Una battaglia navale è quello che mancava al conflitto aperto tra Ucraina e Russia. Colpi di cannone russi sparati da navi militari contro tre piccole unità ucraine trainate da un rimorchiatore che cercavano di passare lo stretto di Kerch, che divide il Mare di Azov dal Mar Nero. Uno stretto che fino all’occupazione della Crimea da parte di Mosca era aperto a tutti mentre un trattato del 2003 considerava il Mare di Azov acque internazionali. Per la Russia adesso si tratta di acque interne, cosa che, esattamente come l’occupazione della Crimea, la comunità internazionale non riconosce e non riconoscerà mai, ci ha detto l’ammiraglio Vincenzo Camporini, vicepresidente dello Iai Istituto affari internazionali.
La Russia accusa l’Ucraina di non aver comunicato il passaggio delle sue navi alle autorità competenti, l’Ucraina accusa la Russia di impedire la libertà di circolazione nello stretto di Kerch. Quale delle due versioni è la più credibile?
Il problema è lo stato giuridico del Mare di Azov. Con il trattato del 2003 si era stabilito che fosse considerato un mare internazionale dove si può entrare ovviamente notificando alle autorità il passaggio. Con l’occupazione della Crimea la Russia sta cercando di far sì che venga dichiarato mare interno. E se è un mare interno è chiaro che Mosca ha dei diritti che non avrebbe se rimangono acque internazionali.
Un fatto giuridico, ma l’impressione è che si sia voluto forzare la mano da una parte e dall’altra, è così?
Sì, teniamo conto che le pretese russe sono basate sull’annessione della Crimea. Questo è un fatto che la comunità internazionale non ha accettato e non potrà mai accettare, quindi i comportamenti si legittimano non più in base a un codice ma a una linea politica. Fatti molto opinabili e per certi versi pericolosi.
E’ stata annunciata la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, secondo lei potrà esserci una escalation fra Russia e Ucraina?
Non credo ci sarà un’escalation, ci saranno mozioni di condanna che colpiranno uno e l’altro paese. La Russia a questo punto è l’obiettivo, ma non si andrà più in là di una dichiarazione di condanna nei suoi confronti.
Kiev ha però dichiarato la legge marziale, che di fatto sancisce lo stato di guerra.
Non potevano far altro, è un atto dovuto nei confronti dell’opinione pubblica. L’Ucraina non è certo in condizioni di effettuare un attacco militare, né credo che la Russia abbia interesse di forzare la mano. Ha dimostrato che nei fatti controlla quel mare, dal punto di vista politico Mosca ha ottenuto il risultato che desiderava.
Come vede la situazione dell’Ucraina al suo interno? E’ un paese allo sbando, abbandonato dall’occidente?
Direi proprio di no. Kiev continua a ricevere armamenti da parte dei paesi occidentali, soprattutto gli Usa e il Regno Unito. L’Ucraina non è stata abbandonata tanto che le loro forze armate si sono irrobustite rispetto al passato. E la situazione nel Donbass non volge a favore dei separatisti.
Che sviluppi prevede?
In Ucraina si aspettano le elezioni presidenziali e quelle parlamentari che sono piuttosto cruciali, soprattutto si cerca di capire se si potrà votare nelle zone contese con la Russia. La tensione rimane alta finché non si risolve il problema del Donbass e non si attuano le misure dall’accordo di Minsk, che nessuno dei due paesi intende applicare prima dell’altro. Resteremo sempre in uno stato di guerra, e infatti si continua a combattere.