Prosegue lo scontro tra Italia e Commissione Ue, Matteo Salvini si è scagliato duramente contro il commissario francese Pierre Moscovici. «La pazienza è finita», ha tuonato il ministro dell’Interno del governo Lega-Movimento 5 Stelle, con il premier Conte che ha tentato di ricomporre la frattura ed è atteso domani da un importante vertice con Juncker. E sui social proseguono le polemiche, ecco le parole del pentastellato Massimo Baroni: «#Moscovici, il Commissario europeo che bacchetta l’Italia con estrema severità e inflessibilità per il non rispetto dei parametri, è stato ministro delle Finanze della Francia dal 2012 al 14. #Francia che ha sforato ben 8 volte in 8 anni le regole europee». Duro il commento del dem Marco Di Maio, che mette nel mirino il capo del Viminale: «La #Commissione EU boccia la manovra economica italiana (prima volta nella storia). Il ministro #Salvini dice che aspetta la lettera di Babbo Natale. #BabboNatale risponde che da sempre riceve lettere, ma non ne ha mai scritte. Vedete, mancano proprio le conoscenze minime». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SCONTRO ITALIA-UE
«Non siamo degli accattoni»: Salvini ha voluto respingere con forza le repliche arrivate da Bruxelles di Moscovici contro la sua persona politica e contro la Manovra del Governo gialloverde. Nella stessa giornata di oggi è giunta poi dalla Procura di Roma l’archiviazione della denuncia contro Oettinger (Commissario Ue per il Bilancio) e lo stesso Moscovici per «aggiotaggio e manipolazione del mercato». Non è stata ravvisata alcuna notizia di reato e per questo motivo i giudici romani, condiviso anche dall’aggiunto Rodolfo Maria Sabelli e dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, hanno del tutto archiviato la posizione dei due Commissari Ue denunciati dai giornalisti Francesco Palese e Lorenzo Lo Basso. «Dinamiche politico-istituzionali e non già a fatti-reato», è la risposta dei giudici della Procura, riportate da Askanews, in merito alle parole che Oettinger e Moscovici avevano espresso nelle scorse settimane e che – secondo i denuncianti – avrebbero fatto salire lo spread.
LA REPLICA DEL MINISTRO: “BASTA INSULTI, NON SIAMO ACCATTONI”
Prosegue lo scontro a distanza fra Pierre Moscovici e Matteo Salvini. Il commissario europeo è uscito alle scoperto quest’oggi, e parlando dell’Italia, ha usato per l’ennesima volta toni fin troppo ironici e sarcastici: «Con l’Italia possiamo avere un accordo sulle regole – ha detto – avvicinarsi a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti». Parole che sono state proferite in parlamento a Parigi, in replica alle recenti dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, che si è detto voglioso di incontrare il presidente Jean-Claude Juncker e gli altri commissari, in vista del meeting previsto per sabato prossimo. La replica del ministro dell’interno è durissima. Il leader del carroccio non ha infatti gradito le parole usate da Moscovici (“mercanti di tappeti”), ed ha spiegato: «Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua a insultare l’Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta. La pazienza è finita». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MOSCOVICI VS SALVINI: ENNESIMA QUERELLE A DISTANZA
Un fiume in piena che da Bruxelles si riversa verso la Manovra del nostro Paese e in particolare sul Ministro degli Interni: Moscovici ne ha ancora per Salvini parlando davanti ai deputati della Commissione per gli Affari Europei all’Assemblea Nazionale di Parigi e spiega, «Sull’Italia ho una parola d’ordine che in questo momento non è né formale né fittizia: in questo momento il dialogo con l’Italia è più necessario che mai». Subito dopo ricorda come le trattative hanno senso ma non bisogna “esagerare: «Con l’Italia possiamo avere un accordo sulle regole, avvicinarci a queste regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti». Da Babbo Natale, ai mercanti di tappeti fino al gioco del tennis: Moscovici è scatenato e attacca ancora «quando la pallina cade sulla linea, magari leggermente all’esterno, un arbitro indulgente può considerare che hai segnato il punto. Ma se lanci la pallina sugli spalti, non c’è arbitro che possa accettare il punto. Oggi, con l’Italia, la pallina è sugli spalti, e la Commissione è l’arbitro».
COMMISSARIO UE: “LA MANOVRA NON È PER IL POPOLO”
Prima una promessa che suona come una “minaccia” a distanza, poi l’attacco diretto ancora contro Salvini (e Di Maio): Moscovici nell’intervista al Corriere della Sera assicura che «ci sarò anche io nel pranzo di sabato tra il premier Conte e il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker». Poi è lo stesso Commissario agli Affari Economici a ripetere che certe dichiarazioni del Governo italiano non fanno che peggiorare la situazione già piuttosto complessa sulla Manovra: «Sento usare a volte il termine ‘bilancio del popolo’, ma un bilancio che aumenta il debito non è buono per il popolo», attacca ancora Moscovici che non usa mezzi termini, «questa Manovra è invece insopportabile e peserà sui più poveri». In fase invece più “distensiva” e rivolgendosi a Tria e Conte (non più al “nemico” Salvini, ndr) il Commissario francese si dice «persuaso che a forza di lavorarci ci arriveremo, ma solo ed unicamente nell’ambito delle regole. Non siamo al mercato dei tappeti».
“NON FACCIO PASSI INDIETRO”
Dopo che la Commissione Ue ha bocciato la Manovra ieri mattina, il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha voluto “schernire” Moscovici e Dombrovskis (e non è la prima volta) spiegando che da Bruxelles aspettava una letterina come del resto «aspetto una lettera anche da Babbo Natale, non mi preoccupo». Poco prima i due Commissari europei erano stati durissimi contro la legge di bilancio italiana e nelle scorse settimane addirittura il Commissario Ue per gli Affari Europei aveva invocato un «salviamo l’Europa da Salvini» che non poche polemiche scatenate sulla rotta Roma-Bruxelles. Ebbene, intervenendo su Rai1 poco fa a UnoMattina il vicepremier della Lega ha voluto ribadire – qualora non fosse stato ancora chiaro – «Noi passi indietro non ne facciamo. Non ne faremo perchè i soldi che abbiamo messo nella manovra economica riguardano la Sanità, e il diritto alla salute non si tocca. Si assumono mille ricercatori universitari, ci sono corsi di specializzazione per 600 medici, quindi non abbiamo messo lì dei soldi a caso». Rispetto alla possibilità allora di mettere a rischio i conti degli italiani, come pronosticato da Moscovici, Salvini la “tocca piano” e spiega ai colleghi di Rai1 «Il risparmio privato non si tocca, semmai si può vendere qualche immobile pubblico. C’è un’idea di Italia che cresce. Se poi con Bruxelles vogliamo ragionare di investimenti, c’è stata l’alluvione in Veneto, in Friuli, in Trentino, in Sicilia, in Sardegna: se vogliamo mettere più soldi sulla tutela del territorio, per carità di Dio. Ma siccome sono soldi degli italiani, non dell’Europa, chiederemo di poter spendere questi soldi per gli italiani».
MOSCOVICI REPLICA A SALVINI SULLA MANOVRA: “NON SONO BABBO NATALE”
È ancora il vicepremier Salvini a “richiamare” l’Europa quando chiede rispetto per il popolo italiano, visto che «Nella ‘letterina’ c’è scritto che non posso cambiare la legge Fornero. Ma io non voglio tornare indietro. Non voglio litigare con nessuno. Ma devo scegliere tra Bruxelles e gli italiani, la scelta è facile. Quello che l’Europa non può chiedermi è di non cambiare la legge Fornero: io quella legge voglio smontarla. Io sono al governo perchè Berlusconi mi disse ‘vai e prova’. E io che sono tosto sto andando avanti. Non è che siccome i sondaggi vanno bene, mollo tutto». In una lunga intervista al Corriere della Sera, risponde a distanza Pierre Moscovici che prova a tenere lo stesso tono del “nemico” leghista: «L’opinione della Commissione è un passaggio importante di una procedura prevista dai trattati, che sono approvati da tutti. Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissario agli Affari economici e finanziari e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità. Non con disinvoltura e un’ironia che stride». Non solo, conclude Moscovici, il dialogo non è affatto una opzione ma «un imperativo necessario più che mai».