Ora abbiamo anche una data: l’11 dicembre, ha da poco ufficializzato la premier inglese, ci sarà il voto di ratifica (o bocciatura) dell’accordo di divorzio dall’Ue in Parlamento alla Camera dei Comuni. La premier May ha citato questa scadenza rispondendo al question time degli stessi deputati dopo due ore di dibattito: poco dopo, segnala l’Ansa, il capogruppo Tory Julian Green ha confermato l’indicazione in una lettera ai deputati, precisando che «il dibattito durerà una settimana e inizierà il 4 dicembre». Qualche istante prima, nel tesissimo scontro interno ed esterno alla maggioranza di Governo, la stessa May aveva garantito «Non esiste un accordo migliore disponibile sulla Brexit da parte dell’Ue» beccandosi l’ira dell’opposizione (e degli hard brexiters come Boris Johnson), su tutti il leader Labour Jeremy Corbyn che in piedi incalza «è un atto di autolesionismo nazionale, che non restituirà il controllo al Regno Unito, renderà il Paese meno prospero e lascia aperte incognite Ulster, Gibilterra e pesca». La controreplica di Theresa May non fa invece una “grinza” e prosegue dritta verso il suo obiettivo, ovvero quello di convincere il Parlamento dell’esatto opposto delle tesi Labour: «L’accordo sulla Brexit è giusto per il Regno Unito e rispetta la volontà democratica espressa dal popolo britannico nel referendum del 2016». (agg. di Niccolò Magnani)
PREMIER VS PARLAMENTO: “O ME O IL CAOS”
Lo aveva già detto dopo aver di fatto “evitato” la mozione di sfiducia del suo stesso Governo e ora lo ribadisce: «O con me o il caos», questo è il messaggio diretto di Theresa May prima al suo esecutivo e indirettamente al Parlamento Uk chiamato tra due settimane a ratificare l’accordo finale sulla Brexit. La Bbc riporta della riunione di questa mattina tra la May e tutti i ministri del Governo Tory, per fare il punto sull’intenso weekend appena passato; nel pomeriggio invece la n.1 di Downing Street andrà a Westminster per sfidare le opposizioni (e gli altri dissidenti interni) in ottica del voto forse più importante per il futuro prossimo del Regno Unito. «Un no alla ratifica significherebbe alimentare divisioni e incertezze», sarebbero le prime parole che la May pronuncerà in Parlamento, stando alle anticipazioni dei media inglesi. Un importante appello all’unità di tutte le istituzioni arriva dalle Chiese cristiane d’Irlanda (cattolica, metodista, anglicana, presbiteriana): «È importante riconoscere le legittime aspirazioni di coloro che hanno votato per lasciare l’Ue e coloro che hanno votato di rimanere. Preghiamo anche in questo momento che le inevitabili tensioni che i negoziati sul Brexit e i loro risultati comporteranno, non compromettano la qualità delle relazioni e la comprensione reciproca che sono entrambe così importanti per consentire a tutti noi di lavorare insieme per il bene comune». (agg. di Niccolò Magnani)
PRESSING MAY PER CONVINCERE IL PARLAMENTO
Ora forse il compito più arduo per Theresa May che vede finalmente la fine del tunnel dopo l’accordo siglato dall’Europa sulla “sua” bozza di Brexit: gli hard brexiters, il Labour e gli stessi cittadini di Irlanda e Gibilterra, tutti molto poco convinti sull’accordo portato a casa tra Bruxelles e Londra nelle scorse ore. A metà dicembre ci sarà il voto decisivo nel Parlamento Uk ma ora la premier Tory dove lavorare, e non poco, sui singoli accordi “diplomatici” con tutti i poco convinti dal “divorzio all’inglese” messo a punto dai negoziati della stessa May. A proposito di negoziatori, è il capo delegazione della Ue Michel Barnier a commentare dopo la firma dei 27 Paesi Ue; «Ora è giunto il momento che ognuno si assuma le sue responsabilità, in quanto questo accordo di divorzio è il passo necessario per costruire la fiducia tra l’Ue e la Gran Bretagna per costruire i prossimi passi». (agg. di Niccolò Magnani)
“GARANTITI DIRITTI CITTADINI UE IN REGNO UNITO”
È ancora la Premier May a parlare dall’Europa dopo l’accordo raggiunto con i massimi vertici dei 27 Paesi Ue che, controvoglia, ratificano il divorzio della Gran Bretagna avviando verso l’ultima fase dell’infinito tema della Brexit. «Abbiamo una partnership economica con l’Unione europea più di altri paesi. E’ un bene per gli affari ed è un nostro interesse internazionale. Ebbene, se siete tra i 3 milioni di cittadini dell’Unione che sono nel Regno Unito saranno garantiti i vostri diritti e per il milione di cittadini britannici che vivono nell’Ue sarà lo stesso. Questo accordo vale per tutti e sarà reso più sicuro dalla clausola di cooperazione di sicurezza», conferma la n.1 di Downing Street ai giornalisti europei assiepati a Bruxelles. Secondo il premier italiano Giuseppe Conte, quella di oggi non è una giornata felice «per chi ha condiviso, come il nostro paese fondatore, un lungo percorso con il Regno Unito. C’è una qualche nota di tristezza, ma siamo confidenti del fatto che quando si completerà il percorso della Brexit avremo un parternariato strategico privilegiato con il Regno Unito. Sarà l’accordo tra Unione europea e un paese terzo più avanzato e potrà essere un modello per il futuro». Il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha invece confermato come «I 27 leader Ue hanno adottato il testo di conclusioni del vertice sulla Brexit, in cui si invitano Commissione, Parlamento europeo e Consiglio, a fare i passi necessari per garantire che l’accordo possa entrare in vigore il 30 marzo 2019, in modo da assicurare un recesso ordinato del Regno Unito» (agg. di Niccolò Magnani)
SCOZIA-BLAIR: “PESSIMO ACCORDO QUELLO DELLA MAY”
I “musi lunghi” dei leader Ue dopo l’accordo siglato con la Gran Bretagna raccontano di un momento tra i più difficili da quanto è stata costituita dell’Unione Europea: ma i problemi non sono solo a Bruxelles, ben più “roboanti” si situano al di là della Manica con un Regno mai così “disUnito” a livello politico. Ci sono i falchi della Hard Brexit che attaccano la premier May ma anche gli oppositori che vorrebbero rimanere in Europa e non accettano il grado di “intesa” sull’asse Londra-Bruxelles: «quasi nulla è vero di ciò che May ha scritto nella lettera disperata alla nazione in cui ha sollecitato il sostegno del popolo all’intesa. Questo è un cattivo accordo e il Parlamento (britannico) dovrebbe rigettarlo e appoggiare un’alternativa migliore», spiega la premier di Scozia Nicola Sturgeon dopo l’accordo siglato dalla n.1 dei Tory. Per quanto riguarda invece l’ex Primo Ministro Tony Blair, «gli sforzi della May sono positivi ma è circondata da molte persone irragionevoli». Pochi istanti fa, la Premier inglese ha spiegato in conferenza stampa come «Prima di Natale i parlamentari voteranno su questo accordo. Sta a loro decidere se muoversi verso un futuro più brillante o aprire la porta ad un nuovo periodo di incertezza». (agg. di Niccolò Magnani)
MACRON: “NON UN GIORNO DI FESTA”
L’accordo per la Brexit è stato approvato dai 27 stati membri dell’Unione Europea. Di conseguenza Londra è ufficialmente fuori dall’UE, o meglio, inizia il processo di uscita dall’Europa. Sulla vicenda è intervenuto il presidente francese Emmanuel Macron, che sulla falsa riga delle dichiarazioni rilasciate da Juncker ha ammesso: «Non è un giorno di festa – le parole riportate da TgCom24.it – credo che sia un buon accordo, ma le relazioni future restano da definire nei prossimi mesi, con lo stesso metodo. L’Ue ha delle fragilità e ha bisogno di una rifondazione». Soddisfatto il premier irlandese Leo Varadkar che ha confessato: «Questa è la conclusione di due anni di duro lavoro che hanno permesso di raggiungere il nostro obiettivo, quello di un accordo che ci protegge e che protegge la nostra economia: oggi lo abbiamo». Dublino ha ottenuto ciò che voleva con la Brexit, ovvero, un’area di viaggio comune e il backstop (nessun confine fisico) fra Irlanda e l’Ulster. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ACCORDO SULLA BREXIT: ARRIVA L’OK
E’ arrivato l’accordo sulla Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Come annunciato in questi minuti dalla BBC, il Regno Unito ha ricevuto l’ok dei 27 leader degli stati membri dell’UE, intesa comunicata da Donald Tusk, presidente del consiglio europeo. Dopo meno di un’ora dall’inizio dell’incontro, l’Unione ha approvato l’accordo di uscita di Londra, che si appresta quindi a vivere i suoi ultimi mesi all’interno dell’UE. Il vertice era iniziato questa mattina attorno alle ore 9:00 a Bruxelles, ma evidentemente era una semplice formalità visto che in poco tempo è stata trovata la quadra. Presente all’incontro anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che al suo arrivo al vertice ha scambiato qualche battuta con i giornalisti presenti dicendo: «Oggi è un giorno triste, vedere un Paese come la Gran Bretagna abbandonare l’Ue non è un momento di giubilo ma una tragedia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ACCORDO SULLA BREXIT: LA LETTERA DELLA MAY ALLA NAZIONE
La Brexit prosegue spedita verso l’ufficialità e nelle scorse ore è stata raggiunta l’intesa con la Spagna in merito a Gibilterra. Oggi sarà un altro giorno fondamentale in vista dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, perchè è in programma il vertice straordinario dei capi di stato e di governo degli stati membri in quel di Bruxelles: obiettivo, finalizzare e formalizzare il risultato dei negoziati sulla Brexit. Se tutto andrà come previsto, verrà quindi approvato l’accordo di quasi 600 pagine che sancisce l’addio di Londra all’UE, in cui verranno stabiliti tutti i parametri in merito alle relazioni future fra la Gran Bretagna e l’Unione. La premier britannica, Theresa May, ha deciso di scrivere una lettera alla nazione, in cui la stessa ha voluto sottolineare per l’ennesima volta quanto l’accordo onori il risultato del noto referendum del 20016: «Sarà un accordo nel nostro interesse nazionale, per il bene di tutto il nostro Paese e di tutta la nostra gente». La pensa diversamente Jean-Claude Juncker: «La Brexit è una tragedia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BREXIT: ACCORDO CON LA SPAGNA PER GIBILTERRA
E’ salva la Brexit, o per lo meno, ciò che riguarda la Spagna e Gibilterra. Quando gli iberici sembravano pronti a votare contro la bozza di accordo raggiunta negli scorsi giorni fra l’Unione Europea e la Gran Bretagna, è arrivata la telefonata distensiva fra il premier spagnolo, Pedro Sanchez, e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha sbloccato definitivamente la trattativa. La Spagna, come scrive Repubblica, ha trovato un accordo soddisfacente con l’UE, e di conseguenza può togliere il proprio veto su Gibilterra, rimuovendo così uno degli ultimi ostacoli all’accordo fra il Regno Unito e l’Unione. A Londra si parla già di nuova sconfitta della premier Theresa May, che però ha rimandato al mittente ogni accusa: «La posizione del Regno Unito su Gibilterra non è cambiata e non cambierà – ammette – abbiamo negoziato nel suo interesse ed abbiamo assicurato che sia coperta dall’intero Accordo di divorzio, e dal periodo di transizione. E noi negozieremo sempre per tutta la famiglia del Regno Unito inclusa Gibilterra».
BREXIT: ACCORDO SU GIBILTERRA
Ovviamente soddisfatto Pedro Sanchez, il primo ministro spagnolo: «Ho appena annunciato al re di Spagna – ha spiegato in diretta tv – che la Spagna è arrivata a un’intesa su Gibilterra. Madrid ha tolto il veto e voterà a favore. Dopo la Brexit, i rapporti tra Gibilterra e Ue passeranno attraverso la Spagna. Con Bruxelles è stato raggiunto un accordo per tutelare gli interessi nazionali della Spagna nel rapporto tra Gibilterra e Ue». Grazie alla nuova intesa, il futuro accordo commerciale fra la Gran Bretagna e l’Unione non si estenderà anche a Gibilterra, che ricordiamo, è un territorio britannico conteso da Madrid. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del consiglio dell’Unione Europea, Donald Tusk, che attraverso il proprio profilo Twitter ha scritto: «Raccomanderò che domenica si approvi l’esito dei negoziati sulla Brexit. Nessuno ha motivi per essere felice. Ma almeno in questo momento critico l’Ue a 27 ha passato il testo di unità e solidarietà».