“I fuori sede”: i ragazzi raccontano il cancro a teatro con uno spettacolo che è in tournée in tutta Italia e che per la prima volta porta sul palcoscenico dei pazienti oncologici, per far divertire (in fondo pur sempre di commedia si tratta) e ridare speranza a tutti coloro che combattono contro la malattia e, prima ancora, senza paura. La pièce teatrale andrà in scena a partire dal prossimo 12 novembre presso l’Ambra Jovinelli di Roma e poi girerà per la penisola in altre cinque tappe in altrettante città: presentato quest’oggi nella sede delle Federazioni del Coni, “I fuori sede” è uno spettacolo già portato in scena prima dell’estate ma che solo ora viene conosciuto a livello nazionale e, come recita la locandina, è ispirato alla storia vera di Giacomo Perini. Scritto da Maria Teresa Carpino e Giacomo Palla, si rifà alla vicenda del ragazzo che nel 2014 fu colpito da un osteosarcoma e ha poi dovuto subire due anni più tardi l’amputazione di una gamba.
UNA COMMEDIA PER RACCONTARE IL CANCRO
“I fuori sede”, come dichiarato dagli stessi autori, vuole innanzitutto far sorridere, parlando di temi quali la sofferenza, la condivisione del dolore e la paura: infatti le vicende sono incentrate attorno a un gruppo di dieci studenti universitari di Medicina, tutti attualmente pazienti oncologici, che si ritrovano a dividere lo stesso appartamento e, a un certo punto, a dover affrontare un cancro da vicino. Ma, come spesso accade, il dramma li porterà a riscoprire anche il valore dell’amicizia e della solidarietà: infatti, l’idea della pièce è quella di far raccontare il tumore proprio a chi lo ha vissuto o ancora lo combatte, mostrandone le fragilità ma ricordando che si può sconfiggere, se è vero come ricordano alcuni dati che dopo la diagnosi molti pazienti oncologici hanno la stessa aspettativa di vita di chi è perfettamente sano. Lo sa bene Giacomo Perini, lo studente romano a cui “I fuori sede” è ispirato e che nel 2014 si è ammalato di una rata forma di osteosarcoma: “La malattia ha cambiato anche la mia vita, e mi ha fatto diventare un’altra persona: da lì è cominciata una difficile convivenza e ho dovuto rispondere a domande faticose” rivela, aggiungendo che lo spettacolo vuole riaccendere la luce della speranza per dare una “normalità condivisa” a chi soffre di cancro e deve riscoprire che è possibile conviverci.