Strage di Erba, perchè Rosa e Olindo hanno confessato? Dopo la sparizione delle intercettazioni e i dubbi sul luogo della morte di Valeria Cherubini, una nuova puntata dell’inchiesta de Le Iene sulla tragedia di Erba. Il focus è su cosa hanno spinto i coniugi Romano a confessare la strage: riascoltando le prime intercettazioni dopo il fermo, i due non sembrano due spietati assassini, faticano a capire perché sono finiti in carcere, “tant’è che la moglie piange” come evidenzia l’inviato Monteleone. Interrogato dai pm, Olindo spiega: “Il fatto di essere stati riconosciuti dal Frigerio e le tracce di sangue delle vittime trovate sull’auto di Olindo Romano”. Ricordiamo che, sebbene ritrattata prima del rinvio a giudizio, la confessione ha convinto i giudici della loro colpevolezza. Ma ancora prima dell’ammissione, dopo il primo incontro con i magistrati, queste erano le parole dei Romano: “Non è da noi fare quelle cose lì, abbiamo litigato ma non da arrivare a quel livello lì”.
PERCHE’ OLINDO E ROSA HANNO CONFESSATO?
Olindo Romano ha perseverato: “Io non l’ho mica fatto eh. Frigerio può dire quello che vuole, che ci posso fare io”. Il 10 gennaio seguente Olindo chiede di incontrare i magistrati con l’unico scopo di vedere la moglie: “Era l’unico modo per vederla”, confessa ai pm. I magistrati insistono per cercare di strappare la confessione e, dopo due giorni in isolamento e la minaccia di non vederla più, i pm gli permettono un incontro con Rosa. Olindo arriva a capire che con le prove che hanno in mano rischia l’ergastolo, mentre con il rito abbreviato ci sarebbe uno sconto: “Ma cosa c’è da confessare, non siamo stati noi”, sottolinea Rosa, “Non è vero niente Olli, sai che non è vero niente di questa cosa”. Olindo replica: “Se facciamo così prendiamo anche dei benefici, te ne vai a casa”. Subito dopo la svolta: dai magistrati entra Rosa prima di Olindo e inizia racconto delirante, cercando di prendersi le colpe per scagionare il marito. “Ho preso il coltello e sono partita… Niente, Olindo è entrato e gli ha dato il colpo. Lei, la mamma è caduta, si è accasciata a terra, lei invece si è alzata subito: mi ha sputato in faccia, si è messa a ridere e abbiamo lottato insieme. Più picchiavo, più la accoltellavo e più mi sentivo sollevata”, lo straziante racconto della donna. Il giornalista investigativo Edoardo Montolli sottolinea che “le confessioni non tornano quasi mai con i fatti, non erano dettagliatissime”. E l’avvocato Schembri conferma: circa un errore ogni 30 secondi in testimonianze considerate dettagliate e sovrapponibili nella sentenza di primo grado.