Duterte contro la Chiesa. Da quando è diventato presidente delle Filippine, un paese a stragrande maggioranza di cattolici praticanti, Rodrigo Duterte non ha mai perso occasione di attaccare la Chiesa, con insulti e minacce. Nella sua ultima uscita risalente a ieri durante un discorso pubblico, ha incoraggiato i credenti a farsi la propria cappella in casa invece di andare in chiesa. Questo perché, ha detto, “dal momento del battesimo a quello del funerale vi chiedono sempre di pagare”. Non avete bisogno di andare in chiesa e pagare quei preti idioti, ha aggiunto. Lo scorso 1 novembre, durante la festa di Tutti i Santi, con quello che sembrava una sorta di scherzo, è arrivato a dire che negli edifici religiosi “invece dei ritratti di quegli ubriaconi dei santi i cristiani dovrebbero mettere una mia fotografia”. Chi sono quegli stupidi santi, ha chiesto, se non degli ubriaconi? “State con me, vi darò un solo santo patrono così potrete smettere di cercarne uno. Prendete una mia foto e mettetela sull’altare, ecco San Rodrigo”.
LA CACCIA AI PRETI E ALLE SUORE
A un incontro di uomini di affari lo scorso agosto aveva chiesto se era presente qualche vescovo: “Lo caccerò di qui a calci nel sedere”. Non è mancata la bestemmia, in un altro dei suoi deliranti discorsi, chiamando Dio uno stupido e “un figlio di p…”. Secondo uno dei suoi portavoce, Dutarte sarebbe stato molestato da ragazzino da un gesuita americano, che avrebbe abusato di altri minori. Nel 2007 i gesuiti della California hanno pagato 16 milioni di dollari ad alcune delle vittime del sacerdote. Duterte, che da quando si è insediato ha dato il via a una caccia mortale nei confronti degli spacciatori e di chi abusa di droghe con autentici massacri, ha infine espulso una suora americana, Patricia Fox, per aver criticato il governo mentre padre Amando Picardal, che ha criticato pubblicamente Dutarte, da agosto è in clandestinità per paura che le squadre della morte del presidente lo uccidano. Ma non è finita qui: la povertà sarebbe colpa della Chiesa.