Luigi Sequino e Paolo Castaldi, due giovani rispettivamente di 21 e 20 anni, persero la vita in modo tragico poco più di 18 anni fa. Un destino barbaro accomunò la fine dei due ragazzi di Pianura, in provincia di Napoli, le cui famiglie atteso lunghi anni prima di poter assistere all’inizio del processo sulle loro morti in Corte d’Assise, avvenuto solo il 19 gennaio 2006. Tutte le fasi di questo buio caso di cronaca che si basa su due giovani vite innocenti spezzati dalla barbarie della camorra in un territorio non semplice, saranno ripercorse nella nuova puntata del programma di Raitre, Un giorno in pretura, in onda nella seconda serata di oggi 17 novembre. La storia di Luigi Sequino e Paolo Castaldi parte la sera del 10 agosto 2000. I due ragazzi poco più che ventenni si trovavano in un’auto parcheggiata proprio sotto casa. Ascoltavano tranquillamente la musica e chiacchieravano, sognando la vacanza in Grecia che di lì a poco avrebbero fatto insieme. Una vacanza che purtroppo non fecero mai poichè quella stessa sera si sogni e progetti Gigi e Paolo furono uccisi, trucidati dai colpi di arma da fuoco dalla camorra. Dalla finestra aperta, il padre di uno di loro sentì gli spari scambiandoli per dei fuochi d’artificio. Solo dopo essere sceso in strada si rese conto di quanto realmente accaduto: per i due amici non c’era più nulla da fare.
LUIGI SEQUINO E PAOLO CASTALDI: PRIME CONDANNE PER LE LORO MORTI
La sola colpa di Luigi Sequino e Paolo Castaldi fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. I due ragazzi erano parcheggiati sotto l’abitazione di Rosario Marra, genero del capoclan Pietro Lago. I sicari che agirono quella sera erano appartenenti al clan Pesce-Marfella e furono inviati a perlustrare la zona, a caccia di appartenenti a clan rivali per vendicare la morte di un loro affiliato, ucciso di Lago pochi giorni prima. Gigi e Paolo furono scambiati per due di loro, due sentinelle si Rosario Marra. Per questo divennero il bersaglio dei loro assassini morendo sotto una pioggia di proiettili. Solo grazie alle dichiarazioni di due pentiti, ex affiliati al clan Marfella, si iniziò a far luce sull’uccisione di due vite innocenti e tra dicembre 2004 e gennaio 2005 furono arrestati i fratelli Pasquale e Luigi Pesce ed il cugino Eugenio. Un quarto uomo, Carmine Pesce, non fu mai processato poiché rimase ucciso in un agguato di camorra. Fu Luigi Pesce a organizzare l’esecuzione nei minimi dettagli confessando le sue responsabilità e facendo anche i nomi di altri complici. Per il processo di primo grado sulle morti di Luigi Sequino e Paolo Castaldi occorrerà attendere sei lunghi anni: la sentenza arrivò nel novembre 2007 con la condanna all’ergastolo a carico di Pasquale ed Eugenio Pesce ritenuti gli esecutori materiali dell’agguato. Luigi Pesce scelse invece di essere processato con rito abbreviato e condannato a 18 anni di reclusione.
PER LA CAMORRA FURONO UN “INCIDENTE DI PERCORSO”
Il processo per l’uccisione dei due giovani innocenti, Luigi Sequino e Paolo Castaldi, vittime della camorra, andò avanti fino al 2008, quando la terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli emise una seconda sentenza di condanna a carico dei cugini Pasquale ed Eugenio Pesce, per i quali fu confermato l’ergastolo. Secondo quanto emerse dalle indagini, i giovani Gigi e Paolo per la camorra rappresentarono un “incidente di percorso”. I due erano legati da una fortissima amicizia ma soprattutto da tanti sogni in merito al loro futuro, interrotto proprio quella sera di agosto. Paolo lavorava al banco macelleria di un supermercato, mentre Gigi era iscritto all’Università, sognava di diventare un aviatore. Entrambi amavano la musica e la vita. La loro uccisione colpì profondamente la comunità di Pianura e furono numerose le associazioni che emersero a loro nome, tutte mirate alla lotta contro la criminalità organizzata e in ricordo di due vittime innocenti. Per questo ogni anno, nella giornata del 10 agosto, si rinnovano le commemorazioni per non dimenticare quanto avvenuto 18 anni fa. Sempre a Luigi Sequino e Paolo Castaldi fu intitolata la strada dove vivevano e furono uccisi.