Rivolta contro il governo da parte dell’associazione delle vittime del Salvabanche. Attraverso una nota ufficiale, i rappresentanti delle vittime delle banche hanno alzato la voce contro l’esecutivo, accusando lo stesso di non aver fatto «niente di diverso da quello che ha fatto e che ha detto il Pd». Secondo la stessa associazione, durante la campagna elettorale pre-elezioni dello scorso 4 marzo, erano state fatte diverse promesse: «Hanno preso un sacco di voti che avrebbero ridato a tutti, indistintamente, l’intero ammontare del loro investimento perduto, e finalmente, dopo mesi di chiacchiere e slogan, arriva la norma di legge del governo M5S-Lega, sui rimborsi». Il governo avrebbe disposto un rimborso parziale nella misura del 30 per cento che verrà dato agli azionisti che «hanno subito un danno ingiusto – prosegue la nota – riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia dell’arbitro». Il provvedimento che adotterà il governo per le vittime del Salvabanche sarà quindi identico a quello deciso dal governo precedente di sponda Partito Democratico: «Per gli obbligazionisti con rapporto negoziale diretto sia delle quattro banche che delle banche venete – prosegue la nota – Praticamente non si è fatto nulla di nuovo perchè si applicano semplicemente gli strumenti che aveva messo in piedi il vecchio governo. Quelli esclusi dai rimborsi dal precedente governo, rimangono esclusi anche dal nuovo». Gli azionisti “truffati” riceveranno il 30% di quanto perso, nella misura massima di 100mila euro, a cui poi andranno tolti i dividendi percepiti. Con questa mossa, si abbasserà ulteriormente l’importo percepito, lamenta l’associazione: «Questo contribuirà ad abbassare sensibilmente il valore del rimborso, ma non solo: accettando queste cifre rinunceranno automaticamente a qualunque altra pretesa di rimborso di quanto perso in seguito ai crack». Come conclude la nota dell’associazione, trova quindi conferma l’onere della prova, mentre decade il discorso delle restituzioni totali. Ora si attende la replica del governo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VITTIME SALVA-BANCHE CONTRO IL GOVERNO
L’Associazione Vittime del Salvabanche critica il Governo per quanto inserito nella manovra 2019 a proposito dei rimborsi promessi per i risparmiatori coinvolti nei dissesti bancari degli ultimi anni. “Hanno preso un sacco di voti promettendo che avrebbero ridato a tutti, indistintamente, l’intero ammontare del loro investimento perduto, e finalmente, dopo mesi di chiacchiere e slogan, arriva la norma di legge del governo M5S-Lega, sui rimborsi. Un rimborso parziale (solo nella misura del 30%) che verrà dato agli azionisti che ‘hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia dell’Arbitro’. Niente di diverso da quello che ha fatto e che ha detto il Pd”, è quanto si legge in una nota diffusa dall’Associazione, che evidentemente si sente tradita dall’esecutivo.
LE SCELTE NELLA MANOVRA
Nella nota viene spiegato che per gli obbligazionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Popolare di Vicenza e Veneto Banca non è stato fatto nulla di nuovo e quanti sono rimasti esclusi in passato dai rimborsi perché avevano comprato i titoli da un intermediario non avranno nulla nemmeno dal nuovo Governo. Per gli azionisti è invece previsto un ristoro parziale del 30%, con un tetto massimo di 100.000 euro, cui andranno decurtati i dividendi percepiti. Come se non bastasse, “viene confermato ‘l’onere della prova’, ovvero la necessità di disporre di una sentenza o una pronuncia favorevole riconosciuta ufficialmente per poter accedere al fondo di ristoro”. L’Associazione riguarda quindi al Governo che si sarebbero dovuti “mettere in discussione i decreti incostituzionali di risoluzione delle 4 banche e delle 2 venete emanati dal Pd alla Corte Costituzionale, costringere le banche che hanno acquistato ad 1 euro a metterci i soldi per rimborsare tutti”.