Una nuova lettera a Repubblica sul “caso” Nadia Toffa: in realtà una nuova occasione di approfondire una testimonianza drammatica e commovente su una “piccola” (per il mondo) ma significativa storia di lotta ed “educazione” di fronte alla terribile malattia, quel cancro che la Iena definisce “un dono che le ha insegnato la vita”. Stiamo parlando di Prospero Bozzo e del figlio Lorenzo, morto a soli 21 anni lo scorso 13 settembre 2017 dopo una lunga battaglia contro un tumore al cervello. Un «guerriero dal cuore gentile», come il papà amava chiamare quel normalissimo figlio che solo dopo una lunghissima partita in pieno centro del campo (della vita) ha deposto la sua armatura ed è salito al cielo. Il padre scrive oggi a Repubblica dopo la lettera della mamma che offre “il dono della sua vita” ai figli malati e la replica commossa di Nadia Toffa, e racconta l’unica cosa che può fare: la testimonianza di Lorenzo. «Una mattina mi sono svegliato e, alla mia sinistra, vedevo tutto nero. Seguendo il consiglio di un amico che lavora all’Istituto Neurologico Carlo Besta, mi sono sottoposto a una risonanza magnetica. E la diagnosi di tumore è stata immediata – raccontava, parlando della diagnosi della patologia – .Dopo il primo intervento, mi hanno mandato all’Istituto Nazionale Tumori di Milano perché al Besta non c’è un reparto pediatria, avevo 15 anni», raccontava lo stesso Lorenzo Bozzo anni fa in una testimonianza (riportata dal padre) in una lettera agli studenti di un liceo milanese. «Tra interventi e varie ho perso quasi il 50 per cento del campo visivo. Ho cercato di raccontare questo nelle foto che ho realizzato. Ovvero di come il deficit visivo sia diventato il mio punto di forza, grazie a lui ho imparato a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. La cosa importante è non dimenticarsi che io riesco a vedere e un regalo grande, come una risonanza che va bene, significa svegliarsi felice tutte le mattine».
“CRITICHE A NADIA TOFFA? TROPPE SUPERFICIALITÀ”
«Ci sono così tante cose per cui essere felici ogni giorno. Io cerco di vivere quel che posso, al massimo. So bene che non vivrò fino a 90 anni ma non è quello l’importante, se sfrutto bene il mio tempo, mi regalo una bella vita»: lo scriveva Lorenzo e su quelle parole il padre Prospero oggi le regala a tutti, commosso e scosso allo stesso tempo per certa superficialità che viene utilizzata e “mostrata” nei casi di questi giorni. «ho seguito la sequela di lettere, commenti, insulti, sul caso “Toffa”, il più delle volte con tristezza per le tante parole inutili al vento, talora con disgusto per la superficialità che a volta sfociava nel disprezzo della sofferenza altrui. In questo caso il diritto di parola si acquisisce purtroppo con il dolore di una esperienza che si fatica a comprendere ,raccontarla è quasi impossibile. Una pausa di riflessione sarebbe consigliabile a tutti. Io ho pensato che la cosa migliore fosse far parlare Lorenzo». E proprio le parole del 21enne sulla felicità e la vita “scuotono” non tanto per “il caso Toffa” ma in quanto valide e importanti di per loro: offrono uno spunto, non una “verità” preconfezionata, ma una semplice testimonianza. «Secondo me la felicità è una bambina pestifera che si diverte un sacco a giocare a nascondino. Però noi dobbiamo essere più determinati e continuare a cercarla perché possiamo trovarla, senza farci demoralizzare da tutto il buio in cui si nasconde», parlava Lorenzo. Il papà Prospero scrive a fine lettera qualcosa di sconvolgente, eppure di semplicissimo: «da quel maledetto 13 settembre, la nostra famiglia, mia moglie e suo fratello, viviamo con il nostro dolore, siamo anche noi nella bufera, cerchiamo di stare in piedi contro il vento impetuoso della vita che in un secondo può strapparti via tutto. Ogni giorno però, come dice Lorenzo, può darti una, tante occasioni per scoprire quella bambina pestifera».