Mentre in Italia è scoppiata l’ennesima, inutile polemica fomentata da chi vuol fare necessariamente il bastian contrario su ogni vicenda, sobillando anche involontariamente molti utenti sui social a criticare e rivolgere epiteti ingiuriosi alla 23enne cooperante italiana rapita in Kenya, intanto nel Paese africano le forze di polizia sarebbero in possesso di “informazioni molto utili” e che potrebbero presto portare al ritrovamento di Silvia Costanza Romano. Della ragazza di origini milanesi non si hanno più notizie dopo il suo sequestro e nonostante le forze dell’ordine avessero promesso una rapida soluzione del caso non c’è ancora traccia né di lei, né dei suoi rapitori: tuttavia, nella giornata di oggi sono state arrestate altre 6 persone coinvolte nell’accaduto e pare che tre delle persone in stato di fermo, di nazionalità somala, avrebbero suggerito alcuni dettagli interessanti alla Polizia che intanto continua a battere non solo le zone limitrofe alla ricerca della Romano e per capire se il blitz sia stato opera di alcune bande di criminali locali o di qualche gruppo di miliziani jihadisti affiliati all’ISIS. (agg. di R. G. Flore)
ARRESTATE ALTRE 6 PERSONE
La polizia kenyana aveva promesso, a poche ora dalla notizia del rapimento di Silvia Romano, di risolvere il caso in 24 ore e ancora oggi, nonostante non si abbiano ancora notizie della 23enne cooperante milanese, i vertici delle forze dell’ordine ostentano ottimismo: nelle ultime ore, infatti, dopo gli arresti eseguiti nella giornata di ieri, sarebbero state fermate altre 6 persone coinvolte a diverso titolo nel rapimento e, in una conferenza stampa trasmessa da una delle emittenti del Paese africano, il capo della polizia, Joseph Boinnet, ha aggiunto che adesso i suoi uomini sarebbero in possesso di “informazioni preziosi per rintracciare e salvare la donna”. Intanto, stando a quanto si apprende da fonti di stampa locali, pare che anche la polizia costiera si sia attivata al fine di allargare quanto più possibile il perimetro di ricerca della volontaria italiana. (agg. di R. G. Flore)
NASCOSTI NELLA FORESTA?
Arrivano novità direttamente dalla polizia del Kenya impegnata da tre giorni nella ricerca forsennata della ragazza italiana, divenuta in poco tempo un vero e proprio caso internazionale: «Abbiamo un significativo livello di ottimismo sul fatto che dovremmo essere in grado di trovare la ragazza nel più breve tempo possibile» ha spiegato in un punto stampa poche ore fa il capo della polizia Joseph Boinett. Come anticipato già ieri, prosegue la caccia ai rapitori islamisti (al momento è la pista più battuta, ndr) tramite l’ausilio di droni speciali sopra le foreste tra i vari villaggi keniani. Dopo il sequestro di Silvia Romano infatti è stata fatta partire una particolare “caccia” delle forze speciali per rintracciare i sospetti che si ritiene si nascondano nella foresta lontano da Malindi. L’altro responsabile della polizia regionale, Noah Mwivanda, ha rilasciato alcuni numeri di telefono utili per la popolazione keniana laddove vi siano informazioni in merito a presunte tracce della volontaria: «eventuali comunicazioni saranno trattate con la massima confidenza». Il tempo passa, ma la speranza non si spegne per trovare e trarre in salvo la giovane insegnante di aerobica.
MINISTRO MOAVERO: “SEGUIAMO DA VICINO LA VICENDA”
Proseguono le indagini in Kenya in merito al rapimento della 23enne volontaria italiana, Silvia Costanza Romano, sequestrata da due giorni da un gruppo di malviventi, molto presumibilmente di origine somala. Nella giornata di ieri sono state arrestate 14 persone e gli inquirenti stanno ora dando la caccia a Said Abdi Adan, un terrorista somalo che sarebbe la mente del rapimento. Nel frattempo è intervenuto il ministro degli Esteri Enzo Moavero, che parlando ai microfoni del programma di Rai Uno, Uno Mattina, ha ammesso: «È un episodio terribile che stiamo seguendo dall’inizio con l’unità di crisi della Farnesina». L’Italia sta monitorando con estrema costanza la situazione: «Le autorità kenyane – ha aggiunto il titolare della Farnesina – si stanno impegnando molto e noi stiamo seguendo molto, molto da vicino la vicenda, con l’inevitabile riserbo». Al momento non è ancora stato rivendicato il rapimento e di conseguenza non è stata comunicata alcuna richiesta di riscatto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RAPIMENTO DELLA VOLONTARIA IN KENYA: SI CERCA TERRORISTA SOMALO
Da un lato le ricerche dopo il sequestro, le piste che non danno novità e tanti misteri ancora legati a quel rapimento in una serata come le altre contro una ragazza di certo non ricca o miliardaria ma lì in Kenya per aiutare i bambini più poveri. Dall’altro i social, che su Silvia Romano stanno riversando le peggio così qui nel nostro Paese, in una folle alienazione dalla realtà che purtroppo non scopriamo certo oggi (se poi si aggiungono i problemi provocati da articoli “ambigui” come quelli scritti da alcuni colleghi sulle prime pagine dei quotidiani nazionali..). Il caso di Silvia porta avanti su due binari molto separati queste due “istanze” che differiscono in tutto ma che hanno in comune il fatto che non si risolvono e risolveranno a breve; sul fronte indagini, la pista somala che prende piede, con un uomo che è considerato la “mente” del sequestro e apparterrebbe alla cellula terroristica degli Al Shabaab. Si tratta di Said Abdi Adan e la polizia di Malindi lo sta cercando da ore perché forse coinvolto nell’ideazione del rapimento di Silvia Romano di cui, ancora oggi, non si hanno notizie di richieste di riscatto o simili. Il latitante è l’uomo più ricercato del Paese con gli inquirenti che non solo sono convinti che abbia avuto un ruolo determinante nel sequestro della giovane italiana, ma hanno prove di evidenti legami con il terrorismo. Poi ci sono i “social italiani”, miseri alcune volte, come raccontano i compagni di Silvia della onlus Africa Milele che hanno ricevuto così tanti insulti da decidere di chiudere la pagina Facebook. La follia umana, applicata in due diversissime ma altrettanto assurde “deviazioni”..
I VICINI: “VOLEVA DONARE IL SUO TEMPO E LA SUA LIBERTÀ”
Si tratta di uno stallo, si spera apparente e momentaneo, delle indagini sul rapimento di Silvia Romano: la polizia in Kenya cerca ancora l’affittacamere che avrebbe ospitato due dei possibili sequestratori della giovane volontaria italiana. Nel frattempo, dall’Italia, emergono alcuni racconti sulla vita “quotidiana” di Silvia Costanza: sentiti dall’Ansa, hanno parlato i vicini della ragazza che vive con la madre in zona Lambrate a Milano. «Una ragazza sempre sorridente, Io ho un bimbo di 11 mesi e lei si fermava sempre a chiacchierare, mi parlava della sua idea di andare in Africa ad aiutare. E’ una ragazza altruista, amante della natura e degli animali e portata alle pubbliche relazioni», spiega uno dei vicini Andrea Paventi, che poi continua «Quando era tornata dopo la sua prima esperienza in Kenya, me ne aveva parlato e mi aveva detto che sarebbe tornata perché vuole fare proprio questo tipo di vita». Silvia Romano viene descritta da tutti quelli che la conoscevano come una donna per nulla “ingenua” ma semplice e volenterosa: «È sempre pronta a donare il suo tempo e la sua libertà, poi è una ragazza che si trova molto a suo agio con i bambini e che ha un grande entusiasmo. Diceva che c’era bisogno di aiuto, di più persone che andassero ad aiutare, Certo che – conclude il vicino – ci vuole un gran coraggio per fare una scelta come la sua, ma sicuramente per le persone del posto vedere lei è un’iniezione di energia. Mi ha sempre stupito che non le pesassero assolutamente le rinunce legate alla sua scelta, è una ragazza che ama molto la scoperta».
SPUNTA LA PISTA SOMALA ISLAMISTA
La famiglia di Silvia Romano ha fatto sapere in una nota ai media di non voler essere più contattata in queste ore di difficile tensione e comprensibile ansia per le sorti della loro amata 23enne volontaria in Kenya e rapita senza lasciare per ora tracce martedì sera. Assieme ai tanti testimoni che hanno raccontato alla polizia keniana come è stata sequestrata, sono ancora in corso alcuni interrogatori ai 14 arrestati questa mattina: secondo tutti comunque la lingua parlata dal commando armato che ha prelevato la cooperante milanese era l’oromo, dunque somali. Semplici “banditi” ma anche da non escludere la pista peggiore, ovvero quel continuo passaggio di criminali in criminali che porterebbe fino al gruppo di fondamentalisti islamici. Si indaga su più fronti con i carabinieri del Ros che dall’Italia stanno coordinando assieme all’intelligence le prime indagini sul territorio per scovare al più presto gli autori del rapimento.
IDENTIFICATI 2 SOSPETTI RAPITORI
Secondo le ultimissime notizie che filtrano da Nairobi, la Polizia cerca in queste ore due sospetti che tramite un possibile affittacamere che gli avrebbe ospitati nei giorni prima del rapimento di Silvia Costanza Romano: non solo, vi sarebbe anche un terzo sospettato di quel commando armato che ha sparato nel villaggio di Chakama che sarebbe stato individuato dopo le prime parole negli interrogatori dei 14 arrestati stamattina. La retata è stata confermata dal comandante della polizia regionale costiera, Noah Mwivanda, che ha poi precisato come «forze di sicurezza hanno esteso l’operazione alle contee di Tana River e Taita Taveta»: Silvia Romano ancora purtroppo non si ha traccia di dove potrebbe esser stata nascosta, ma il cerchio si stringe attorno ai possibili rapitori in modo da sciogliere almeno il nodo del “semplice rapimento” (ma manca ancora una richiesta ufficiale di riscatto) o del sequestro islamista. Il sito dal Kenya “Daily Nation” spiega che martedì notte la volontaria italiana era andata a prendere una batteria nel momento in cui è stata presa, legata e portata via.
VOLONTARIA ITALIANA RAPITA IN KENYA: 14 ARRESTI E MOLTI DUBBI
Ventiquattro ore dopo il rapimento in Kenya di Silvia Costanza Romano purtroppo non si vedono novità in merito a dove sia tenuta nascosta la giovane italiana volontaria sequestrata ieri nel villaggio di Chakama (dove svolgeva aiuti alla popolazione e ai bimbi in condizioni di estrema povertà). Tanto dall’Italia, dove ieri è stato aperto un fascicolo d’indagine per sequestro e ipotesi di pista legata al terrorismo, quanto in Africa le testimonianze sulle ultime ore in libertà di Silvia sono confuse e ancora tutte da ricostruire: questa mattina la polizia keniana ha arrestato 14 persone considerate “legate” al commando di otto persone che martedì sera ha prelevato la giovane volontaria con la forza, cercandola per tutto il villaggio sulla costa. “Legate” ma non “appartenenti” visto che – secondo il capo della polizia in Kenya – quelle persone ore in carcere potrebbero aver avuto contatti con il gruppo di sequestratori: questo avvallerebbe la pista del sequestro ad uso di riscatto, piuttosto che gruppi islamisti, ma non si esclude che un commando di Al Shabaab possa aver “commissionato” a dei basisti il compito di prelevare Silvia Romano per scopi ancora, purtroppo, misteriosi.
GLI SFORZI DALL’ITALIA PER LIBERARE SILVIA ROMANO
«Ho cercato di allontanare un uomo che la stava soffocando tenendola verso il basso cercando di legare le sue mani dietro la schiena, ma qualcuno mi ha colpito alla testa e ho avuto le vertigini. Silvia Romano mi ha detto di salvarmi e sono corso verso l’uomo alla porta, l’ho spinto via e sono scappato», ha raccontato stamane al Corriere della Sera uno dei testimoni chiave del rapimento, il giovane 19enne Ronald Kazungu Ngala che conosceva bene Silvia in questi mesi di permanenza in Kenya (la volontaria di Africa Milele Onlus era appena ritornata in Africa dopo un primo lungo periodo di volontariato mesi fa, ndr). Ancora dunque non è chiaro “chi”, non è chiaro “perché” ma è purtroppo chiaro “come” sia stata rapita la giovane insegnante di ginnastica aerobica di Milano: «picchiata, schiaffeggiata e legata, quasi soffocata» sono state le parole dei testimoni che hanno assistito prima agli spari contro la folla per farsi largo e poi al sequestro vero e proprio di Silvia Costanza Romano. «Mando i miei cari saluti alla famiglia di Silvia Costanza, rapita in Kenya. È un fatto che mi rattrista molto. Rappresenta il meglio della nostra società perché appartiene a quelle persone che decidono di passare un periodo in zone di conflitto contribuendo a costruire una società dell’empatia», ha spiegato il viceministro degli Affari Esteri Emanuela Claudia del Re impegnata alla Farnesina con l’unità di Crisi per risolvere il caso internazionale sul rapimento della 23enne cooperante. «Ci stiamo lavorando, fatemi dire il meno possibile», ha detto da parte sua il ministro dell’Interno Matteo Salvini al termine di un’audizione al Copasir.