Ha riaperto questa mattina, ma soltanto per pochi minuti, l’ufficio postale di via Fratelli Cervi a Pieve, in provincia di Reggio Emilia, dove ieri si è verificato l’ormai tristemente noto sequestro dei 5 dipendenti delle stesse poste. Il cartello appeso, per motivare la chiusura della sede delle poste, è “motivi indipendenti da Poste italiane”, ed ovviamente il riferimento è agli eventi avvenuti ieri. Verso le 10:30, come testimoniato dai colleghi di ReggioOnline.it, la direttrice, (fra i sequestrati ieri), si è ripresentata questa mattina presso l’ufficio in compagnia di un tecnico informatico, senza rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti presenti, al di fuori di un “sto bene”. Nel frattempo è uscito allo scoperto il legale di Francesco Amato, il sequestratore, in attesa di capire se assisterà il proprio cliente anche per questo processo. Franco Beretti, così si chiama l’avvocato, aveva sentito Amato il 31 ottobre scorso, dopo la condanna a 19 anni per ‘ndrangheta: «Era tranquillo – le sue parole – mi ha chiesto se doveva preparare la valigia. Gli ho detto aspetta, vediamo cosa deciderà la corte». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’ACCUSA DI SEQUESTRO DI PERSONA
E’ di sequestro di persona la gravissima accusa nei confronti di Francesco Amato, il 55enne che per metà giornata di ieri ha tenuto in ostaggio cinque persone presso l’ufficio postale di Fratelli Cervi a Reggio Emilia. Una terribile vicenda che si è conclusa fortunatamente con il lieto fine, visto che nessuno degli ostaggi è rimasto ucciso o ferito, e il sequestratore è stato arrestato. Fuori dagli uffici postali, anche i parenti dell’aggressore, che in qualche modo hanno cercato di difendere lo stesso: «Ha fatto questo gesto – affermano – perché 19 anni di carcere sono troppi, nessuno lo ascolta». Le persone vicine ad Amato si riferiscono alla recente condanna dello stesso, processato per ‘ndrangheta e obbligato a scontare quasi due decenni dietro le sbarre. Fra le vittime del sequestratore c’è anche la dirigente dell’ufficio postale; la figlia era con la mamma durante il sequestro, e ha raccontato quegli attimi così: «Ero entrata per salutarla – le parole a ReggioOnline.it – poi dopo è entrato lui dicendo che ammazzava tutti con un coltello in mano, io sono uscita e ho chiamato i carabinieri, mentre mia mamma è rimasta lì…». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE PAROLE DEI TESTIMONI
Ha seminato il panico Francesco Amato, alle poste di Reggio Emilia. Ieri, ha preso in ostaggio cinque persone, facendo passare attimi di terrore agli stessi sequestrati: «Quando è entrato sembrava un cliente come gli altri – ha raccontato stamane al Corriere della Sera, Anna Maria Melito, la direttrice dell’ufficio delle poste reggiano, che ha vissuto in prima persona quanto accaduto – poi ha tirato fuori da una cartellina un lungo coltello e intimato a chi era presente di uscire. Siamo rimasti solo noi dipendenti, all’inizio eravamo in cinque, quattro colleghe donne e un uomo». Il racconto prosegue: «Continuava a dire che era innocente e che voleva parlare con Salvini, non ci ha mai trattato male e ci ha consentito quasi subito di parlare al telefono con i nostri familiari, io ho potuto parlare con mio marito. Era calmo – prosegue – per niente agitato. Continuava a dirci di stare tranquilli, che non ci avrebbe fatto del male. Ripeteva che era innocente e che voleva solo parlare con Salvini». Amato ha fatto uscire tutti i clienti, ed è rimasto solo con i dipendenti. Fra i primi a lasciare la posta, Giuseppe Grassi: «Mi tremano ancora le gambe – racconta – l’ho visto entrare, ha girato per un po’ poi ha tirato fuori il coltello che aveva dentro una cartelletta. Ha detto alle impiegate di farci uscire, era calmo, controllato». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL RACCONTO “LIVE” DI UNO DEGLI OSTAGGI
Uno degli ostaggi sequestrati all’interno dell’ufficio postale di Pieve Modolena da Francesco Amato, condannato per il processo Aemilia, è stato contattato dal Giornale Radio Rai ed ha reso testimonianza dei drammatici momenti del sequestro: “Siamo chiusi dentro. Il signor Amato vuole parlare con Salvini. Lo vedo. Sono all’interno, il signor Amato sta parlando: vuole Salvini. Parla con i Carabinieri, con noi. Ha un coltello in mano. Io lavoro qui: siamo in quattro. Il signore è qui da parecchie ore. Ha detto che se apriamo la porta qualcuno fa una brutta fine e quindi siamo trincerati dentro.” A dare l’allarme era stata la figlia della direttrice dell’ufficio postale, che era riuscita a scappare. Alla fine Amato si è consegnato spontaneamente alla polizia, con i quattro ostaggi rimasti nella struttura tutti fortunatamente illesi. (agg. di Fabio Belli)
SALVI I QUATTRO OSTAGGI
Si è conclusa nel migliore dei modi, alle 16.43 di oggi, la disavventura vissuta da alcune persone all’ufficio postale di Pieve Modolena, presi in ostaggio da Francesco Amato, condannato per il processo Aemilia. Come è noto, l’uomo aveva chiesto di parlare con Matteo Salvini, ma poi il sequestratore è stato convinto a desistere dalle forze dell’ordine, come hanno spiegato poi i Carabinieri che sono entrati con un blitz nella sede delle Poste e hanno portato in salvo i quattro ostaggi, tutti illesi. “Il pregiudicato si è consegnato spontaneamente alla fine della negoziazione” ha detto Cristiano Desideri, colonnello dell’Arma, ai microfoni dei giornalisti, aggiungendo che “gli abbiamo fatto capire che i sequestrati non avevano colpe, facendo leva sul suo senso di umanità”. Il colonnello ha comunque precisato che non ha fatto del male a nessuno e nemmeno minacciato gli ostaggi, protestando solamente contro quella che lui riteneva una sentenza ingiusta: “Voleva parlare col Ministro Salvini ma alla fine si è accontentato del nostro team di negoziatori: noi comunque eravamo pronti a intervenire ma grazie al cielo è bastata la persuasione” ha concludo Desideri. (agg. R. G. Flore)
IL SEQUESTRATORE SI E’ ARRESO
Si è arreso Francesco Amato, il sequestratore dell’ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, dove si era asserragliato con un coltello. La trattativa con la polizia è durata ore, fino alle 16.30, quando l’uomo si è arreso ed è stato portato fuori dagli agenti. I poliziotti lo hanno caricato su un minivan grigio, i suoi parenti hanno inveito contro le forze dell’ordine, applaudendo in segno di scherno. Francesco Amato, uno degli imputati condannati nel processo di ‘ndrangheta “Aemilia”, aveva lasciato uscire tutti i clienti, tenendo in ostaggio cinque dipendenti, tra cui la direttrice. Uno degli ostaggi è stato poi liberto: la donna aveva accusato un malore ed era stata fatta uscire per essere soccorsa. L’uomo era latitante dal giorno della condanna nel maxi-processo, per il quale è stato condannato a 19 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. Nei suoi confronti pendeva un ordine di carcerazione a cui si era sottratto. (agg. di Silvana Palazzo)
FORZE SPECIALI PRONTE PER BLITZ
Dura da ormai diverse ore il sequestro posto in essere da Francesco Amato, il latitante condannato a 19 anni di reclusione nel maxiprocesso Aemilia contro la ‘ndrangheta al Nord che armato di coltello tiene in ostaggio alcune dipendenti delle Poste dell’ufficio di Pieve Modolena, periferia di Reggio Emilia. Come riportato da La Repubblica, impegnati nelle trattative con Amato sono i carabinieri, e in particolare un militare, posizionato sulla soglia dell’edificio, che fa da tramite. Stando a quel che filtra, però, Francesco Amato “non collabora” e per questo motivo non si esclude un’irruzione da parte delle forze speciali, pronte ad entrare in azione. a parte della via Emilia dove si trova la filiale delle Poste è stata evacuata, e sono stati creati due punti di sbarramento ai lati. Intanto è stata resa nota l’identità della donna che dopo essersi sentita male è stata liberata da Amato: si tratta della cassiera Annalisa Coluzzo, 54 anni, che ora sta bene. Restano in ostaggio altre 4 donne. (agg. di Dario D’Angelo)
FRATELLO FRANCESCO AMATO: “AZIONE DIMOSTRATIVA”
Poco dopo mezzogiorno, Francesco Amato, l’uomo condannato a 19 anni nell’ambito del maxi processo Aemilia, ha deciso di rilasciare uno degli ostaggi. Si tratta di una donna che però, come spiega Il Resto del Carlino, appena fuori dall’ufficio postale dove l’uomo è asserragliato da questa mattina, è svenuta in seguito ad un malore e soccorsa dal personale del 118. Intorno alle 13.00 è giunto sul posto anche uno dei fratelli di Amato, non imputato nel processo Aemilia, il quale ha preso attivamente parte alla trattativa in corso. A suo dire, quella messa in atto dal fratello sarebbe una azione dimostrativa in quanto la condanna a 19 anni e un mese a suo carico (una delle più severe), non è giusta. Sul posto è giunto anche il questore di Reggio Emilia, Antonio Sbordone, insieme al prefetto Maria Forte. Amato da quattro ore è barricato nell’ufficio postale e dopo aver minacciato di uccidere con un coltello da cucina i dipendenti, ha chiesto di parlare con il ministro Salvini. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“VOGLIO PARLARE CON SALVINI”
Terrore a Pieve Modolena, quartiere di Reggio Emilia: questa mattina Francesco Amato, condannato nel processo Aemilia contro la ‘ndrangheta a 19 anni di carcere, si è asserragliato nell’ufficio postale e ha preso in ostaggio la direttrice e alcuni dipendenti dell’ufficio sulla via Emilia. Sul capo dell’uomo pende un ordine di carcerazione, ma è risultato irreperibile e dunque latitante: sono in corso le trattative con le forze dell’ordine, giunte immediatamente sul posto. L’uomo avrebbe detto “vi ammazzo tutti”, come rivelato dalla figlia della direttrice delle Poste, come sottolineato da Reggio Online: sono attesi i carabinieri del Gis da Livorno, le cosiddette “teste di cuoio”. E spunta un elemento in più: Amato avrebbe chiesto di parlare con Matteo Salvini, ministro dell’Interno. Situazione delicata, con l’aggressore che ha fatto sapere di essere pronto ad accoltellare qualcuno in caso di irruzione di agenti o militari. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CONDANNATO PRENDE IN OSTAGGIO DIRETTRICE DELLE POSTE
Momenti di terrore questa mattina, presso un ufficio posta di Reggio Emilia, nel quartiere Pieve Modolena, dove un uomo armato di coltello si barricato all’interno prendendo in ostaggio i dipendenti. Secondo le primissime informazioni trapelate da Reggionline.com, il fatto sarebbe avvenuto intorno alle ore 8.30, quando all’interno dell’ufficio postale vi erano circa 5 dipendenti e 7 clienti, questi ultimi poi usciti dal locale. L’uomo armato è Francesco Amato, condannato a 19 anni ed 1 mese di reclusione nell’ambito del processo Aemilia e destinatario di un ordine di carcerazione, ma da alcuni giorni latitante. Dalle prime informazioni pare che vi siano in corso le trattative tra l’uomo e le forze dell’ordine – polizia e carabinieri – giunti prontamente sul posto e che avrebbero già provveduto a chiudere la via Emilia. Tra le persone prese in ostaggio, secondo quanto riferito da Il Resto del Carlino, ci sarebbe anche la direttrice dell’ufficio postale.
REGGIO EMILIA, TERRORE ALLE POSTE: CHI È FRANCESCO AMATO
Sono attimi concitati, quelli che si stanno vivendo da alcune ore a Reggio Emilia, presso l’ufficio postale di via Emilia dove dalle 8.30 circa è barricato Francesco Amato, condannato Aemilia. L’uomo, armato di un coltello da cucina, dopo aver fatto uscire i clienti avrebbe preso in ostaggio i dipendenti minacciandoli di morte. Lo ha riferito la figlia della direttrice dell’ufficio postale alla giornalista Margherita Grassi. “Vi ammazzo tutti”, avrebbe detto Amato, che avrebbe aggiunto secondo la testimonianza, “Fate uscire tutti. Sono quello condannato a 19 anni. Mia madre è in questo ufficio da 6 anni”. Quindi si sarebbe barricato all’interno. Francesco Amato era uno dei 15 destinatari di misura cautelare dopo la condanna nell’ambito del processo Aemilia, ma era ritenuto irreperibile. La sua condanna risulta essere una tra le più pesanti in quanto in primo grado gli è stata data la pena di 19 anni e un mese, per l’accusa di associazione di stampo mafioso.