La manovra 2019 è arrivata alla Camera e, come era emerso negli ultimi giorni, non c’è la riforma delle pensioni con Quota 100. All’interno della Legge di bilancio, infatti, è solo prevista l’istituzione, presso il ministero del Lavoro, del “Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani”. A questo fondo vengono assegnati 6,7 miliardi di euro per il 2019 e 7 miliardi a partire dal 2020. Dunque ci vorranno altre norme per rendere operative la Quota 100 e la proroga di Opzione donna, più eventuali altri interventi di carattere previdenziale. Probabilmente ci sarà un ddl complessivo, che comprenderà anche il taglio delle pensioni d’oro, anche se non è ancora chiaro quale forma concreta avrà. Recentemente si era ipotizzato che potesse essere varato un contributo di solidarietà di cinque anni per gli assegni sopra i 4.500 euro al mese, ma l’idea iniziale, che potrebbe essere recuperata, era quella di un ricalcolo delle pensioni, con carattere quindi non temporaneo. Quota 100, la misura principale della riforma delle pensioni 2019, avrà con tutta probabilità un funzionamento diverso per i dipendenti pubblici. E secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore “potrebbero dover aspettare nove mesi per incassare la prima pensione”. Il quotidiano di Confindustria specifica che questa è un’ipotesi emersa durante l’ultimo vertice di Governo relativo al ddl sulle pensioni che sarà collegato alla manovra, in modo da venire incontro alle esigenze manifestate dalla ministra Bongiorno, visto che potrebbe esserci un turnover nel pubblico impiego capace di creare dei problemi nell’erogazione dei servizi. Dunque l’idea sarebbe quella di far attendere nove mesi dalla maturazione dei requisiti minimi richiesti per Quota 100, ma solo all’inizio del 2019, per lasciare poi aperte due finestre annuali semestrali. Finestre che invece per i lavoratori del settore privato resterebbero quattro trimestrali.
QUOTA 100, LE PAROLE DI BITONCI
Quando ci sarà la prima persona che andrà in pensione con la Quota 100? Myrta Merlino l’ha chiesto a Massimo Bitonci durante la trasmissione L’aria che tira, in onda su La7, e il sottosegretario all’Economia ha risposto nei primi giorni di febbraio. In studio era presente però anche Giorgio Cremaschi, che ha brevemente ricordato che prima di maggio non sarà possibile per nessuno usare Quota 100, evidente riferimento all’esistenza delle finestre trimestrali. Non si può comunque dimenticare che la riforma delle pensioni sarà contenuta in un ddl collegato alla Legge di bilancio e che quindi la manovra, come ha ricordato in un video su Facebook Walter Rizzetto, non conterrà nessuna misura previdenziale. Difficile quindi pensare che già a febbraio qualcuno possa usare Quota 100. Il deputato di Fratelli d’Italia nel suo intervento ha peraltro ricordato come questa misura possa essere penalizzante sia per i lavoratori precoci che per le donne, le quali tra l’altro svolgono una sorta di doppio lavoro tenendo presente i lavori di cura di cui si occupano. In tema di riforma delle pensioni, la maggioranza non lavora solo su Quota 100. Filippo Perconti, portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle ha infatti fatto sapere che “la legge Fornero ci obbliga a prendere una decisione sui circa 6000 esodati che chiedono la nona salvaguardia. In Commissione Lavoro stiamo lavorando in questa direzione, abbiamo approvato una risoluzione all’unanimità, c’è la volontà politica di sistemare questa difficile situazione e il Governo sta valutando il caso in maniera molto attenta per trovare una soluzione”. La risoluzione è stata accolta con favore dal Comitato esodati licenziati e cessati. Elide Alboni, commentandola sulla pagina Facebook del comitato, spiega che nella risoluzione “leggiamo ciò che è giusto e rende dignità a persone che stanno attraversando un inferno durato troppo, 7 anni!”. Nel testo si legge infatti che si ritiene “prioritario e urgente” un intervento. Non resta che vedere quali saranno le mosse dell’esecutivo su questo fronte.
QUOTA 100, EFFETTI ANCHE SULL’INPS
Non è detto che il tema non torni a galla insieme alla riforma delle pensioni con Quota 100, ma l’idea che era stata lanciata da Matteo Salvini qualche mese fa sembra incontrare il favore della Regione siciliana. L’assessore all’Economia Gaetano Armao ha infatti dichiarato in un’intervista a “Obiettivo Rai 1” che è stata elaborata una proposta per far sì che ci possa essere una defiscalizzazione delle pensioni, facendo in particolare leva su un abbattimento delle imposte locali, di modo che la Sicilia possa diventare, un po’ come il Portogallo, una sorta di paradiso per i pensionati. “Abbiamo elaborato questa proposta circa un anno fa”, ha detto Armao, secondo quanto riportato dall’Ansa. “Puntiamo allo sviluppo del turismo attraverso questa forma di attrazione dei pensionati di tutta Europa”, ha aggiunto, specificando che “in una prima fase ci rivolgeremo solo agli stranieri. Per gli italiani dobbiamo prima dirimere alcune questioni nel negoziato con lo Stato”. Condizione necessaria per avere questi benefici fiscali sarà l’acquisto di un immobile in Sicilia, con l’obbligo di tenerlo per almeno dieci anni. Quota 100, la misura principale della riforma delle pensioni contenuta nella manovra 2019, potrebbe avere effetti importanti sul pubblico impiego. Il Sole 24 Ore ricorda infatti che il bacino complessivo dei dipendenti pubblici che potrebbe andare in pensione con le nuove norme potrebbe superare le 300.000 unità, anche se negli ultimi giorni si è parlato di circa 160.000 lavoratori della Pa che userebbero Quota 100. Sembra che effetti importanti potrebbero aversi nel mondo della scuola, con circa 70-80mila docenti che lascerebbero il posto di lavoro, ma dove potrebbero esserci più “buchi” è nella sanità, dove già gli organici non sembrano adeguati a far fronte alla situazione. Il quotidiano di Confindustria ricorda poi che sono più di 4.500 i dipendenti dell’Inps che potrebbero utilizzare Quota 100: di fatto l’Istituto nazionale di previdenza sociale potrebbe perdere in un solo anno più dipendenti degli ultimi cinque. E tutto questo potrebbe avere delle conseguenze anche per la gestione delle pratiche di pensionamento dei cittadini.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI SORRENTINO
La Segretaria generale della Fp-Cgil, Serena Sorrentino, non sembra molto contenta della riforma delle pensioni che si prospetta. Soprattutto perché Quota 100 potrebbe avere delle regole differenziate per il pubblico impiego. Il sito di Rassegna sindacale riporta alcune sue dichiarazioni. Per Sorrentino, “le modifiche che si annunciano sulle pensioni, ancorché non essere la cancellazione della legge Fornero, rischiano di non affrontare la penalizzazione che si determina nel pubblico impiego, data dalla minore entità dell’assegno previdenziale, in virtù dell’anticipo di uscita rispetto al requisito ad oggi in essere per l’anzianità contributiva, e l’erogazione del trattamento di fine rapporto dopo 27 mesi dal pensionamento”. Dal suo punto di vista poi, se comunque “una quota di dipendenti deciderà di accedere a quota 100, l’effetto di esodo previsto nei prossimi tre anni si aggraverà. Per questo, servono misure urgenti e straordinarie per lo scorrimento rapido delle graduatorie in essere, procedure concorsuali tempestive e stabilizzazione dei precari”. La sindacalista fa anche presente che “tra tempi di espletamento delle procedure concorsuali e uscite per pensionamenti c’è un disallineamento che rischia di mettere in crisi quei settori dove è più forte l’impatto con l’utenza: sanità, servizi educativi e sociali, enti previdenziali, uffici territoriali di comuni e ministeri”. Inoltre, “parlare di tur over selettivo e stabilire ex ante i criteri rischia di vanificare la costruzione dei fabbisogni, basati sulla programmazione dei servizi e non su criteri decisi dall’alto”.