Per usare un eufemismo si può dire che non sia un momento propriamente positivo per Aung San Suu Kyi, la leader birmana che si è vista revocare il più alto riconoscimento di Amnesty International, quello di Ambasciatore della Coscienza, in relazione al suo silenzio sul genocidio della minoranza musulmana dei rohingya. Ma anche in patria Suu Kyi deve fare i conti con un momento delicato dal punto di vista della sua popolarità. Come riportato dall’Ansa, alle elezioni dello scorso 3 novembre, il partito della leader di Myanmar, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), ha vinto soltanto sette seggi su 13. Un risultato ben lontano dal plebiscito del 2015 e che non lascia ben sperare in vista di quelle del 2020. San Suu Kyi guida l’esecutivo da dietro le quinte, in veste di ‘consulente’, ma il fatto di essere stata abbandonata dalle minoranze etniche e religiose del Paese rischia di mettere a durissima prova la sua leadership. (agg. di Dario D’Angelo)
AMNESTY INTERNATIONAL CONTRO SUU KYI: LA REVOCA DEL RICONOSCIMENTO
Aung San Suu Kyi non sarà più Ambasciatore della Coscienza di Amnesty International. Lo ha annunciato la stessa organizzazione umanitaria, dichiarando di essere impegnata nella revoca del prestigioso riconoscimento nei confronti della leader birmana che in passato è stata anche insignita del Premio Nobel per la Pace. Sulla decisione di Amnesty pesa enormemente il silenzio di Suu Kyi sulle “atrocità” compiute sulla minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Rispetto all’atteggiamento della leader birmana, che non ha mai assunto le difese della minoranza per non perdere consenso interno, Amnesty International ha espresso – come riportato dall’Ansa – “profonda costernazione“. Quello di Amnesty in ogni caso non è che l’ultimo di una serie di prestigiosi riconoscimenti ritirati alla leader de facto della Birmania, che in passato era stata premiata per il suo pluridecennale impegno per la democrazia e i diritti umani costatole 15 anni di arresti domiciliari durante la dittatura militare.
AMNESTY INTERNATIONAL, “SUU KYI NON PIU’ AMBASCIATRICE”
La decisione di Amnesty International di revocare il riconoscimento di Ambasciatore della Coscienza ad Aung San Suu Kyi è stata comunicata con una lettera firmata dal segretario generale dell’organizzazione umanitaria, Kumi Naidoo, e inviata direttamente alla leader della Birmania. Naidoo, come riportato dall’Ansa, nella missiva ha scritto:”Siamo profondamente costernati che lei non rappresenti più un simbolo di speranza, coraggio e di indomita difesa dei diritti umani. Il fatto che neghi la gravità e l’entità delle atrocità (contro i Rohingya) significa che ci sono poche speranze che la situazione possa migliorare“. Come ricordato da Il Post, “la crisi in Myanmar era cominciata nell’agosto del 2017 con gli scontri tra esercito birmano e ribelli rohingya nello stato del Rakhine. Nel giro di poche settimane centinaia di migliaia di civili – si parla di 700 mila persone – erano state costrette a lasciare le loro case e a cercare rifugio nei campi profughi del vicino Bangladesh“.