“Bruselas avisa de que el Presupuesto español pone en riesgo la estabilidad fiscal” (“Bruxelles avverte che il bilancio spagnolo mette a rischio la stabilità fiscale”): questo titolo campeggia non in prima, ma a pagina 37 de El Pais del 21 novembre 2018 con una foto in cui campeggia una sorridente Nadia Calvino, ministra spagnola dell’Economia, con al suo fianco un accigliato Pierre Moscovici del quale si riportano le solite frasi minacciose. Due colonne sotto la campeggiante fotografia, un piccolo grassetto “Otro paso mas hacia el choque con Italia” (“Un altro passo verso lo scontro con l’Italia”).
Una sorta di normale avviso ai naviganti con un tono che è lo stesso che segna l’armonica dei mass media in generale a iniziare dalle televisioni spagnole. È immaginabile che lo stesso tono di normalità lo si noterà anche quando verrà il giorno della manovra francese. Mi si dirà che tutto dipende dalla tranquillità che viene dall’avere un debito inferiore a quello italico e via di seguito. Certo ciò ha la sua rilevanza, ma non si sfugge all’impressione che in Italia le vicende del debito e della manovra economica si collochino in un contesto ben diverso da quello esistente nelle altre nazioni europee.
S’intenda: i commissari europei giocano rispetto alle questioni di bilancio la stessa parte in commedia, recitano una parte, ossia sostengono un ruolo. Il pilota è automatico ed ex ministri ed ex capi politici giunti in Commissione dimenticano i tempi in cui dal popolo furono eletti e si trasformano in meccanismi serventi la religione tecnocratica che sovrasta i cieli europei e lo fanno con una tempestività che è sempre uguale e perennemente simile! Trionfo dell’ideologia e della nuova religione dell’austerità che distrugge ogni fede nel nuovo paganesimo imperante!
Il problema certo è questa infernale giostra di automatismi che diffonde deflazione e dominio tedesco. Ma ben più inquietante e devastante è lo spirito della borghesia vendidora italica che è ormai pervasa di esaltazione servente in una sorta di ritorno agli anni Novanta. Oggi non si privatizza senza liberalizzare secondo il modello argentino-prodiano-à la Sachs collaudato ormai su scala mondiale. Oggi ci si affretta e ci si dispone a vendere a prezzi scontati grazie all’erosione dei margini delle imprese, alle difficoltà in cui sono le banche per il predomino anche ideologico e poi strumentale dello spread. Tutto si prepara perché si possano acquisire i nostri assets più preziosi. Un vero dramma a cui si preparano gran parte delle classi politiche non governative e tutta la borghesia vendidora che stabilmente controlla mass media e nodi strategici del potere nazionale.
Le classi politiche al Governo paiono scarsamente consapevoli della posta in gioco e con il clamore che producono fanno in sostanza il gioco dei venditori. Dovrebbero negoziare in segreto e sempre in guisa di nuovi Richelieu e non di araldi dell’allarmismo al rovescio, ma dovrebbero così facendo far prevalere non le logiche dei benefici immediati elettorali a vantaggio dei rischiosi benefici futuri. Rischiosi e incerti, ossia diretti a rovesciare le sorti dei Commissari automatici in uno sforzo di tenuta e di inventività insieme. Compito ciclopico: compito da statisti, pensate un po’…