Il caso Claudio Pinti è chiuso, l’untore hiv è stato accusato di omicidio ma mancano ancora degli accertamenti. Le perizie informatiche delegate dalla procura all’analista forense Luca Russo potrebbero portare a nuovi aggravanti per questo caso che ha sconvolto il nostro paese. Dal computer e dallo smartphone del Pinti potrebbero emergere ulteriori dettagli con l’ex fidanzata Romina che ha sostenuto come l’uomo sia stato con almeno 200 donne. La difesa aveva chiesto l’integrazione della documentazione presentata dall’infettivologa Cristina Mussini del policlinico di Modena e di Francesca Checcherini Silberstein virologa dell’università di Tor Vergata. Queste hanno dimostrato come il virus contratto da Romina e dalla Gorini derivasse dallo stesso ceppo di trasmissione da ascrivere a quello dell’untore. Attenzione però perché potrebbero essere diverse le sorprese che nelle prossime settimane animeranno i tribunali con i legali che potrebbero provare a chiedere l’annullamento della perizia. Al momento Claudio Pinti è chiuso nel carcere di Re Bibbia in una sezione per i detenuti affetti da Hiv. (agg. di Matteo Fantozzi)
ACCUSATO DI OMICIDIO
Si sono ufficialmente chiuse le indagini preliminari sulla vicenda che coinvolge Claudio Pinti, ex trasportatore 35enne ribattezzato “untore Hiv” ed arrestato quattro mesi fa. La notifica di conclusione delle indagini, come rivela il quotidiano Il Resto del Carlino, è datata 20 ottobre scorso, ovvero quattro giorni dopo l’incidente probatorio sulle perizie eseguite da due medici e disposte dal gip Carlo Cimini, i cui risultati aggraverebbero la posizione di Pinti. L’uomo fu arrestato lo scorso 12 giugno dopo la denuncia della ex fidanzata alla quale aveva trasmesso il virus dell’Hiv, consapevolmente, praticando rapporti sessuali non protetti ed omettendo alla compagna di essere sieropositivo. Nell’avviso di conclusione dell’inter investigativo fatto recapitare alla difesa dell’uomo rappresentata dall’avvocato Maria Alessandra Tatò e dal collega Andrea Tassi, però, emergono ora due reati contestati. Non solo le lesioni personali gravissime, già contenute nel dispositivo con il quale Claudio Pinti è finito in carcere ma la più grave, quella di omicidio volontario aggravato.
CLAUDIO PINTI, UNTORE HIV VERSO IL PROCESSO?
L’accusa di omicidio mossa dai magistrati, Marco Pucilli e Irene Bilotta all’untore Hiv, Claudio Pinti, fanno riferimento alla morte di Giovanna Gorini, ex compagna deceduta il 24 giugno 2017 per una patologia tumorale connessa all’Hiv. Dalle perizie disposte dal Gip sarebbe emerso che proprio l’autotrasportatore 35enne fu il responsabile della trasmissione del virus, lo stesso che fu poi trasmesso anche all’ex fidanzata Romina, con la quale ebbe una relazione a gennaio 2018. Oltre a contagiare l’ex compagna però, secondo le accuse, Claudio Pinti fece di più, ovvero indusse la donna a non curarsi. Il reato di lesioni personali gravissime contestato all’untore Hiv fa invece riferimento all’ex fidanzata che ha scoperto di essere stata contagiata solo nel mese di maggio. Molto probabilmente, la difesa di Pinti chiederà l’interrogatorio per l’indagato prima dell’udienza preliminare la quale potrebbe essere fissata già entro il prossimo mese di dicembre. E con essa la decisione sul rinvio a giudizio a carico dell’untore.