Torna allo scoperto il ministro dell’economia, Giovanni Tria. Il titolare del Mef ha parlato questa mattina in occasione dell’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, dopo il botta e risposta a distanza di ieri con la commissione europea sulle stime al ribasso del deficit italiano. «Le stime di crescita della Commissione europea – ha detto l’esponente dell’esecutivo, come riporta Rainews.it – che fissano all’1,2% la crescita del Pil per il prossimo anno, riconoscono evidentemente l’effetto espansivo della manovra». Si torna quindi sulla polemica con l’Ue, e Tria ci tiene ad abbassare i toni: «E’ una polemica prettamente tecnica, non politica, e non mette in discussione il dialogo con la Commissione europea. Quindi è inutile alzare i toni mi sono limitato a difendere il valore tecnico delle stime delle strutture del Mef». Il ministro ribadisce quindi la linea del governo, il cui obiettivo è quello di non superare il deficit al 2.4% nel 2019, e su un’eventuale manovra correttiva, ammette: «Non ha senso discutere di una prospettiva che non c’è ancora». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL COMMENTO DI CONTE
Le previsioni dell’Unione Europea in merito alla crescita dell’Italia, sottostimano il reale sviluppo del Belpaese. Ne è convinto il governo, a cominciare dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, che ieri ha replicato appunto alle stime dell’UE, che parlano di crescita dell’1,2% per il 2018, dell’1,0% per il 2019 e dello 0,9% per il 2020. Sulla questione è intervenuto anche il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che attraverso una nota si è schierato dalla parte del titolare del Mef: «Le previsioni Ue – si legge – sottovalutano l’impatto positivo della nostra manovra economica e delle nostre riforme strutturali. Andiamo avanti con le nostre stime sui conti pubblici, sulla crescita che aumenterà e sul debito e il deficit che diminuiranno. Non ci sono i presupposti per mettere in discussione la fondatezza e la sostenibilità delle nostre previsioni. Per questo riteniamo assolutamente inverosimile qualsiasi altro tipo di scenario sui conti pubblici italiani». Intanto si avvicina inesorabile il 13 novembre, la data di scadenza entro la quale l’Italia dovrà dare una risposta alla doppia lettera della Commissione dell’UE riguardante la bocciatura della manovra. Ma l’intenzione del governo è di proseguire per la sua strada. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GUERRA DI CIFRE
E’ una guerra di cifre quella tra il governo italiano e Bruxelles. La commissione Ue ha corretto le previsioni dell’esecutivo M5s-Lega, segnalando il deficit-pil al 2,9 per cento nel 2019. Non è tardata ad arrivare la replica del Tesoro, con il ministro dell’Interno Giovanni Tria che ha parlato di “valutazione disattenta e imparziale”. E l’intenzione è chiara: i gialloverdi non hanno intenzione di muovere di un millimetro le cifre inserite nel progetto di bilancio. La Commissione europea ha parlato di peggioramento del quadro economico, con il Pil italiano che non arriverà all’1,5 per cento ma si fermerà all’1,2 per cento nel 2019, salendo appena dello 0,1 per cento nel 2020. E non solo, sottolinea Agi: “un aumento prolungato dei rendimenti sovrani peggiorerebbe le condizioni di finanziamento delle banche, riducendo ulteriormente l’offerta di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe indurre un calo degli investimenti privati”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PROPOSTA DELLA LEGA A CONTE-TRIA
Mentre dall’Ue l’ennesima “stangata” è giunta in mattinata conto il Governo, la Lega prova a “rilanciare” su alcuni emendamenti nel Decreto Fiscale collegato alla Manovra. Secondo ‘Repubblica’ il Carroccio avrebbe “proposto” a Conte e Tria una sanatoria sulle entrate comunali dall’Imu alla Tasi fino all’imposta sulle insegne: «Con riferimento alle entrate, anche tributarie, dei comuni, non riscosse a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale, notificati, negli anni dal 2000 al 2017, dagli enti stessi e dai concessionari della riscossione, i medesimi enti locali – si legge – possono stabilire, entro il termine fissato per la deliberazione del bilancio annuale di previsione, l’esclusione delle sanzioni», si legge nell’emendamento della Lega presentato alla Commissione Finanze del Senato, riportato dai colleghi di Rep. Sempre la Lega avrebbe proposto una nuova tassa che possa “riempire” il Fondo infrastrutture del Mef: si tratta di una misura da applicare ai trasferimenti in denaro in Paesi Extra Ue, con un prelievo dell’1,5% su tutte le operazioni sopra i 10 euro.
PD: “GOVERNO SMASCHERATO”
Il Partito Democratico parte subito all’attacco del Governo dopo che le stime dell’Ue hanno di fatto “ribassato” i conti sul deficit-Pil nella manovra e sulla crescita nei prossimi tre anni: «Le previsioni economiche presentate oggi dalla Commissione europea smascherano le bugie del governo: questa manovra non porterà più crescita ma solo più debiti e più povertà. Su questo il governo è riuscito coalizzare tutti contro l’Italia», spiega la capodelegazione Ue dei Dem Patrizia Toia, unita ai propri compagni di partito che già oggi dall’Italia avevano sconfessato Tria e Conte, «hanno di fatto scoperto che il re è nudo», attacca Marattin (Pd). Secondo Moscovici, il problema italiano non si ferma “solo” a crescita e debito ma anche i tassi d’interesse rischiano di alzarsi pericolosamente: «I rischi sulle previsioni del deficit includono tassi più alti sui titoli di Stato, risparmi più bassi del previsto dalla spending review e spesa più alta dovuta al possibile rinnovo dei contratti del settore pubblico», fa sapere la Commissione che poi precisa tramite Moscovici «la possibile attivazione della clausola di salvaguardia nel 2020 e la probabile minore spesa sulle nuove misure rappresentano rischi al rialzo sulle previsioni di bilancio».
FMI, “RISCHIO CONTAGIO”
Non ci sono soltanto le previsioni Ue d’autunno diffuse oggi dalla Commissione europea a contestare i calcoli del governo gialloverde in materia di Manovra e deficit. Anche il Fondo Monetario Internazionale, nel Regional Economic Outlook per l’Europa, ha confermato le sue stime per l’Italia, con una crescita dell’1,2% per il 2018, dell’1,0% per il 2019 e dello 0,9% per il 2020. Numeri che secondo il FMI non mettono al riparo da un “rischio contagio” che dall’Italia potrebbe colpire anche gli altri Paesi europei con “fondamentali macroeconomici più fragili”. L’istituto di Washington, riferendosi al rendimento dei titoli di Stato giunti al loro “massimo livello in quattro anni”, sottolineando l’impatto su altri mercati “relativamente limitato per il momento” ha chiarito:”Un contagio causato da tensioni future potrebbe essere significativo, specialmente per le economie con basi macroeconomiche più fragili e uno spazio fiscale ridotto”. (agg. di Dario D’Angelo)
TRIA, “ANALISI POCO ATTENTA”
Prevedibile, arriva a stretto giro la replica del Governo italiano con Tria e Conte alla Commissione Ue dopo il taglio al ribasso delle previsioni di crescita e deficit-Pil: «Le previsioni di crescita della Commissione Ue sottovalutano l’impatto positivo della nostra manovra economica e delle nostre riforme strutturali. Andiamo avanti con le nostre stime su conti pubblici, crescita che aumenterà, e debito e deficit che diminuiranno», spiega il Premier aggiungendo che «non ci sono i presupposti per mettere in discussione la fondatezza e la sostenibilità delle nostre previsioni». Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria fa ancora un passo in più ed entra nel merito della “contestazione” fatta da Moscovici: «Le previsioni della Commissione europea relative al deficititaliano sono in netto contrasto con quelle del Governo italiano e derivano da un’analisi non attenta e parziale del Documento Programmatico di Bilancio, della legge di bilancio e dell’andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall’Italia». Non solo, il titolare del Mef si dice in una nota pubblica «dispiaciuto per la défaillance tecnica della Commissione». Rimane il fatto che il Parlamento italiano «ha autorizzato un deficit massimo del 2,4% per il 2019 che il Governo, quindi, è impegnato a rispettare», conclude Tria in risposta alle critiche della Commissione Ue.
COMMISSIONE UE CORREGGE I CONTI DEL GOVERNO
La pressione di Bruxelles sul Governo italiano per la Manovra non accenna a diminuire: questa mattina la Commissione Ue ha rivisto al ribasso i conti dell’Italia mostrati da Conte e Tria nel Def, a cominciare dal rapporto deficit-Pil ma anche toccando la crescita dei prossimi anni. L’Italia rischia ora fortemente la procedura d’infrazione da parte di Bruxelles, proprio partendo da questi nuovi conti “ritoccati” al ribasso dalla Commissione di Juncker e Moscovici: «dall’1,7% per il 2018 previsto in primavera sale a 1,9%», è la situazione del deficit nel 2018, decisamente peggiore nelle previsioni del 2019 quando il Deficit-Pil salirà al 2,9% (contro il 2,4% previsto dal Governo Conte) «a causa delle misure programmate dalla legge di Bilancio». Nello specifico, Bruxelles contesta all’Italia la messa in Manovra delle misure come reddito cittadinanza, revisione della Riforma Fornero e «investimenti pubblici che aumenteranno significativamente la spesa». L’occhio della Commissione Ue arriva fino al 2020 quando, se non ci fossero correzioni entro i prossimi mesi da Roma, si potrebbe addirittura sforare il fatidico tetto del 3% (addirittura arrivando al 3,1% secondo le stime della Commissione).
MOSCOVICI: “CRESCITA ITALIA PEGGIORA”
La Ue precisa subito che le cifre dei prossimi anni non tengono in considerazione la clausola di salvaguardia – cioè l’aumento dell’Iva – data la “sistematica sterilizzazione” compiuta dai nostri Governi. Nello specifico, il Commissario Ue agli Affari Economici Pierre Moscovici continua a “bacchettare” sul tema crescita: «le differenti vedute sulla crescita e sulle spese per interessi legate al caro-spread generano a caduta tutte le divergenze di previsioni sugli altri saldi della finanza pubblica». Non solo, il Commissario precisa che «le previsioni potrebbero cambiare, se dall’Italia ci manderanno un nuovo progetto di Bilancio, come abbiamo richiesto, nei prossimi giorni». Il braccioli ferro insomma continua, con Tria e Conte che dovranno cercare dunque di trovare una “sponda” possibile con Salvini e Di Maio impegnati a tenere “duro” contro le richieste europeiste. Guardando un attimo le stime pubblicate dalla Commissione Ue, lo scarto previsto sul Deficit-Pil strutturale (ovvero al netto delle misure una tantum e degli effetti dell’economia generale) è alquanto preoccupante: «nel 2019 peggiorerà salendo al 3% dall’1,8% attuale e aumenterà ulteriormente nel 2020 al 3,5%. Si tratta quasi di un raddoppio in due anni che certifica come l’Italia non rispetti le regole del Patto di stabilità», riporta Repubblica.