Chiude a 301 punti base lo spread tra Btp e Bund tedeschi dopo aver toccato addirittura quota 302, valore massimo dal 2013 ad oggi: giornata da dimenticare dopo le forti polemiche sul Def italiano, con anche Piazza Affari che viene inevitabilmente coinvolta nelle difficoltà sorte dai fortissimi dubbi degli investitori sul debito italiano. Il Ftse Mib ha chiuso con un frazionale ribasso dello 0,23% a 20.562 punti, comunque riducendo le perdite dopo il collasso della mattinata anche grazie alle rassicurazioni del premier Conte, «Euro irrinunciabile, non usciamo dalla moneta unica» aveva detto il Presidente del Consiglio rispondendo alle teorie di Claudio Borghi. Sui Btp a 2 anni i rendimenti sono saliti di 29 punti base, all’1,46 per cento e lo spread si è allargato a 201 punti base, mentre si sono riacutizzati ulteriormente i Btp a 10 anni al 3,44% sui massimi dal 2014.
MOLINARI (LEGA), “TUTTA COLPA DEL REDDITO DI CITTADINANZA”
Dissidi nel governo? «No, andiamo avanti compatti sulla Manovra e sul deficit al 2,4%, ma non esiste un’Italia fuori dalla moneta unica»: il premier Conte, “rispondendo” alle domande e critiche piovute nelle ultime ore contro la maggioranza gialloverde spiega bene come le teorie di Borghi non fanno parte del contratto di Governo, ma forse “omette” ben più di un dissidio e contrasto interno ai due partiti di maggioranza. Infatti, nel pieno caos per le pressioni Ue sul Def, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, lancia una decisa stilettata al Movimento 5 Stelle che non poteva che fare molto rumore. «Tutto il caos dei mercati nasce dal reddito di cittadinanza che ancora non si sa cosa sia. Le varie ipotesi di flat tax e quota cento sono state studiate con diverse declinazioni, invece l’elemento che manca di capire è in cosa consiste il reddito di cittadinanza: la platea e quale sarà il meccanismo». Nel frattempo il Ministro Di Maio torna ad attaccare chi “provoca” i mercati favorendo la continua salita dello spread: «non devono fare colpi bassi con queste dichiarazioni che, guarda caso, arrivano dopo che hanno realizzato che lo spread non stava salendo».
BORGHI SI DIFENDE: “SE BASTO IO A FAR CROLLARE L’EURO..”
Non ci sta Claudio Borghi a passare come il “colpevole” del crollo odierno dell’Euro in Borsa e come l’uomo che ha fatto rialzare lo spread. Finito sotto accusa dopo le dichiarazioni in cui annunciava che secondo lui l’Italia avrebbe risolto i suoi problemi con una propria moneta, l’economista leghista è intervenuto su Twitter con un cinguettio all’insegna dell’ironia:”l fatto che “L’EURO CROLLA PER LE DICHIARAZIONI DI BORGHI A RADIO ANCH’IO” dovrebbe far capire anche ai più addormentati la presa in giro della moneta forte che tutela dalle speculazioni (NB anche se avessi detto qualcosa di diverso dal nulla che ho detto)”. Poco dopo Borghi ha rincarato la dose rispondendo a chi lo accusava in soldoni di essere poco responsabile:”E’ noto che l’euro oscilla pendendo dalle parole dei presidenti delle commissioni parlamentari…”. Insomma, Borghi non ci sta a passare come il capro espiatorio: se l’Euro crolla, sostiene, non è mica colpa sua…(agg. di Dario D’Angelo)
CONTE FRENA BORGHI, “EURO NOSTRA VALUTA”
Dal Def alla Manovra passando per le parole di Borghi e i timori dell’Unione Europea: la situazione dei mercati è sempre più “incendiaria” e il Premier Conte ha voluto poco fa provare a “frenare” il tutto riportando in asse il discorso sulla eventuale uscita dall’Euro. «L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria e ci tengo a ribadirlo: l’euro è la nostra moneta ed è per noi irrinunciabile. Qualsiasi altra dichiarazione che prospetti una diversa valutazione è da considerarsi come una libera e arbitraria opinione che non ha nulla a che vedere con la politica del Governo che presiedo, perché non contemplata nel contratto posto a fondamento di questa esperienza di governo». La risposta diretta contro Borghi è evidente, anche se lo stesso leghista aveva già spiegato di ritenere quella sua idea assolutamente personale e non inserita nel contratto di Governo.
PAROLE BORGHI INFIAMMANO LO SPREAD
All’agenzia Bloomberg si dicono sicuri: l’Euro (e lo spread italiano) sono iniziati ad affondare quando stamattina il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi (Lega, tra i più fidati consiglieri economici di Matteo Salvini) ha pronunciato queste parole in una intervista a Radio Anch’io: «Sono straconvinto che l’Italia con una propria moneta risolverebbe gran parte dei propri problemi». Non solo, sempre ai microfoni di Radio 1 il consigliere leghista ha aggiunto che il fatto di avere pieni controllo sui propri mezzi di politica monetaria è «condizione necessaria, ma non sufficiente, per realizzare l’ambizioso ed enorme programma di risanamento. Ma per fare questo passo ci vuole accordo e consapevolezza da parte dei cittadini. Avessimo voluto andare oggettivamente allo scontro con l’Unione europea per arrivare a questo risultato, avremmo dichiarato il 3,1 come deficit, non il 2,4». Infine, sempre Borghi nel tentativo di “moderare” le proprie stesse esternazioni, aggiunge «come noi semplicemente vogliamo fare le politiche che in questo momento sono il minimo indispensabile per permettere alla nostra economia di stare un pò meglio».
EURO AFFONDA E BORGHI FA DIETROFRONT
Dalle fortissime critiche subito piovute dalle opposizioni, la reazione più immediata è stata la difficoltà nei mercati per l’Euro ai minimi da agosto oltre all’exploit dello spread Btp/Bund ben oltre quota 300. Listini a 1,15 dollari come scambia, mercati iper sensibili e preoccupati delle posizioni del Governo italiano sul deficit e sulla stessa tenuta della zona Euro. A quel punto il parlamentare della Lega, forse anche “consigliato” da Salvini stesso, decide di fare dietrofront e rilascia una smentita secca all’agenzia Reuters «l’uscita dall’euro non è nei programmi del governo. Ribadisco comunque di aver ripetuto quello che ho sempre detto: sono personalmente convinto che l’Italia farebbe meglio con la sua valuta nazionale ma questo non è nei piani del governo. È la mia risposta standard, l’ho detto un migliaio di volte». Intanto anche il rendimento del Btp decennale non dò buone notizie, arrivando al 3,43%, mai così alto dalla primavera 2014.