Per un giorno le cronache politiche nazionali non sono “concentrate” sulla Manovra e il rapporto-scontro tra il Governo italiano e la Commissione Ue, ma una “nota” del Presidente Juncker sul presunto incontro con il Premier Giuseppe Conte ha di nuovo “riacceso” la polemica. Negli scorsi giorni, dopo la lettera inviata dal Ministro Tria a Bruxelles dove avrebbero dovuto esserci i correttivi della Manovra, la Commissione Ue non avrebbe per nulla gradito il poco “sforzo” di cambiamento inserito nel testo della Legge di Bilancio. A quel punto, il Premier italiano conferma ai cronisti che «presto incontrerò il Presidente Juncker per trattare sulla Manovra del Cambiamento»: passati qualche giorno, oggi arriva la smentita (per il momento) del n.1 di Bruxelles, «Non c’è nessun incontro previsto tra Jean-Claude Juncker e Giuseppe Conte la prossima settimana» conferma l’agenda del Presidente della Commissione.
MANOVRA, SALVINI: “SANZIONI UE? ITALIA INSORGEREBBE”
L’annuncio successivo degli organi Ue sulla «valutazione in corso di completamento» per la risposta da dare all’Italia sulla Manovra (con probabile indicazione e allerta per la procedura d’infrazione), vede la pronta reazione del Premier Conte: «Lo sentirò (Juncker, ndr) a inizio della settimana e concorderemo. Abbiamo completato questa riforma che consentirà alle persone oneste di mettersi in regola, di pacificarsi con l’amministrazione finanziaria. Lavoriamo per questo» spiega il Presidente del Consiglio fuori da Palazzo Chigi dopo aver parlato con i propri vicepremier. Di Maio nel pomeriggio ha voluto rispondere a tono agli “alert” lanciati dal n.1 Bce Mario Draghi proprio sulla Manovra e il debito dei Paesi Ue: «Le preoccupazioni di Draghi sono le nostre con questa manovra il debito calerà, abbiamo lo stesso obiettivo che partiamo avanti con una ricerca diversa». Per l’altro leader invece, Matteo Salvini, la possibilità di una sanzione dura da parte della Commissione Ue causerebbe una altrettanto dura reazione del nostro Paese: «Vogliono sanzionarci, ma questo finirà per essere un danno più per la Ue che per noi. Sono dei pazzi se davvero aprono contro il nostro Paese la procedura d’infrazione. Insorgerebbero 60 milioni di italiani», spiega il n.1 del Viminale in un colloqui con il Messaggero.