Era il 13 dicembre dello scorso anno a Bercy, una sera piovosa e fredda, ma nonostante questo oltre 20mila spettatori si sono radunati per vedere Charles Aznavour in concerto. L’artista, 93enne, con le mani che tremano vistosamente, segno forse di Parkinson imminente, si esibisce lo stesso nonostante l’età. Dice che questa sera non ha preso le medicine per le mani, è per quello che trema così vistosamente, dice che le medicine gli fanno perdere la voce e non potrebbe cantare, tanto è il suo amore per la musica che nulla può tenerlo lontano dal palco. A un certo punto, facendo uno strappo al suo usuale repertorio attacca un brano che nessuno si aspetta. Canta un’Ave Maria da lui composta e le 20mila persone rimangono immobili e mute, colpite da quanto sta accadendo: Aznavour invoca la Vergine e le chiede di consolare chi piange, chi soffre, chi conosce la sofferenza, chi ha sposato la sofferenza, con delicatezza e coraggio, offrendo suo Figlio la cui morte redime tutti gli uomini. Un momento unico e indimenticabile per tutti quelli che ebbero la fortuna di essere presenti (Agg. Paolo Vites)
IL RICORDO DELL’EX MINISTRO DELLA CULTURA FRANCESE
Aurélie Filippetti, ex Ministro della Cultura in Francia dal 2012 al 2014, ha avuto un rapporto di grande vicinanza con Charles Aznavour e la sua musica. Una grande stima che nel giorno della scomparsa del grande artista, la Filippetti ha voluto rimarcare: “Charles Aznavour è stato un immenso interprete che ha incarnato la Francia restando profondamente legato al suo Paese del cuore che era l’Armenia. Ha rappresentato la Francia legata alle migrazioni e alle tragedie della Storia. Era il simbolo di tutto questo, anche se lo si sentiva nella personalità e nelle sue prese di posizione, mentre nelle canzoni non traspariva immediatamente.” Aurélie Filippetti ha conosciuto Aznavour durante il suo mandato da Ministro, riscontrando in lui una grande gentilezza abbinata a una voglia di aiutare i giovani artisti ad affermarsi ed emergere. (agg. di Fabio Belli)
MASSIMO RANIERI: “SE NE VA UN GIGANTE”
Nel giorno della scomparsa di un gigante non solo della “chançon” francese ma anche mondiale, vale a dire Charles Aznavour, sono tanti i messaggi di cordoglio e i ricordi dell’artista che ha segnato più di cinquant’anni nel genere e che era oramai considerato l’ultimo erede di una lunga tradizione oramai scomparsa nella musica internazionale. Tra questi c’è anche quello di Massimo Ranieri, legato ad Aznavour per via della canzone “L’istrione” che l’artista partenopeo sente sua: “Con lui se ne va l’ultimo grande vecchio, un papà, il più grande e non esiste un altro gigante così” spiega l’artista all’Ansa a proposito della morte del collega 94enne che, a suo dire, lascia un vuoto incolmabile dato che la musica perde una guida oltre che un faro. “I giovani oggi neanche conoscono la grandezza dell’arte di Aznavour, non hanno tempo, vivono attaccati ai cellulari ei social” si lamenta Ranieri che comunque si dice anche fortunato per il solo fatto di aver avuto “Charles accanto a me, aver cantato con lui”. (agg. di R. G. Flore)
“LE DONNE? MAI CAPITE…”
Un paio di anni fa, Charles Aznavour si era concesso una bella intervista per Vanity Fair. Durante la sua visita a Milano, aveva ordinato e mangiato spezzatino in umido, come da tradizione. Nel corso della sua chiacchierata con la stampa, aveva confidato di avere iniziato a cantare nei locali ad appena nove anni. Proprio per questo motivo, ha smesso fin da piccolo di frequentare la scuola per dedicarsi interamente al lavoro. “Durante la guerra, nella Parigi occupata, i miei nascondevano gli ebrei in casa nostra, per aiutarli. Eravamo poveri ma non abbiamo mai fatto la fame, erano tempi difficili ma le direi una bugia se le dicessi che non mi sono divertito. Ballavamo e cantavamo tutte le sere, lo so che pare brutto dire questo, ma è stata la mia giovinezza ed è stata così”, aveva raccontato. Anni dopo, arrivò anche la piena ricchezza e la volontà di possedere beni materiali in quantità industriale, da Rolls-Royce, barche e grandi case: “Poi sono diventato più ragionevole, adesso barche non ne ho più, anche se ogni tanto mi verrebbe voglia di averne di nuovo una”, aveva confida ancora. Tre matrimoni e tante canzoni d’amore ma non ha mai provato ad interpretare le donne: “Le ho accettate per quello che sono nella speranza che loro accettassero me con i miei pregi e difetti”. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
IL FRANK SINATRA FRANCESE
Aveva detto che piuttosto che andare in pensione sarebbe morto e così è stato. Per Charles Aznavour la vita era quella sul palcoscenico. Era appena rientrato da un tour in Giappone, l’estate scorsa si era esibito a Roma nel suo ultimo concerto italiano. Nonostante l’età si teneva in forma e curava sempre la sua voce da autentico professionista. Proprio l’estate scorsa era stato costretto ad annullare alcuni concerti perché cadendo dal letto mentre dormiva si era fratturato un braccio. L’immensa popolarità in tutto il mondo lo aveva fatto definire il Frank Sinatra francese anche se lo stile era molto diverso: Aznavour incarnava la malinconia tutta francese, aveva una voce melodrammatica e scriveva da sé la maggior parte delle canzoni: La bohème» (portata al successo in Italia da Ornella Vanoni), «Je m’voyais déjà», «La mamma», «Comme ils disent» ma il successo che lo impose nel 1954 fu «Sur ma vie». In Italia a tradurre i suoi brani furono Sergio Bardotti, Giorgio Calabrese e Mogol: «Com’è triste Venezia», «L’istrione», «E io fra di voi». Tra i tanti italiani che hanno inciso sue canzoni, Mina, Domenico Modugno, Gino Paoli, Iva Zanicchi, che gli riserva un album, Mia Martini, Enrico Ruggeri, Gipo Farassino, Franco Battiato, Gilda Giuliani, Renato Zero. Ha anche recitato in circa 60 film.
IL CORDOGLIO DEI COLLEGHI
Centinaia di messaggi di cordoglio per la scomparsa di Charles Aznavour, celebre chansonnier deceduto all’età di 94 anni. Su Twitter, Rita Pavone ha scritto: “È con grande dispiacere che vengo adesso a conoscenza della scomparsa del grande Charles Aznavour. Ebbi la gioia di conoscerlo e frequentarlo durante il mio bellissimo periodo francese negli anni ’70. Che sia un viaggio sereno, grande Charles”. Anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dedicato un messaggio all’artista di origini armene: “Sarà che, come mi dice mio figlio, ascolto “musica un po’ vecchia”, ma lasciatemi dire che con Charles Aznavour se ne va un grande. Buon viaggio!”. Infine, il post di Laura Pausini: “Oggi ci ha lasciato un artista e icona della musica francese… Ho avuto il grande onore di incontrarlo e cantare con lui. Charles era anche l’idolo di mio padre Fabrizio e un giorno vi racconterò come si sono incontrati, è stato commovent”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CHARLES AZANAVOUR E’ MORTO
Non ha mai smesso di esibirsi, fino all’ultimo, ancora questa estate è salito sul palcoscenico. Charles Aznavour è morto a 94 anni, facendo quello che aveva sempre fatto, cantare per il suo pubblico. E’ scomparso così l’ultimo dei grandi chansonnier francesi, un ruolo che nessuno potrà mai prendere in eredità, perché legato a un’epoca, il primo dopoguerra, una nazione, la Francia, a uno stile, il canto elegante e sofferto. Popolarissimo anche in Italia, paese in cui ha inciso molti dischi nella nostra lingua e partecipato a spettacoli televisivi, qui era di casa, dove si ricorda soprattutto il brano del 1971 L’istrione, sorta di orgoglioso e autoironico ritratto di se stesso, e Io tra di voi, sofferta dichiarazione di un uomo consapevole del tradimento della moglie nei suoi confronti.
ADDIO ALL’ULTIMO CHANSONNIER
Era stato scoperto nientemeno che dalla leggendaria Edith Piaf. Di origine armena, vero nome Chahnourh Varinag Aznavourian era nato a Parigi il 22 maggio 1924, città dove ha sempre vissuto e dove è morto. Figlio di immigrati armeni fuggiti al genocidio turco, era sempre rimasto legato alle sue origini e al suo popolo, cantando ed esibendosi in loro solidarietà e combattendo per ristabilire la verità storica del popolo armeno massacrato dai turchi. Il primo successo arriva negli anni 50, poi dilaga in tutto il mondo: sapeva cantare in ben sei lingue diverse (anche in napoletano), scrivendo oltre mille canzoni. In Italia ha inciso un intero album con Iva Zanicchi nel 1971. Sposato tre volte, aveva avuto in tutto sei figli, uno dei quali, Patrick, morto a soli 25 anni.