C’un filo – anzi una “corda” spessa – che lega le invettive di Renzi a Salvini-Di Maio e la polemica durissima contro il Presidente della Rai: secondo l’ex premier, il nuovo Presidente Foa è un mero rappresentante di quel mondo “populista-sovranista” che col Governo gialloverde si è di fatto insediato nei posti di comando più importanti d’Italia. «Non invitatemi alle trasmissioni, io non ho paura e lo dico in faccia che il presidente della Rai è bugiardo. Chiedo ai parlamentari del Pd in Ue domani mattina di denunciare il presidente della Rai per calunnia e diffamazione. Vergogna», aggiunge Renzi dopo aver spiegato nel dettaglio quanto avvenuto con Foa negli ultimi giorni (qui sotto l’intera spiegazione). A chi invece sperava dentro al Pd in una lieve, ma importante “apertura” all’ala che vuole dialogare in futuro con la parte “sinistra” del M5s, Renzi chiude la porta in faccia: «c’era un disegno sostenuto da molte personalità”, di “trasformarci in piccoli alleati saggi dei 5 stelle. Ma noi abbiamo detto no a questo disegno», ribadisce Renzi, «ho detto no perché avremmo perso la nostra anima. Era un accordo vantaggioso per le poltrone ma la politica non è solo scambio di nomine. Abbiamo detto no a un’operazione di potere». (agg. di Niccolò Magnani)
RENZI CHIUDE LA LEOPOLDA 9
Matteo Renzi ha dato ufficialmente appuntamento alla prossima Leopolda, l’edizione numero 10 che partirà il 25 ottobre 2019: saranno 10 anni dalla prima volta, un decennio pieno di vittorie, sfide e delusioni fortissime. E le prossime tappe? Per ora non vi sono “slogan ufficiali” e nemmeno un nome su cui puntare al prossimo Congresso Pd: di sicuro la candidatura eventuale di Minniti non disdegna, ma al momento il “Renzie” si tiene fuori dalla sfida per poter trovare l’occasione giusta nelle prossime settimane. Nel frattempo, ne ha per tutti nel suo comizio-discorso finale, a cominciare dal Presidente della Rai appena nominato: «Marcello Foa è un bugiardo, una fake news che cammina», attacca l’ex segretario dem dopo l’intervista ad un quotidiano israeliano in cui il n.1 Rai spiegava che «l’intero gruppo degli eurodeputati Pd è finanziato dal finanziere Soros». Renzi con forza replica, «abbiamo ragione di credere che le schede della sua elezione siano segnate: chiediamo da settimane di vederle». E come non poter poi rilanciare la sfida a Di Maio e Salvini, i suoi due veri nemici che al momento lo hanno relegato ad un’area di minoranza nel non già in formissima Parito Democratico: «Caro Matteo, Caro Luigi, i mercati ballano dopo il giudizio di Moody’s. I cittadini ne pagheranno le conseguenze. I mercati non sono degli gnomi brutti, sono coloro che ti danno o non ti danno le risorse per vivere. Se volete un consiglio, fermatevi finché siete in tempo, non state mantenendo le promesse elettorali e state sfasciando i conti pubblici. Seguite le proposte di Padoan. State costruendo le condizioni per sfasciare i conti pubblici e non dare il reddito di cittadinanza, come avevate promesso». (agg. di Niccolò Magnani)
“RESTIAMO E RAPPRESENTIAMO LA SPERANZA”
Grande attesa alla Leopolda 9 per il discorso finale della kermesse di Matteo Renzi iniziato da pochissimi minuti sulle note di De Gregori:”Siamo quelli che restano, che continuano a rappresentare speranza”. Maxi-schermi all’esterno dell’ex stazione ferroviaria di Firenze e tutto esaurito in platea alla presenza degli alti in grado del renzismo: da Maria Elena Boschi ad Ettore Rosato, passando per Teresa Bellanova (protagonista di un intervento molto applaudito) e ad arrivare al sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella. Come riportato da La Repubblica, tra qualche mugugno per essersi allontanato dal renzismo degli albori è arrivato anche Matteo Richetti, candidato alla segreteria del Partito Democratico e per il momento sfidante principale di Nicola Zingaretti, che ha dichiarato:”Sono 9 anni che vengo qui. Mi sono messo in gioco come abbiamo fatto tutti noi venendo qui per 9 anni. Renzi dice che non è questione di scegliere tra Minniti e Richetti? “Ha ragione, il Pd ha un serio problema di linea politica e serve un momento di chiarimento di tutto: lavoro, immigrazione, Europa”. Ma adesso tocca a Renzi, in quello che potrebbe essere il suo discorso più importante prima della campagna per le Europee. (agg. di Dario D’Angelo)
RENZI E IL NO ALL’ALLENZA M5S-PD
Che Matteo Renzi abbia timore di un Partito Democratico a “traino” pro-M5s è un dato di fatto ed è forse anche l’ultimo appiglio che la sua presenza scenica tra i dem ottiene ancora seguiti e speranze: su questo punto vuole insistere, con l’aggiunta di un personaggio “tosto” come Marco Minniti che nei piani di Renzi dovrebbe controbattere tanto Di Maio quanto soprattutto Salvini. Solo che per ora, in attesa del discorso finale atteso alla Leopolda tra poco, l’ex segretario non ha nulla di “concluso” in mano e solo tanti punti oscuri sul proprio futuro politico. Parlando dalla kermesse renziana, la neo segretario Pd in Toscana Simona Bonafè fa un po’ il quadro della situazione in casa dem: «Penso che quella di Minniti possa essere un’ottima candidatura, chiesta da sindaci del partito democratico, Minniti ieri lo ha detto chiaramente: quando ci sarà la data scioglierà la riserva. Lo ritengo un atto di serietà». A “sostenere” la scommessa di Renzi è il candidato al Congresso Matteo Richetti che sempre dalla Leopolda aggiunge «Renzi dice che non é questione di scegliere tra Minniti e Richetti? Ha ragione, il Pd ha un serio problema di linea politica e serve un momento di chiarimento di tutto: lavoro, immigrazione, Europa». (agg. di Niccolò Magnani)
RENZI SCEGLIE DE GREGORI E “QUELLI CHE RESTANO”
Se è vero che la politica è ormai a tutti gli effetti diventata un esercizio di comunicazione non può passare in secondo piano il fatto che Matteo Renzi abbia scelto per il suo ingresso alla Leopolda 9 la colonna sonora di Francesco De Gregori, emblema di una sinistra che l’ex premier è stato accusato troppo spesso di non incarnare. Ma si può dire, al di là del messaggio ideologico, che la canzone scelta sia quanto meno azzeccata dal punto di vista del testo. Perché il brano “Quelli che restano” cantata in coppia con Elisa non può non rappresentare una sorta di ripartenza per il renzismo, un voler saldare i conti con quella dirigenza che oggi ha voltato le spalle, una conta per vedere chi è “restato” fedele. Ed è per questo, come riportato da La Nazione, che dal palco Renzi non si tiene:”Quando si perde, ti giri e la stragrande maggioranza di chi ti stava intorno dice ‘Renzi? Mai visto prima’. E’ la sindrome del beneficiato rancoroso che caratterizza un po’ del gruppo dirigente, gente che fino al giorno prima è lì e poi dice ‘oh, io te lo dicevo che sbagliavi’”. (agg. di Dario D’Angelo)
LEOPOLDA 9: LA GIORNATA FINALE
La Leopolda 9 arriva al capolinea, la kermesse espressione del renzismo giunta alla giornata conclusiva di un’edizione molto partecipata al di là dei pronostici di quelli che Matteo Renzi in persona ha ribattezzato “gufi”. Il programma della giornata di oggi prevede il via alle ore 9:30, con la plenaria e interventi di cinque minuti a testa, prima del gran finale alle ore 12:30, con l’ex Presidente del Consiglio che sarà grande mattatore e protagonista sul palco di un discorso che potrebbe fare da apripista ad una prossima svolta politica. Perché se è vero che nessuno mette in dubbio la permanenza di Matteo Renzi nel Partito Democratico, è anche il rifiuto di parlare di Congresso a poche settimane dalla sua celebrazione che sembra tradire la volontà dell’ex segretario di “superare” il Pd. Ne sono una prova quelli che l’Huffington Post definisce “la sua versione dei meet-up”, e cioè quei “comitati di resistenza civile” separati dal Pd che potrebbero fare da preludio, prima o poi, a “l’altra cosa” renziana. Ne avremo un indizio oggi?
LEOPOLDA 9 E RENZI: SHOW CON BONOLIS E SGARBO A MINNITI
Intanto la Leopolda 9 è stata l’occasione per Matteo Renzi per presentare la cosiddetta “contromanovra”, la proposta di Legge di Bilancio alternativa a quella M5s-Lega in cui l’ex premier e l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno prospettato il recupero dei tagli a Ace, Ecobonus, Iri all’abolizione dell’imposta di registro, passando per la riapertura del progetto Casa Italia fino alla cancellazione totale dell’Irap e dal 2020 l’assegno universale per i figli, compreso per lavoratori autonomi e incapienti. Ieri Renzi è stato poi protagonista di un’intervista a parti invertite (lui in quella del conduttore) con Paolo Bonolis, ironico come sempre anche sullo stesso Renzi oltre che su Di Maio e Salvini (paragonati a Totò e Peppino). Ma restando sul piano politico non si è potuto fare a meno di notare la stoccata riservata a Minniti, l’ex ministro dell’Interno che assediato dai cronisti sulla possibilità di candidarsi alla segreteria ha replicato con un “al momento no”. Dal palco, a proposito di quel Congresso che non sembra il primo pensiero di Renzi, l’ex premier ha chiesto:”Davvero uno pensa che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti?“.