Non uno ma diversi appelli che Papa Francesco lancia ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, ricevuti questa mattina in apertura della Plenaria di questi giorni: l’invito a trovare fondi per i poveri, la lotta al disarmo nucleare ma ancora la corsa agli armamenti e l’utilità della comunità scientifica che possa operare al servizio e non “staccati” dalla famiglia umana. Il Santo Padre con parole come sempre semplici si rivolge così agli scienziati accolti in Vaticano: «A voi, cari scienziati e amici della scienza, sono state affidate le chiavi del sapere», una conoscenza che però deve essere messa al servizio della comunità umana, non alimentando la distanza spesso presente tra la cultura e la realtà di tutti i giorni. «Mancano volontà e determinazione politica per arrestare la corsa agli armamenti e porre fine alle guerre, per passare con urgenza alle energie rinnovabili, ai programmi volti ad assicurare l’acqua, il cibo e la salute per tutti, ad investire per il bene comune gli enormi capitali che restano inattivi nei paradisi fiscali», attacca ancora Papa Francesco nel lungo discorso di apertura della Plenaria della Pontifica Accademia delle Scienze che segue idealmente il contenuto dell’Angelus di ieri in Piazza San Pietro.
PAPA FRANCESCO ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE
Papa Bergoglio si fa “avvocato dei popoli” ai quali non arrivano mai quegli aiuti che potrebbero essere garantiti e progettati dal «vostro sapere umano e dalle sue conquiste, specialmente in materia di alimentazione, salute, educazione, connettività, benessere e pace». Secondo la Chiesa, non da oggi, la Comunità Scientifica deve essere parte integrante della società «e non deve considerarsi come separata e indipendente ma deve servire la famiglia umana, nella consapevolezza che i cambiamenti globali sono sempre più influenzati dalle azioni umane». Interessante la sottolineatura che Francesco infine fa a quella «sana inquietudine» che lo scienziato moderno sperimenta: «la bella sicurezza della torre d’avorio dei primi tempi moderni ha lasciato il posto, in molti, a una salutare inquietudine, per cui lo scienziato di oggi si apre più facilmente ai valori religiosi e intravede, al di là delle acquisizioni della scienza, la ricchezza del mondo spirituale dei popoli e la luce della trascendenza divina».