Due miliardi di euro di dividendi straordinari finiranno nelle tasche degli azionisti di Fca. A prima vista sembra una buona notizia e per i soci sicuramente lo è, almeno nel breve periodo. Ma a volte non è tutt’oro quello che luccica e lo dimostra la performance in Borsa del titolo che, dopo la conferma di questa voce che girava da alcuni giorni, ha perso oltre il 3%. «Borsa volatile», dirà qualcuno. «Vendi sulla notizia», diranno altri. Ma la spiegazione che ci piace perorare è più industriale che finanziaria. Eccola. Il denaro arriva dalla cessione di Magneti Marelli ai giapponesi di Kkr. Sono stati incassati 6,2 miliardi per un’azienda che è (perché lo sarà ancora grazie a un patto firmato contestualmente alla vendita) uno dei principali fornitori di Fca.
Magneti Marelli fornisce a Fca numerosi componenti e soprattutto la parte elettronica, gli scarichi e l’ottica dell’automobile, in altre parole hardware e software delle innumerevoli centraline presenti oggi sulle automobili, marmitte e fanali. Anche chi non capisce molto di auto può immaginare che le cose prodotte e vendute da Marelli sono al centro degli sviluppi tecnologici previsti nel settore nei prossimi anni. Una vendita sbagliata?
Non è detto perché è comunque opinabile sostenere che la cessione danneggi Fca togliendole una delle frecce migliori che aveva al suo arco: il vantaggio competitivo di avere nel gruppo un “esperto di futuro”. A volte un buon fornitore, magari grande e con mezzi per investire in ricerca e sviluppo come Kkr, è meglio perché ha più motivazioni e maggiori risorse. E, poi, dipende dal prezzo della cessione che molti analisti hanno definito congruo. Ma il vero succo della vicenda è che cosa fai con i soldi che incassi.
Con oltre sei miliardi, euro più euro meno, si possono mettere in cantiere, sviluppare e portare sul mercato almeno cinque, sei modelli nuovi di automobili. Per esempio un paio di Alfa Romeo, una Maserati, un altro paio di Fiat e, lasciateci sognare, una Lancia. Oppure si potrebbero investire nel velocizzare l’entrata sul mercato dei modelli che si stanno già studiando. O magari si potrebbero investire per aumentare la produttività delle fabbriche, realizzare una struttura capace di realizzare auto elettriche, un nuovo motore che consumasse pochissimo. Insomma: investire nel business.
È come, passateci l’esempio, quando, ricevuta una eredità o venduto un appartamento, decideste di concedervi una vacanza che costa un terzo di quello che avete appena incassato. Magari ve lo siete meritati o ne avete proprio bisogno, ma non state facendo un investimento sul futuro, state spendendo solo i soldi e non è un bel segnale. In Fca accade la stessa cosa. Magari gli azionisti, a secco da anni, se lo meritano o ne hanno bisogno, ma per l’azienda è la rinuncia a investire questo denaro per crescere, produrre, fare altro fatturato. Chissà cosa ci faranno con i loro 600 milioni di euro di dividendi i soci di Exor e quelli dell’accomandita Agnelli che, alla fine, decidono tutto da qualche mese.