Candidato di Renzi alla Segreteria Pd? «Io sono Marco Minniti penso di aver dimostrato in questi anni di aver una capacità di autonomia politica e una cosa che non si può dire è che io non abbia dimostrato carattere», così risponde il predecessore di Salvini al Viminale in diretta oggi con Lucia Annunziata su “In mezz’ora in più” dove ha pubblicamente lanciato la sua candidatura. Tra un’ammissione a metà tra l’intimo e il pubblico, Minniti ha anche ammesso che «La mia famiglia ha una piccola resistenza sull’idea che io abbia deciso di candidarmi». Ribattendo subito alle domande, insistenti come normale del resto, sulla sua figura come “riferimento del mondo renziano”, il neo-candidato sentenzia: «I renziani decideranno loro per chi votare: ma noi dobbiamo fare un congresso per parlare al Paese. Un congresso ripiegato su se stesso», conclude Minniti, «in cui si tiene a segnare la distanza tra una personalità, è sconfitto in partenza: dobbiamo parlare di politica, non di persone. Poi è certo che ci sia un nucleo riformista che va salvato».
LA SQUADRA DI MINNITI
Inizia a formarsi la squadra attorno a Marco Minniti con i primi “incoraggiamenti” giunti nelle scorse ore dopo l’annuncio del neo-candidato alla Segreteria Pd: subito Carlo Calenda dà il suo appoggio all’ex Ministro Interni, «Molto contento. Marco è una persona di livello. Lo sosterrò. È stato un collega prezioso al governo che si è sobbarcato un carico difficile. L’importante è che tra lui, Zingaretti e Richetti prevalga un approccio di reciproco rispetto. Sono tutte e tre persone di grande qualità», afferma sui social l’ex Ministro dello Sviluppo Economico. Uno dei leader Pd in Europa con più seguito, Gianni Pittella, si aggiunge alla “coda” dei sostenitori spiegando come «La sua candidatura è una buona notizia: Minniti è portatore di autorevolezza, di competenza e di visione. La sua esperienza, e al governo e di dirigente politico, è una garanzia per tutto il partito». Il costituzionalista Stefano Ceccanti si dice soddisfatto della scelta di Minniti di far parte della corsa, «La sua candidatura è una buona notizia. Minniti è portatore di autorevolezza, di competenza e di visione. La sua esperienza, e al governo e di dirigente politico, è una garanzia per tutto il partito». Su tutti, ovviamente, il “via libera” dietro le quinte di Matteo Renzi che dovrebbe a questo punto portare la “corrente” renziana interna al Pd a pieno sostegno di Minniti o di Richetti, i quali tra l’altro potrebbero anche sostenere un “ticket” assieme nel prosieguo della lotta al Congresso.
I TEMI VERSO LE PRIMARIE
La candidatura di Minniti alla Segreteria dem è giunta da un lato per l’alleanza (non troppo cavalcata per evidenti motivi di consenso) con Matteo Renzi ma anche dall’appello di 550 sindaci d’Italia per sostenere l’arrivo di Marco Minniti al vertice del Partito Democratico e sfidare così alle prossime Europee Salvini e Di Maio. La raccolta delle istanze locali è stata svolta da Matteo Ricci, altro renziano doc, sindaco di Pesaro e già nella Segreteria Pd da diversi anni: «esigenza di una sinistra riformista» è la sfida lanciata oggi su Repubblica dall’ex Ministro. Come argine al populismo e contro le ingiustizie sono alcuni degli “slogan” che Minniti farà propri nei prossimi mesi di campagna elettorale verso le Primarie dem: «I più deboli si sono sentiti abbandonati. Siamo stati elitari? Forse aristocratici». Leggendo i primi contenuti del suo “programma”, Minniti lancia 8 parole chiave contro i sovranisti: «Sicurezza e libertà, sicurezza e umanità, interesse nazionale e Europa, crescita e tutele sociali».
LA SFIDA ALLE PRIMARIE: MARTINA IN “FORSE”
Alla fine, Marco Minniti scioglie le ultime (piuttosto deboli, va detto) resistenze e riserve e si candida ufficialmente alla Segreteria del Pd per il prossimo Congresso decisivo tra i dem per segnare la rotta del post- Renzi e soprattutto del post-debacle alle ultime Elezioni Politiche. L’ex Ministro degli Interni, tra i pochi apprezzati negli ultimi anni anche dai non-Pd, prende il coraggio a piene mani e con una intervista a Repubblica annuncia definitivamente la sua discesa in campo per sfidare ufficialmente Nicola Zingaretti, Dario Corallo, Francesco Boccia e Matteo Richetti in attesa che l’ex Segretario Maurizio Martina sciolga le sue di riserve e non tenti la propria candidatura, al netto del segno non proprio lasciato appieno in questi mesi di gestione post-4 marzo. Nell’Assemblea del Pd di ieri, dove ha spiccato l’assenza “rumorosa” di Matteo Renzi, si è aperto definitivamente il percorso del Congresso che si concluderà con le Primarie del Partito Democratico (non prima di metà febbraio, hanno confermato anche ieri i vertici dem). «Il Pd parli al Paese e ricostruisca un rapporto con la società. Dipende solo da noi», è stato l’appello di Martina per un Congresso non divisivo nei prossimi mesi, e ad alcuni è sembrato anche una sorta di ammissione alla propria imminente candidatura alla Segreteria.
MINNITI CANDIDATO A SEGRETERIA PD: L’ABBRACCIO DI RENZI “TEMUTO”
Oggi Minniti sarà ospite in tv di Lucia Annunziata a “In mezz’ora in più” e annuncerà anche via televisiva la sua candidatura al Congresso dem: nelle pagine di Repubblica, l’ex Ministro degli Interni spiega «Ho deciso di mettermi in campo perché considero la mia una candidatura di servizio. Di una persona che ha ricevuto tanto dal suo partito, dalla sinistra e che sente ora di dover restituire qualcosa». Subito fugato il tema più scottante, ovvero l’abbraccio di Matteo Renzi per cui tutti già parlano di “un suo uomo” verso la guida del Pd: «Essendo stato tra chi non ha esagerato nel lodarlo quando era al potere, non ho alcun bisogno di prenderne le distanze. Renzi ha perso e si e’ giustamente dimesso assumendosi responsabilità che vanno anche oltre le sue. Il tema ora non è più questo, ma come salvaguardare il progetto riformista. Connettere il riformismo al popolo». La sfida del Congresso sarà decisiva non solo per Minniti ma per il futuro stesso del Pd e del Paese cui manca ormai da mesi una vera opposizione al Governo Lega-M5s: «So bene che le scorse elezioni sono state più di una sconfitta. C’è stata una rottura sentimentale con i nostri elettori. Questa è la sfida del Congresso. Io non cerco scorciatoie», conclude su Rep il nuovo candidato alla Segreteria Pd.