Imprenditrice lo è, fino all’ultima trovata (provocatoria?) dell’acqua da bere firmata col suo nome al non modico prezzo di 8 euro. Ma Chiara Ferragni è nota soprattutto come influencer, quei personaggi che tramite i social network dicono la propria guadagnando centinaia di migliaia di follower “influenzando” la mentalità comune. Lasciamo perdere la qualità di questa “influenza” e anche quella di imprenditrice, sta di fatto che la moglie di Fedez muove soldi (e parecchi) intorno alla sua immagine e quella dei social è proprio l’epoca dell’immagine. Così l’esponente di Forza Italia, capogruppo al consiglio comunale, Gianluca Comazzi ha pensato bene che la Ferragni fosse degna di essere nominata all’Ambrogino d’oro, storico premio milanese. Il problema è che, come fanno notare in diversi, e come ricordò l’anno scorso il sindaco di Milano Sala, l’Ambrogio è un premio a chi lavora dietro le quinte per il bene della città e dei suoi cittadini e che con questo premio viene riconosciuto pubblicamente.
CHIARA FERRAGNI CANDIDATA ALL’AMBROGINO D’ORO
Dunque: Chiara Ferragni non è sconosciuta, anzi; il suo lavoro fa il bene della città? Ci sarebbe da discutere. Le motivazioni presente da Comazzi non fanno però una piega: “Al di là dei giudizi di valore, Ferragni è una professionista di enorme successo, con un fatturato di circa 10 milioni di dollari e un’azienda che dà lavoro a una ventina di persone e decine di consulenti”. In più, “è stata tra i primi a comprendere le dinamiche di questa nuova epoca, in cui i social network sono entrati in modo incisivo nella vita quotidiana delle nuove generazioni”. Staremo a vedere cosa dirà il sindaco, che da regolamento ha il diritto di veto e che lo scorso anno aveva commentato “L’Ambrogino d’oro non serve per dare un premio a chi ha già ricevuto tanti riconoscimenti, ma ai tanti sconosciuti che fanno grande questa città”. Altri candidati sono Jacopo Tissi, primo ballerino italiano assunto al Bolshoi di Mosca, il manager Giordano Zucchi e Arianna Szorenyi, sopravvissuta ad Auschwitz, distintasi nel tempo per le sue testimonianze sulla Shoah.