Da ieri la Baviera è una Germania qualsiasi. Perché i Cristiano-sociali di Seehofer hanno perso 10 punti? Eppure con il risultato ottenuto sono ancora il partito più votato di Europa. Perché i loro alleati nel governo nazionale di Angela Merkel, i socialdemocratici, ne hanno perso altri 11. Ma non è in Baviera che nasce la crisi della sinistra europea. E non è dalla Baviera che possono aspettarsi buone nuove i “rossi”, anche se per l’occasione si sono tinti di verde facendo esplodere in seno al nostrano Partito democratico, Gentiloni compreso, una curiosa rincorsa ai complimenti verso una formazione non solo lontana dal Partito socialista europeo di cui i Demo-renziani fanno parte, ma che addirittura dalle origini si proclama “né di destra né di sinistra”.
E allora perché gli analisti più acuti temono il risultato del voto bavarese e lo considerano un cambiamento d’epoca?
Franz Joseph Strauss, fondatore della Csu bavarese, aveva un motto semplice: “mai nemici a destra”. Facilmente comprensibile per chi affondasse nel dopoguerra, nella storia contorta della Germania anni Trenta, i ricordi di quando la formazione di ispirazione cristiana e centrista “Zentrum” venne spazzata via dalle camicie brune delle SA di Adolf Hitler, che mosse i suoi primi passi proprio tra le birrerie della cattolicissima Monaco.
Rappresentare l’anima conservatrice e del buon senso dell’intera Germania, non solo dei bavaresi, questo il compito storico della Csu. Nel gioco del poliziotto buono e di quello cattivo con i cugini più progressisti della Cdu del nord e dell’est, i bavaresi sono stati la faccia arcigna delle tradizioni e della rigida politica di bilancio improntata alla sapienza contadina dei buoni padri di famiglia. Un modello sociale che va in frantumi al di là delle percentuali di voto, cosa che consente di entrare in parlamento regionale a ben due formazioni più a destra dei Cristiano-sociali, una locale e la più temuta AfD, in un crescendo di malumori che inevitabilmente si riverseranno sul governo di Berlino e sul ruolo della Merkel nel risiko delle prossime elezioni europee con il rischio di cancellare la “Grosse Koalition” su scala continentale.
Senza la stabilità assicurata dalla maggioranza assoluta della Csu in Baviera, i Cristiano-democratici tedeschi non sono in grado di garantire alcun governo su scala nazionale e men che meno il progetto europeo.
“S’ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde uno squillo”: il coro manzoniano dice già come andrà a finire. Rotta la diga del voto democristiano, alla nuova destra è destinata a contrapporsi una nuova sinistra. E non sarà né riformista né conciliante. A quel punto ci vorrà una nuova maggioranza per l’Europa.