Salta la prima testa dell’amministrazione Trump dopo le elezioni di Midterm. Si tratta di Jeff Sessions, ministro della Giustizia, che in una lettera indirizzata all’inquilino della Casa Bianca ha scritto:”Su sua richiesta, presento le mie dimissioni“. “Ringraziamo il ministro della Giustizia Jeff Sessions, e gli auguriamo il meglio“, ha twittato da parte sua il tycoon newyorchese, che a Sessions non ha mai perdonato l’aver di fatto spalancato le porte alla nomina del procuratore speciale Robert Mueller. Ventiquattro ore prima del voto di metà mandato, Trump aveva commentato:”Le amministrazioni generalmente effettuano modifiche dopo le elezioni di midterm. La mia probabilmente rientrerà in questa categoria“. A quello dell’attorney general, che sarà sostituito ad interim dal suo ex capo dello staff, Matthew Whitaker, potrebbero seguire molte altre uscite, in quello che si preannuncia come il più classico dei rimpasti. (agg. di Dario D’Angelo)
TRUMP AI DEMOCRATICI: “LAVORIAMO INSIEME”
Ha parlato delle elezioni Midterm come di un “successo eccezionale”, ma adesso Donald Trump inizia a fare i conti con una delle conseguenze principali del voto di metà mandato: la maggioranza dei Democratici alla Camera. Ed è a loro che il tycoon newyorchese si è rivolto inoltrando un appello a “lavorare insieme” perché “è il momento di unirsi, mettere da parte le faziosità, e mantenere il miracolo americano”. Trump ha chiarito che una convergenza coi Dem è possibile su due temi: costruzione di infrastrutture e provvedimenti per la salute. Riferendosi alla speaker democratica alla Camera, Nancy Pelosi, che ieri aveva pronosticato una vittoria certa del partito dell’Asinello, Trump ha aperto:”Con lei possiamo lavorare per dare il meglio agli Stati Uniti”. Certo non si può dire che Trump non sia ottimista, considerando che spera di costruire il muro col Messico coi voti dei Democrats:”Parlo con i democratici tutto il tempo e loro sono d’accordo che il muro è necessario. Servono le risorse per costruirlo”, ha detto. (agg. di Dario D’Angelo)
RICONTEGGIO DEI VOTI IN FLORIDA
Le elezioni di midterm, di metà mandato, tenutesi ieri negli Stati Uniti, hanno fatto segnare un nuovo record. Gli americani che hanno espresso la propria preferenza fra Repubblicani e Democratici sono stati infatti 113 milioni, pari al 49% degli elettori registrati. Come ricorda l’edizione online dell’agenzia Ansa, si tratta della prima volta nella storia delle elezioni di midterm in cui si supera la quota di 100 milioni, a conferma di quanto queste fossero sentite sia dalla sponda Repubblicana quanto da quella Democratica. Intanto si va verso il riconteggio dei voti in Florida. Nella corsa al senato il democratico Bill Nelson è stato battuto sul filo di lana dal repubblicano Rick Scott. Peccato però che i voti di vantaggio di quest’ultimo siano stati circa 34.500, meno dello 0.5% del totale. Di conseguenza, come ha annunciato Nelson, la legge della Florida richiede il riconteggio automatico quando vi sono margini di vittoria così esigui. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
COME CAMBIANO CAMERA E SENATO
Dopo i risultati ufficiali delle Elezioni di Midterm, Camera e Senato cambiano sensibilmente rispetto agli ultimi anni (specialmente alla House): 435 seggi totali per la Camera dei Rappresentanti, 222 saranno occupati dal Partito Democratico mentre 119 dal GOP di Trump che perde così dopo 8 anni la guida dei Deputati. Al Senato invece, sui 100 seggi attuali – dopo i 35 rinnovati nelle Elezioni Usa di Midterm – 45 saranno occupato dai Dem e 51 (uno in più della maggioranza minima consentita) per i Repubblicani. L’onda blu è stata fermata dalla compulsiva e impegnativa campagna elettorale del Presidente ma anche per la mancanza di “attrattiva” nella proposta Democratica in molti Stati: piuttosto, sale “l’onda rosa” con oltre 100 donne che conquistano un seggio ala Camera, a partire dalla più giovane ovvero la 29enne pasionaria dem Alexandria Ocasio-Ortez. Sul fronte delle riconferme illustri, da segnalare sicuramente Bernie Sanders riconfermato Senatore nel Vermont; Elizabeth Warren possibile candidata dem nel 2020 in Massachusetts, Tim Kaine in Virginia (ex candidato vicepresidente di Hillary Clinton) ma anche Ted Cruz in Texas e Andrew Cuomo riconfermato Governatore a New York.
PRIMI VERDETTI SUI GOVERNATORI
Le Midterm, come ben sapete, sono anche elezioni decisive per quanto riguarda i Governatori dei singoli Stati Uniti d’America: ebbene, in attesa dei risultati certi e certificati dopo la fine dello scrutinio, i primi verdetti dicono che anche qui i Repubblicani riescono a spuntarla sui Democratici con voti assottigliati ma che danno il senso di una non sconfitta di Trump come invece i liberal speravano. In Illinois i democratici strappano con J.B. Pritzker la poltrona al governatore uscente Bruce Rauner, mentre in Florida il pupillo del Presidente Ron DeSantis è in vantaggio sul 39enne Andrew Gillum, anche se di un solo punto percentuale. Vittoria dem scontata di Andrew Cuomo a New York e nel Michigan, mentre in Ohio la battaglia è dura tra il repubblicano Mike DeWine e il Dem Richard Cordray, indietro di sette punti al rivale del Gop. Come riporta il Corriere della Sera, «in South Dakota – stato in cui Trump sconfisse Clinton di quasi trenta punti e dove i dem non governano da 40 anni – al 66% dei seggi scrutinati la candidata repubblicana Kristi Noem, che sarebbe la prima governatrice donna, è in testa di soli due punti e mezzo sul democratico Billie Sutton».
I VOLTI NUOVI ELETTI
Sono diverse le novità fra i Democratici dopo le elezioni di midterm che hanno visto i Dem trionfare, come previsto, alla Camera. Fra coloro che vengono eletti per la prima volta vi è ad esempio Alexandria Ocasio-Cortez, 29enne del Bronx che è a tutt’oggi la donna più giovane mai eletta al Congresso a stelle e strisce. E’ riuscita ad ottenere i voti dei giovani democratici scontenti, in particolare, quelli delle donne e delle minoranze etniche. Altro caso degno di nota è quello di Rashida Tlaib, sempre per i Dem, che è la prima donna musulmana ad essere eletta nel Congresso. Situazione simile per Ilhan Omar, prima rifugiata africana che indosserà l’hijab, e che ha già conquistato la copertina del Time. Antonio Delgado, altro Democratico neo-eletto, ha invece un passato da rapper, infine Sharice Davids, dopo aver sconfitto il rappresentante in carica, Kevin Yoder, è divenuta la prima nativa americana Lgbt. Volti nuovi della politica e soprattutto, nuovi ostacoli per l’amministrazione di Donald Trump. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TUTTO COME PREVISTO
Mai previsioni furono più azzeccate. Le elezioni di midterm si chiudono come previsto, con i Repubblicani che mantengono il vantaggio consistente al senato, ma con i Democratici che conquistano la Camera. Una sconfitta per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, reduce da una campagna elettorale di metà mandato infuocata come non mai, e convinto di poterla spuntare anche questa volta come nel 2016, nonostante i sondaggi a suo sfavore. Ma questa volta i numeri sono stati confermati, con il senato che vede i Repubblicani al 51% e i Democratici al 42, mentre la Camera vuole i Dem aver conquistato 209 seggi, pari al 48% del totale, contro i 191 repubblicani. Questi ultimi sono comunque riusciti a mantenere importanti roccaforti che si temeva potessero cadere, come nel Midwest e nel Sud, ed inoltre, al Senato si è consolidata la loro maggioranza con i seggi in North Dakota, Missouri e Indiana. Di contro i democratici hanno sbaragliato la concorrenza alla Camera, grazie in particolare ai voti dei sobborghi e della nuova immigrazione, che non hanno apprezzato i messaggi di Trump. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
I PRIMI DATI
Arrivano i primissimi risultati sulle elezioni Midterm 2018: seggi chiusi in Indiana e Kentucky, emergono i primi dati importanti. In Indiana infatti il candidato repubblicano Mike Braun è avanti di dieci punti sul democratico Joe Donnelly con il 52,9 per cento. E’ stata registrata un’altissima affluenza al voto anticipato, come già sottolineato in precedenza, con la CNN che ha riportato un dato importante ai fini delle elezioni: secondo il 76 per cento degli americani i recenti episodi di estremismo sono stati importanti per decidere del proprio voto. E non giungono buone notizie per Donald Trump: il presidente statunitense per il 54 per cento degli elettori non ha fatto un buon lavoro per il momento secondo l’exit poll Nbc. Infine, una prima vincitrice in questo Election Day: parliamo della dem Lou Leon Castello, che è stata eletta governatrice del territorio di Guam, nel Pacifico. Una svolta importante: da otto anni il governatore dell’isola era repubblicano. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CAMERA CONTRO TRUMP?
Nelle prossime ore “a cascata” arriveranno dagli Usa i vari risultati in diretta delle Elezioni di Midterm 2018 dove ricordiamo si rinnova l’intera Camera dei Rappresentanti (435 seggi), un terzo del Senato (35 seggi) e ben 36 Governatori su 50 degli Stati Uniti d’America. Qui vi abbiamo raccontato tutta la giornata di voti nei seggi con relativi appelli dei Democratici e Repubblicani in quello che si sta confermando un vero e proprio referendum sul Presidente Donald Trump: “America Great Again” da un lato, “I will vote” di Barack Obama dall’altro, i due principali leader e ultimi Presidenti hanno eterodiretto la campagna elettorale decisiva per capire se il mezzo mandato del tycoon sia da considerare fallimentare o se da premiare per il vasto elettorato americano. Come riporta fivethirtyeigh.com, per il Senato i Repubblicani hanno 5 probabilità su 6 (82%) di mantenerne il controllo; alla Camera i Democratici dovrebbero riuscire invece ad ottenere la maggioranza. Gli ultimissimi sondaggi dicono che il partito dell’asinello ha 6 probabilità su 7 di imporsi (85,8% vs 14,2%); insomma, sfida tutt’altro che “certa” anche per alcuni analisti temono un nuovo effetto Trump come nel 2016, quando i sondaggi fallirono in pieno le loro opinioni sconvolte dall’urna elettorale.
ELEZIONI MIDTERM USA 2018: I RISULTATI ORA PER ORA, STATO PER STATO
Prima la battaglia ferocissima nella campagna elettorale, poi i voti in queste Elezioni di Midterm 2018 e ora l’attesa per tutti i risultati da scoprire nella notte italiana: il fuso orario complica e non poco la ricezione di un risultato “complessivo”, mentre il voto elettronico favorisce un più rapido calcolo nello scrutinio di Midterm sia per il Congresso che per i vari Governatori nei singoli Stati (oltre ai vari referendum, più di 100, contemporanei alla corsa per i Governatorati). Dall’una di notte in poi (intendiamo d’ora in avanti tutti orari italiani) saranno chiusi i seggi in Alabama, New Hampshire, South Carolina, Vermont, Virginia: occhi puntati sulla sfida tra Andrew Gillum e il repubblicano Ron DeSanctis in Florida oltre alla iconica Georgia con la democratica Stacey Adams contro la rivale Brian Kemp sempre per la poltrona di Governatore.
Dall’1.30 in poi i primi risultati che arriveranno saranno quelli di North Carolina, Ohio e West Virginia: dalle 2 in poi la grande sfida Beto O’Rourke e Ted Cruz per il Governatore del Texas potrà vedere i primi esiti reali, a seguire Connecticut, Delaware, Illinois, Kansas, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Mississippi, Missouri, New Jersey, North Dakota, Oklahoma, Pennsylvania, Rhode Island, South Dakota, Tennessee. Exit poll in Arkansas dalle 2.30, mentre dalle 3 è il turno di Arizona, Colorado, Louisiana, Minnesota, Nebraska, New Mexico, Wisconsin, Wyoming, New York. Lo spoglio di Idaho, Iowa, Montana, Nevada, Oregon e Utah dopo le ore 4, mentre alle 5 è la volta della California liberal anti-Trump: si chiude tutto dalle 6 in poi con le Hawaii e l’Alaska.