La giornata di sabato 27 ottobre resterà storica per la Cgil e, forse, non solo per il sindacato guidato oggi da Susanna Camusso. Si è tenuto infatti il Comitato Direttivo – vero organo decisionale del sindacato a cui la Segreteria confederale deve riferire – a seguito dell’ultima Segreteria dell’8 ottobre, durante la quale la Segretaria generale indica Maurizio Landini come suo successore in ragione dei lavori congressuali che si terranno a Bari a gennaio 2019. Come noto, sette dei nove membri della Segreteria si mostrano d’accordo con l’indicazione, non gli altri due: Roberto Ghiselli e Vincenzo Colla, nome sul quale l’area riformista potrebbe convergere.
Nella sua relazione di sabato, Camusso – come già dichiarato alla Segreteria l’8 ottobre – sostiene le ragioni dell’investitura a Landini sulla base di un “ascolto” effettuato durante l’estate in tutta l’organizzazione tra le categorie e le Camere del lavoro e nel corso del quale il nome dell’ex Segretario dei metalmeccanici sarebbe stato il più gettonato. Eppure, proprio in questi giorni, il Segretario generale dei chimici Emilio Miceli ha dichiarato pubblicamente che la questione non gli è mai stata posta. Ma Camusso va fino in fondo: la candidatura di Colla sarebbe “occulta ma di dominio pubblico”.
A seguito dell’intervento della Segretaria generale, si apre il dibattito e il primo a intervenire è Roberto Ghiselli che, naturalmente, ne contesta il contenuto. La discussione prosegue con la presentazione al Direttivo di due “ordini del giorno” (il sindacato gli dà questo nome, sono documenti che vanno ai voti per capire l’orientamento dei presenti): uno è espressione della Segretaria e della sua linea, con l’altro si “prende atto che la segreteria nazionale non è stata in condizione di avanzare una proposta unitaria sulle caratteristiche, sui criteri del progetto e del percorso di rinnovamento del gruppo dirigente e del segretario generale coerente con il mandato ricevuto”.
Il dibattito viene però interrotto a seguito della presentazione di una mozione d’ordine che chiede di tagliare gli interventi. E, a quel punto, sono in molti a lasciare la sala, tanto che si resta senza il numero legale per proseguire. Il momento è drammatico. La giornata si chiude con il ritiro dei due ordini del giorno e nessuna votazione: comitato direttivo aggiornato al 4 novembre.
Come si possa raccontare questa drammatica storia con un titolo “Fallisce assalto a Landini” (vedi Huffington Post) è un mistero tutto italiano. È semmai fallito l’assalto di Susanna Camusso che non è stata capace di lavorare per una sintesi tra l’area riformista che si stringe attorno a Vincenzo Colla e una parte di organizzazione più movimentista, che vede in Maurizio Landini il giusto nome. Il dramma è ancor più tale se si pensa che i due sindacalisti – Colla e Landini – sono piuttosto complementari tra loro.
Tuttavia, l’aspetto più interessante della vicenda è che la Cgil sta dimostrando di essere un’organizzazione complessa che non cede alle spinte leaderistiche tipiche del nostro tempo. La complessità è ciò che caratterizza e anima le organizzazioni sociali, al di là del fatto che queste devono molto lavorare per efficientare e rendere più rapido il loro processo decisionale: il rischio è che nel rapporto con la politica siano costantemente superate e che finisca col prevalere la spinta riduttiva della realtà. Per questo motivo, il percorso congressuale della Cgil va seguito con molta attenzione. Può riproporre all’interno del movimento sindacale un rinnovato spirito collettivo che si riconosce in una ledership. Ciò farà bene al Paese.
Naturalmente, molto dipende da cosa succederà il 4 novembre. Marx scriveva che “la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. La speranza è che anche questa volta ciò che può accadere ci dica qualcosa in più di ciò che il grande filosofo-economista tedesco aveva previsto.
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