Nel pubblicare sul Blog delle Stelle i documenti che attestano l’assunzione regolare nell’azienda del padre, che tanti grattacapi gli sta creando in questi giorni dopo l’inchiesta de Le Iene che ha messo in luce come quattro operai siano stati assunti in nero, Luigi Di Maio ha anche voluto aggiungere le sue dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando è parlamentare e da quando è ministro. Una decisione motivata dal vicepremier in risposta alle “menzogne che circolano”. Rispetto alla sua estraneità ai fatti contestati al padre, Di Maio ha aggiunto:”Potrete vedere come la mia quota di partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima sia sempre stata regolarmente dichiarata a partire dal 2014. A dimostrazione ulteriore che i fatti denunciati non riguardano il periodo in cui sono socio dell’azienda”. (agg. di Dario D’Angelo)
DI MAIO PUBBLICA DOCUMENTI SUA ASSUNZIONE
Dopo l’inchiesta de Le Iene Show che ha scoperto come quattro operai della ditta del papà di Luigi Di Maio lavorassero in nero, il vicepremier ha risposto poco fa alle sollecitazioni dell’inviato di Italia Uno, Filippo Roma, che gli aveva chiesto di dimostrare con documenti e contratti la sua regolare assunzione in azienda nel periodo di lavoro svolto da muratore per la società di famiglia. Il capo politico M5s in questo caso si è fatto trovare pronto e poco fa ha cinguettato su Twitter:”Qui trovate i documenti che dimostrano il mio lavoro in regola nell’azienda di mio padre e, viste le menzogne che circolano, le mie dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando sono parlamentare e ministro. Massima trasparenza sempre. Buona lettura!”. Sul blog delle Stelle, Di Maio ha pubblicato il suo contratto d’assunzione relativo al periodo compreso tra il 27 febbraio 2008 e il 27 maggio dello stesso anno. Il ministro del Lavoro ha commentato:”Pubblico subito questi documenti perché sono immediatamente reperibili. Pubblicherò anche gli altri richiesti, non appena saranno state ultimate tutte le verifiche necessarie. Massima trasparenza, sempre”. (agg. di Dario D’Angelo)
PARAGONE DIFENDE DI MAIO
Sulla vicenda del padre di Luigi Di Maio e degli operai in nero, interviene il giornalista e parlamentare Gianluigi Paragone che nell’intervista a Radio Cusano Campus prova a “spezzare” una lancia per il suo leader di partito: «Quando sento la Boschi e Renzi accumunare le loro storie a quella di Luigi Di Maio penso sia una sciocchezza, l’han capito anche i bambini. Di Maio non ha fatto nulla per coprire questa storia. Quello del PD è stato un autogol, non è il primo e non sarà l’ultimo. Se oggi il PD è all’opposizione è perché, oltre a non avere più una proposta politica, ha inanellato una serie di gaffe e di autogol clamorosi», sentenzia l’ex conduttore de La Gabbia alimentando la cara vecchia tattica della “miglior difesa è l’attacco”. Nel merito dell’inchiesta de Le Iene, Paragone poi aggiunge «è la classica notizia delle Iene che sono bravissime su queste storie, ma il loro non è un programma giornalistico». Da qui poi una piccola deviazione proprio sul fronte del giornalista, con Paragone che per difendere Di Maio approfitta per puntualizzare un nuovo affondo sulla “libertà di stampa”: «I giornalisti non dovrebbero andare dietro alle Iene su una notizia di 10 anni fa, dovrebbero andare a prendere le storie vere attuali e forse farebbero un favore ai lavoratori. Purtroppo nel giornalismo d’oggi le inchieste le fanno i ragazzi sfruttati a partita iva, sottopagati, quindi quelli dicono: ci penso due volte prima di fare un’inchiesta che potrebbe ritorcersi contro di me».
LITE COL PADRE: “PERCHÈ MI HAI MENTITO?”
I malumori interni al Parlamento dopo il caso-azienda Di Maio non si esauriscono solo nelle opposizioni, ovviamente all’attacco del leader M5s, ma si trovano anche in casa pentastellati con la “base” mai troppo tenera ultimamente con Di Maio che rivendica alcune scelte molto poco “condivise” nella gestione dell’intera querelle. Nel curriculum di Luigi, quello a disposizione degli iscritti al Movimento, non compariva infatti l’azienda di papà: alcune fonti anonime all’Ansa interne al M5s fanno notare che tanti parlamentari hanno lasciato il lavoro e ceduto aziende proprio per non essere accusati di possibili conflitti d’interesse, «perché lui non l’ha fatto?». Alcuni giornali questa mattina riportano, oltre alle conseguenze politiche dell’affaire Le Iene, anche un litigio che Di Maio avrebbe avuto con il padre davanti a diversi collaboratori: «Mi hai mentito, avevi detto che era un caso isolato invece sono quattro lavoratori in nero. E adesso che faccio?». Poi l’ospitata a Di Martedì ha provato a mettere diverse pezze, facendo comunque capire che realmente il Ministro fosse all’oscuro di quanto fatto dal padre.
LA DIFESA DEL MINISTRO: “CHIUDIAMO L’AZIENDA DI PAPÀ”
Luigi Di Maio torna a parlare del caso di “nero” dell’azienda del padre. Il signor Antonio avrebbe fatto lavorare alcuni dipendenti senza metterli in regola, un caso scoperchiato da Le Iene che ha creato non poche polemiche e imbarazzo. Ospite presso gli studi di Di Martedì il ministro del lavoro ha ammesso: «Ho lavorato per l’azienda di mio padre regolarmente. Esibirò le buste paga e tutte le certificazioni». Il leader dei grillini prende quindi la distanza «dai comportamenti di mio padre, non da lui a cui voglio bene», anche se lo stesso ribadisce a più riprese «Non voglio scaricare mio padre». Sulla vicenda, verità o meno, Luigi Di Maio afferma di non essere informato: «Mi dispiace che mio padre non mi abbia avvertito che non era uno solo ma ce n’erano altri. Io posso chiedere a un padre cosa ha fatto nella vita, ma non sempre i padri lo dicono ai figli. Non conoscevo lo status dei lavoratori nel periodo tra il 2008 e il 2010 e allora non pensavo certo che avrei fatto il parlamentare». Quindi un commento sul video di Maria Elena Boschi, che ha attaccato duramente Di Maio, come replica alle gravi accuse nei confronti del padre dell’ex ministro del governo Renzi: «Boschi da ministro si rivolgeva a dirigenti della Consob e di banche per aiutare la banca del padre. Io non sto aiutando mio padre a coprire le vicende dell’azienda, anzi io cerco le carte e le porto. Mi sarei comportato come la Boschi se da ministro avessi utilizzato l’ispettorato del lavoro per coprire mio padre». Di Maio chiude così la questione: «Se avessi saputo dei lavoratori in nero non avrei tenuto nascosta la cosa. Quanto all’azienda, in questo momento non sta lavorando e io e mia sorella la chiuderemo a breve, entro l’anno». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DI MAIO E IL LAVORO IN NERO: NUOVO SERVIZIO DE LE IENE
Nel nuovo servizio mandato in onda da Le Iene su Italia 1, Filippo Roma ha incontrato il Ministro Di Maio per parlare degli operai che hanno lavorato in nero per l’azienda del padre geometra. Di Maio ha spiegato di aver parlato col padre che gli ha confermato per un periodo di aver fatto lavorare in nero Salvatore Pizzo. Ovvero, l’operaio che nella prima puntata dell’inchiesta ha fatto scoppiare il caso. Di Maio ha spiegato di essere a conoscenza del caso relativo al solo Pizzo dopo il colloquio col padre. Filippo Roma ha invece illustrato gli altri tre casi ricostruiti, che porterebbero almeno a quattro i casi accertati di operai che hanno lavorato per l’azienda dei Di Maio in nero. Il Ministro ha spiegato che farà comunque le verifiche necessarie per capire gli errori commessi, con l’assicurazione di essere stato inquadrato regolarmente nel breve periodo in cui lui stesso ha lavorato nell’azienda di famiglia. (agg. di Fabio Belli)
VIDEO LE IENE, LA SECONDA PUNTATA DE L’INCHIESTA SU ANTONIO DI MAIO
SOLO 88 EURO DICHIARATI AL FISCO
In attesa di vedere nel servizio in onda questa sera le novità sull’inchiesta nell’azienda di Antonio Di Maio – e le conseguenti reazioni del Ministro intervistato per la seconda volta da Filippo Roma – emergono nuovi dettagli circa un altro caso già “esploso” qualche mese fa contro il papà del vicepremier. Nel 2017 Di Maio Senior ha dichiarato al Fisco solo 88 euro, come emerge dalle dichiarazioni dei redditi pubblicate sul sito di Palazzo Chigi: evidente che riemerga in questo contesto visto che la azienda della famiglia Di Maio (la Ardima Srl, ndr) pare abbia fatto lavorare diversi operai in nero (tutto ovviamente andrà verificato, eventualmente, in sede legale dopo la denuncia de Le Iene). Secondo Repubblica, addirittura ci potrebbe essere un terzo fronte aperto “contro” Antonio Di Maio: il papà del Ministro potrebbe essere legato ad alcune strutture sotto indagine della Municipale e che si trovano su un terreno di sua proprietà nel comune di Mariglianella, vicino a Pomigliano d’Arco.
LE IENE: “ALTRI TRE OPERAI IN NERO NELL’AZIENDA DI ANTONIO DI MAIO”
Il periodo “nero” di Luigi Di Maio continua: nella prossima puntata de Le Iene si viene a sapere che l’inchiesta (per ora giornalistica) sugli operai assunti in nero nella città del papà Antonio rischia di allargarsi ancora di più di quanto già emerso in questi giorni tribolati per il vicepremier M5s. In principio fu Salvatore Pizzo detto Sasà che all’inviato Filippo Roma ha raccontato di avere lavorato in nero nella ditta edile di Antonio Di Maio e non solo, gli sarebbe stato chiesto di mentire in un incidente sul lavoro occorso in cantiere mentre lavorava senza essere in regola. Ora però di “Sasà” sembrano esserci anche altri: stando alle ultime anticipazioni fatte da Le Iene e riportate dal Giornale, ci sarebbero altri tre operai che avrebbero lavorato in nero nell’azienda del padre del Ministro: verranno tutti presentati nel prossimo servizio de Le Iene, con la prima testimonianza che riguarda un lavoratore per 3 anni senza alcun contratto. 8 ore di lavoro al giorno dal lunedì al venerdì per circa 1000 euro al mese: tale operaio, a differenza di Pizzo, avrebbe intentato una causa contro il padre del leader grillino.
DI MAIO “GELIDO” DAVANTI ALLE NUOVE ACCUSE CONTRO SUO PADRE
La seconda testimonianza contro Antonio Di Maio riguarda un disoccupato di Pomigliano d’Arco che avrebbe raccontato di aver lavorato per 8 mesi senza contratto: il terzo e ultimo invece sarebbe quello più “delicato”, visto che ha raccontato alla iena Filippo Roma «di essere stato reclutato part-time senza alcun contratto e lavorava solo metà giornata in cantiere in quanto già occupato con regolare contratto in un istituto scolastico della zona». Insomma, sempre più nubi si addensano sull’azienda edile ora più chiacchierata d’Italia. Secondo il figlio leader M5s, il padre avrebbe giurato di avere avuto solo Pizzo come lavoratore in nero diversi anni fa: Di Maio così ha spiegato a Filippo Roma ma con l’emergere di nuovi casi, il vicepremier sarebbe rimasto “gelido” e molto “sorpreso”, come se effettivamente non sapesse degli altri casi e come soprattutto se fosse rimasto deluso da quanto nascosto da suo papà. Le polemiche in queste ore si sprecano, dalla Boschi a Renzi fino alle “battute” di Salvini che non vuol generare una crisi di Governo su questo ma che commenta ironicamente «Io sono felice che mio padre sia un tranquillo pensionato».
VIDEO LE IENE, LA PRIMA PUNTATA DE L’INCHIESTA SU ANTONIO DI MAIO