Santa Silvia, 3 novembre: nata in una famiglia di modeste condizioni, stando ad alcuni documenti del tempo potrebbe essere discendente dell’illustre gens Octavia. Nel 538 sposa il senatore Gordiano, appartenente alla gens Anicia, una nobile famiglia romana. Dopo le nozze la coppia si trasferì nella villa degli Anici sul colle Celio al Clivo di Scauro, dove oggi è stata costruita la chiesa di San Gregorio al Celio. Silvia ha avuto due figli, tra cui Gregorio diventato Papa nel 590. La morte del marito Gordiano, spinge la donna a trasferirsi intorno al 573 in una casa sull’Aventino, a Cella Nova. Qui diventa una benedettina dedicando le sue giornate alla preghiera, alla meditazione e preghiera. Una vita dedita ad aiutare i malati e le persone bisognose. Alla sua morte, nel 592, Papa Gregorio richiese che fosse seppellita nel monastero di Sant’Andrea insieme alle sorelle. Sulla sua lapide venne affissa una croce e un libro con la scritta: “Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me” (“Vive la mia anima e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno”). (aggiornamento Emanuele Ambrosio)
Fu madre di Papa Gregorio I “Magno”
Il 3 novembre ricorre la memoria liturgica di Santa Silvia, nobildonna romana e moglie del senatore Gordiano. La sua nascita è fatta risalire al 520 ca.; quella di morte, al 592. Fu madre di papa Gregorio I, venerato come santo con l’appellativo di “Magno”. Silvia nacque a Roma in una famiglia di modeste condizioni, ma discendente dalla nota gens Octavia. Anche le sorelle Emiliana e Tarsilia divennero sante. Le nozze con Gordiano, diplomatico dell’Impero, avvennero nel 538. Il senatore apparteneva alla gens Anicia, “imparentata”, in qualche modo, con l’illustre san Benedetto. La loro dimora è collocata nella villa degli Anici, in prossimità dell’attuale chiesa di San Gregorio al Celio. Il figlio primogenito fu proprio il futuro papa.
Santa Silvia, madre (e) devota di Gregorio I
Silvia rimase vedova nel 573, e allora si ritirò su un altro colle romano, l’Aventino, precisamente nella tenuta Cella Nova. La Santa dedicò tutta la sua vita alla preghiera, osservando con dovizia la regola benedettina. Importanti gli aiuti forniti ai malati e ai più bisognosi. Nel frattempo, il figlio Gregorio coltivava la sua vocazione. La villa paterna fu adibita a monastero, e accanto ad esso sorse la chiesa di Sant’Andrea. Nel 590, il futuro santo venne eletto papa. Prima del pontificato, Silvia si occupò personalmente della cura della malattia, che minacciava di compromettere la buona riuscita delle sue attività. Nonostante la salute cagionevole, la vita eremitica non lo danneggiò. Silvia morì due anni dopo la sua elezione a pontefice. Le sue spoglie furono collocate nel monastero di Sant’Andrea, nello stesso sepolcro di Emiliana e Tarsilia. L’epitaffio recita: “Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me”, “Vive la mia anima e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno”.