La probabilità che con la riforma delle pensioni 2019 arrivi Quota 100 sta portando diversi italiani vicini alla quiescenza a chiedersi cosa potrebbe cambiare effettivamente per loro. Un lettore di Repubblica ha chiesto in particolare, visto che con l’attuale Legge Fornero potrebbe andare in pensione nel giugno del 2021 con 42 anni e mezzo di contributi e 67 anni di età, se con l’uscita anticipata con Quota 100 nel febbraio 2019 perderebbe i contributi non più versati fino a giugno del 2021 e se conseguentemente potrebbe ricevere un assegno mensile di importo inferiore. La risposta a cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è piuttosto semplice e netta: chiaramente andando in pensione prima e con meno contributi la pensione sarà più bassa rispetto all’uscita nel giugno del 2021. Non si risponde esplicitamente alla domanda sulla perdita dei contributi non versati, ma la risposta è lapalissiana, anche perché non si può perdere qualcosa che ancora non è stato acquisito. In ogni caso il quesito posto evidenzia che sarà bene fare i propri calcoli per sapere se è opportuno o meno andare in pensione con Quota 100.
INPS: “6 PENSIONI SU 10 SOTTO I 750 EURO”
Nell’ultimo osservatorio sulle pensioni stilato dall’Inps,viene annunciato che a gennaio 2017 l’Istituto di Previdenza erogava 18 milioni di assegni ogni mese e nel 63,1% dei casi sono sotto la soglia di 750 euro (ovvero della possibile prossima pensione di cittadinanza promessa dal Governo Lega-M5s). «Una forte concentrazione nelle classi basse», spiega la nota ufficiale Inps dopo i risultati all’osservatorio. Come spiega un focus di Repubblica in merito ai dati dell’Istituto diretto da Tito Boeri, «Nel 26% dei casi, l’assegno resta sotto 500 euro al mese. Resta poi la sproporzione tra uomini e donne: tra queste la percentuale di assegni sotto 750 euro sale al 76,5%. Dall’altra parte della scala, ci sono più di 207mila pensioni sopra i 3.500 euro mensili, l’1,2% del totale». Non solo, dai dati emerge anche che negli ultimi anni in Italia il numero degli assegni pensionistici è diminuito del 2,7%: l’inversione di tendenza è scattata dal 2013 in poi. (agg. di Niccolò Magnani)
UIL: “BENE QUOTA 100 MA DOBBIAMO PARLARE COL GOVERNO”
Intervenendo al convegno organizzato dalla Uil Pensionati sul tema della riforma pensioni inserita in Manovra, il segretario regionale Uil Emilia Romagna solleva due punti importanti nella discussione sempre accesissima per la Quota 100 di marca gialloverde. «Bene la quota 100, ma aspettiamo di parlare con il Governo» spiega Giuliano Zignani a TeleRomagna 24. Dopo l’annuncio del vicepremier Di Maio – «La riforma delle pensioni si farà per decreto dopo l’approvazione della legge di bilancio, probabilmente dopo Natale» – non sono state poche le discussioni nate tra sindacati, associazioni di categoria e ovviamente opposizioni. Il concetto chiave è che, finora, le decisioni sono giunte solo dall’alto e non vi sarebbero stati spazi per le concertazioni sindacali, lamentano le sigle nazionali: il ministro Di Maio ha promesso a breve diversi tavoli sulle pensioni anche se manca, per ora, un annuncio e un appuntamento ufficiale. (agg. di Niccolò Magnani)
GOVERNO STIMA 360MILA USCITE DAL LAVORO
Il Governo Lega-M5s stia che nel 2019 l’uscita dal lavoro con la Quota 100 potrà essere “sfruttata” da 360mila lavoratori: il Sole 24 ore riporta oggi i dati raccolti dai tecnici di Palazzo Chigi in merito agli anticipi inseriti nella riforma pensioni per il prossimo anno, con un pacchetto pronto ad essere emendato alla Manovra 2019. Quei 360mila assorbirebbero i 6,7 miliardi messi a disposizione per l’anno prossimo dal fondo inserito nella Legge di Bilancio: la Lega vuole stringere i tempi e approvare il tutto in modo da far scattare le nuove misure già dal 1 gennaio 2019. Il motivo è presto che detto: «è necessario che le nuove norme entrino in vigore dal 1° gennaio 2019 per consentire a chi, da quella data, matura i requisiti (almeno 62 anni e 38 anni di contributi) di poter utilizzare da aprile la prima delle quattro finestre per i dipendenti privati, alle quali se ne aggiungeranno due per i lavoratori del pubblico impiego e una annuale per la scuola», spiega il Sole 24 ore. (agg. di Niccolò Magnani)
BONGIORNO: “QUOTA 100 AD HOC PER LA PA”
Mentre si cerca ancora di stimare i reali effetti della riforma pensioni messa in campo dal Governo gialloverde, interessante è il caso tutto particolare della Quota 100 per i dipendenti pubblici: secondo quanto raccontato venerdì scorso ad Agorà dal Ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, l’accesso alla pensione dei lavoratori Pa avverrà «con una norma ad hoc». L’obiettivo studiato dal Governo e dal Ministro leghista è quello, in poche parole, di garantire la continuità dell’azione amministrativa: «la Pubblica Amministrazione», ha spiegato ancora l’avvocato Bongiorno, «avrà una norma ad hoc sulle pensioni per una garanzia di azione amministrativa. Quindi nel momento in cui sarà scritta specificamente la norma della Quota 100 si valuterà che tipo di convenienza avrà il dipendente ad usufruirne». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI DAMIANO
Come noto, la riforma delle pensioni con Quota 100 non è contenuta nella manovra 2019. Si sono susseguite diverse ipotesi su come il Governo provvederà a rispettare le promesse fatte in tema previdenziale. “All’inizio sembrava che questi provvedimenti fossero compresi all’interno del disegno di legge di Bilancio. Poi si è parlato di un provvedimento legislativo ad hoc, successivo alla sua approvazione. In seguito, di un emendamento. Adesso, Di Maio parla di un decreto che verrà deliberato dal Consiglio dei Ministri verso Natale. L’importante è che qualcosa accada, perché ogni giorno che passa aumenta il divario tra promesse elettorali e realtà”, evidenzia Cesare Damiano, che ricorda altresì che “l’accordo di Governo tra Lega e 5 Stelle prevedeva il superamento della legge Fornero e, sul versante dei 5 Stelle, la realizzazione di reddito e pensione di cittadinanza”.
Secondo l’ex ministro del Lavoro, tuttavia, “Quota 100, nella versione gialloverde, non è neanche lontanamente il superamento della legge Fornero: è, più realisticamente, un’altra tappa verso il suo smantellamento, iniziato dalla Commissione Lavoro della Camera nella scorsa legislatura”. Damiano aggiunge poi: “Noi vogliamo Quota 100, ma anche i 41 anni di contributi, Opzione Donna, la nona salvaguardia degli esodati e il blocco dell’aggancio tra età pensionabile e aspettativa di vita, perché siamo per una vera flessibilità previdenziale e ci pare opinabile il tetto dei 38 anni di contributi e il divieto di cumulo per due anni per chi anticipa la pensione. Il problema è che il Governo rimanda o traccheggia perché non ha messo risorse sufficienti per gli obiettivi che dichiara di voler realizzare”.