Evidentemente i romeni hanno problemi ben più importanti di cui essere preoccupati piuttosto che i matrimoni tra persone dello stesso sesso. E’ fallito infatti il referendum, sostenuto da quasi tutte le forze politiche, di vietare i matrimoni gay: si è recato infatti al voto il 20,4% della popolazione quando per la validità consultiva serve almeno il 30% degli aventi diritto al voto. Addirittura si è votato in due giornate, ma evidentemente il popolo romeno non ne ha voluto sapere di andare alle urne. Il referendum chiedeva il cambiamento della Costituzione in merito ai matrimoni, inserendo la norma che esso è valido solo tra uomo e donna.
ROMANIA, NOZZE GAY SONO VIETATE
I matrimoni omosessuali in Romania sono comunque vietati, il referendum è stata una pura manovra politica di immagine che non ha avuto alcun effetto sul popolo. A chiedere il voto era stata una organizzazione denominata “coalizione per la famiglia” sostenuta da circa 40 gruppi religiosi e conservatori più la Chiesa ortodossa ufficiale. Che il referendum fosse solo una manovra politica di immagine lo dimostra il fatto che è stato sostenuto anche dal premier socialdemocratico Viorila Dancila, attualmente al centro di uno scandalo per corruzione: in vista delle prossime elezioni ha cercato di accattivarsi la popolazione convinta che il referendum avrebbe avuto successo. Contrario il solo Partito Unione Salva Romania che conta anche il presidente dello stato e unisce conservatori e progressisti in quella battaglia che sin dalla caduta della dittatura è il vero problema del paese: la corruzione.