San Giovanni della Croce, noto come Juan de Yepes Álvarez, nacque con ogni probabilità in Spagna, a Fontiveros, il 24 giugno del 1542. Il culto di San Giovanni della Croce, patrono di teologi, intellettuali e poeti, è molto forte soprattutto in Spagna, dove ha vissuto tutta la sua vita. Giovanni è stato un presbitero e poeta spagnolo, Co-fondatore dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Gli scritti da lui realizzati sono stati pubblicati per la prima volta nel 1618 mentre è stato beatificato nel 1675 e proclamato santo dal Papa Benedetto XIII nel 1726. La famiglia di Giovanni era nobile ma caduta in disgrazia, il padre Gonzalo de Yepes era un nobile di Toledo ma fu dalla sua famiglia ripudiato per aver preso in moglie Catalina Alvarez, una umile tessitrice di seta. Fu questo un matrimonio felice dal quale nacquero tre figli, tra cui Giovanni ultimogenito. Presto il padre Gonzalo morì e Catalina, dopo aver chiesto umilmente ma invano aiuto alla famiglia del defunto marito, si trasferì a Media del Campo (Valladolid). Qui Giovanni apprese le arti di pittore, intagliatore e sarto, ma subito manifestò il suo spirito caritatevole. Con piccoli lavoretti riuscì a completare gli studi presso il Collegio dei Gesuiti per poi, nel 1563, entrare nell’Ordine dei Carmelitani.
PROTETTORE DEI POETI E DEI MISTICI
L’incontro con Teresa D’Avila, monaca carmelitana, costituì la svolta alla propria vita, egli convinse Giovanni a seguirla nella sua riforma dell’Ordine delle Carmelitane, finalizzata a lavorare non solo alla propria vocazione ma anche a quella esterna, del prossimo. Giovanni partecipò all’inaugurazione dell’Ordine delle Carmelitane Scalze avvenuta a Valladolid nell’agosto del 1568 e, appresi tutti i dettagli, fondò il primo convento dei carmelitani scalzi di ordine maschile in quello che era un cascinale a Duruelo, in Segovia. La riforma aveva molti nemici e tutti indirizzarono la loro cattiveria verso Giovanni, che fu da questi accusato di disobbedienza e ribellione, tanto che fu arrestato e rinchiuso nel convento di Toledo. Per otto mesi fu umiliato, torturato corporalmente e spiritualmente, abbandonato a soffrire la fame ed invaso dai pidocchi, nonostante le proteste dell’amica Teresa D’Avila. Dio però era sempre con Giovanni tanto che gli diede la forza di comporre poemi mistici, nonostante le condizioni in cui versava. Solo nel 1578 riuscì a fuggire e a vivere libero e in pace due anni dopo, con il riconoscimento del nuovo Ordine dei Carmelitani Scalzi da Roma. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse in Andalusia dove, tra Baeza dove fondò un convento, e Granada ultimò alcune sue famose opere quali “Notte oscura dell’anima”, “Salita al monte Carmelo” e “Fiamma viva dell’amore”. Gravemente malato, morì alla soglia dei cinquant’anni a Ubeda il 14 dicembre del 1591.
Il 14 dicembre sono celebrati anche i santi Venanzio Fortunato, Folcuino di Therouanne, Tirso, Leucio, Callinico e compagni, Matroniano, Pompeo di Pavia, Nimatullah Youssef Kassab Al-Hardini, Nicasio di Reims, Droside di Antiochia, Agnello di Napoli ed i beati Bonaventura da Pistoia, Guglielmo de Rovira, Francesca Schervier, Giovanni Descalzo, Giovanna Lambertini e Pietro di Avrances.