modo, nello stesso modo»; tradotto, coi parametri nuovi del Def italiano non si è per nulla compatibili con le regole Ue e l’Italia per questo rischia assai. «Dirò ai miei colleghi di stare tranquilli adesso cercherò di spiegare ciò che sta accadendo e come è formulata la manovra. Perché il debito scenderà», ha esordito il titolare del Tesoro entrando al vertice con l’Eurogruppo a Lussemburgo. Insomma, la strada sembra già piuttosto in salita. (agg. di Niccolò Magnani)
TRIA ALL’EUROGRUPPO: PRIMO TEST POST-DEF
Oggi è il primo vero test all’Europarlamento per il Ministro Tria dopo l’aggiornamento del Def: aveva promesso in questa stessa sede un mese fa un deficit all1,6%, oggi ci ritorna con in dote quel 2,4% che pesa come un macigno di fronte ai partner europei. Il titolare di via XX Settembre dovrà spiegare i numeri del Documento di Economia e Finanza e a illustrare le misure che il Governo intende mettere nella Legge di Bilancio in grado di sostenerli: non facile, visto che lo stesso Tria è stato “accerchiato” da Di Maio e Savona ed è giunto ai limiti delle dimissioni, poi scongiurate con l’appoggio di Mattarella. In attesa delle importanti e decisive parole di Tria, ha parlato il premier Conte poco fa ribadendo la svolta storica che intende imprimere questo Governo: «La Manovra economica varata dal governo segna la svolta per il rilancio del Paese e lo sviluppo sociale. […] Dato protagonismo e credibilità all’Italia in Europa e nel mondo” puntando sulla crescita e sulla stabilità», scrive su Facebook il Presidente del Consiglio. (agg. di Niccolò Magnani)
SAVONA CONTRADDICE TRIA: “CRESCITA NEL 2019 AL 3%”
Sulla manovra di bilancio è intervenuto anche il ministro agli affari europei, Savona, di fatto “l’ex” ministro dell’economia, non voluto da Sergio Mattarella. Parlando ai microfoni de Il Fatto Quotidiano il professore ha in parte smentito il collega all’economia, Giovanni Tria. Quest’ultimo ha infatti parlato di crescita all’1.6% prevista per 2019, e dell’1.7% per l’anno successivo. Savona la pensa invece diversamente su questi numeri: «Il governo punta a una crescita del 3% nel 2019 – sostiene – l’anno in corso dovrebbe registrare una crescita reale dell’1,5 per cento». Difficile capire il perché di queste stime differenti, fatto sta che Savona ha aggiunto: «Se non si vuole un peggioramento dell’economia e un aumento delle condizioni di povertà e di disoccupazione occorre attivare nuovi interventi di politica fiscale». A riguardo, spiega Savona, sarebbe necessario attivare i massicci risparmi in eccesso degli italiani pari a circa 50 miliardi di euro. Inoltre, sarebbe fondamentale «riavviare il secondo motore della nostra economia, quello delle costruzioni, il cui spegnimento ha largamente contribuito alla crisi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“PRONTI 15 MLD DI INVESTIMENTI”
Emergono ulteriori dichiarazioni da parte del ministro dell’economia, Giovanni Tria, rilasciate a Il Sole 24Ore. Si parla ovviamente della recente nota di aggiornamento del Def, e il titolare del Mef si sofferma in particolare sugli strumenti che aiuteranno l’Italia a crescere nei prossimi anni. Oltre al rilancio degli investimenti privati, che saranno favoriti secondo il governo dalle nuove misure fiscali, è previsto «Un aumento degli investimenti pubblici. Abbiamo messo in bilancio circa due decimali di Pil aggiuntivi per il 2019, per poi arrivare a quattro decimali (6, 5 miliardi) aggiuntivi nel 2021 rispetto al tendenziale. In sostanza nel triennio gli investimenti pubblici addizionali saranno di circa 15 miliardi e si recupererà metà della perdita accumulata negli ultimi dieci anni in termini di Pil. Nel 2021, la quota dideficit sopra il 2% è tutta di investimenti pubblici aggiuntivi». Parole che sono state confermate e ribadite anche dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, parlando al Corriere della Sera: «L’obiettivo di questa manovra – le parole del Premier – è far scendere il debito puntando a una più consistente crescita economica e a un più ampio sviluppo sociale. Già da lunedì riunirò a Palazzo Chigi la cabina di regia per avviare il piano di investimenti e il piano di ammodernamento delle infrastrutture. Faremo investimenti di 15 miliardi nei prossimi tre anni». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“DEBITO GIU’ DI UN PUNTO OGNI ANNO”
Si parla della manovra di bilancio questa mattina su Il Sole 24 Ore. Il noto quotidiano ha intervistato il ministro dell’economia, Giovanni Tria, che ha affrontato varie questioni relative alla nota di aggiornamento del Def. Fra le riforme previste, il superamento della legge Fornero sulle pensioni, e l’introduzione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle: «Il superamento della legge Fornero ha un costo – afferma il titolare del Mef – ma lo svecchiamento dei lavoratori è necessario per aumentare la produttività, anche nella PA, e favorirà in gran parte i giovani». Sul reddito di cittadinanza invece: «Dovrà essere contemporaneamente un intervento di stabilizzazione sociale e di politica attiva del lavoro». E su chi teme che tale reddito diventi un incentivo al lavoro sommerso, Tria rassicura: «Su mio mandato la Guardia di Finanza sta mettendo a punto un piano specifico di controllo, proprio per evitalo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“ECCO PERCHE’ NON MI DIMETTO”
A due giorni dall’approvazione della nota di aggiornamento del Def, esce allo scoperto il ministro dell’economia, Giovanni Tria, e lo fa attraverso una chiacchierata con il quotidiano Il Sole 24 Ore. In molti si attendevano le dimissioni del titolare del Mef, alla luce delle continue pressioni nei suoi confronti sul deficit/Pil, ma alla fine l’economista è rimasto al suo posto: «Sono ministro di un governo – spiega il diretto interessato – e come tale sono un politico. Non ho mai minacciato le dimissioni. Il deficit al 2,4% è frutto di una negoziazione politica e assicuro che c’è stata una mediazione e non da poco». La manovra è stata accolta in maniera scettica dai mercati internazionali e dall’Unione Europa, ma Tria crede nella bontà della stessa.
“L’UE CAPIRA’”
«Mi rendo perfettamente conto delle preoccupazioni della commissione – le parole di Tria in vista del vaglio di Bruxelles – ma non si tratta assolutamente di una sfida alla Ue. Ma il punto in discussione è come operare in modo anticiclico in una fase di frenata dell’economia. Spiegando la manovra che stiamo preparando e gli strumenti che mette in campo per l’obiettivo della crescita, l’allarme rientri». Tria ha aggiunto che l’obiettivo è la discesa effettiva del debito dal 2019 e che non avviare le riforme previste, «avrebbe finito per creare una prospettiva disastrosa: ancora bassa crescita, alta disoccupazione e difficoltà crescente a conciliare la discesa del debito con la stabilità sociale».