Stop al condono tombale; rottamazione ter spalmabile in più rate su 5 anni; pace fiscale con maggiori sconti per chi è in lite con l’Erario; conferma del bonus bebè per i neo-genitori. Il decreto fiscale collegato alla manovra, approvato dall’aula del Senato (ora toccherà alla Camera), ha introdotto alcune importanti novità. Quali impatti avranno queste misure? Saranno realmente efficaci? Renderanno la vita più semplice ai contribuenti in difficoltà? “Quando si fanno interventi di regolarizzazione, prevedendo sconti solo sulle sanzioni e non sull’imposta — risponde Salvatore Padula, già vicedirettore del Sole 24 Ore con delega all’informazione normativa e di servizio e già capo ufficio stampa dell’Agenzia delle Entrate —, si finisce sempre per favorire qualcuno e per penalizzare qualcun altro, non tenendo conto del principio di equità, che deve invece restare alla base di un sistema fiscale che vuole funzionare bene. Diciamo che siamo in presenza di un provvedimento necessario più per provare a sistemare i conti pubblici. Se l’idea di partenza era quella di aiutare chi, essendo in difficoltà, non poteva o non riusciva a pagare, l’unica sanatoria che avrebbe davvero agevolato questi soggetti era quella sugli omessi versamenti: consentire, cioè, la regolarizzazione solo a coloro che avevano già dichiarato di dover pagare un’imposta, ma poi non l’hanno saldata perché non avevano i soldi. Questo è l’unico caso in cui ci si avvicina all’idea di favorire chi è in difficoltà. Ma quella sanatoria è l’unica che non c’è nel decreto”.
Il Dl fiscale, però, dice addio al condono tombale. Dunque, nessuno sconto agli evasori e ai furbi, come voleva il M5s?
Sì, è venuta meno questa modalità di sanatoria che tecnicamente si chiamava dichiarazione integrativa, che consentiva di regolarizzare anche imposte e tasse che non erano mai state dichiarate, pur entro certi limiti. E’ evidente che questa era la forma più ampia di condono e che adesso giustamente non esiste più. Quindi il condono assume ora una fisionomia un po’ più attenta ai profili di equità.
Annullamento automatico delle mini-cartelle, più sconti per chi è in lite con il fisco, rottamazione ter spalmabile su 18 rate in 5 anni. Quanto si aiutano davvero i contribuenti che sono in difficoltà con i pagamenti?
Bisogna considerare un aspetto. Ogni volta che si attua un intervento di regolarizzazione, di sanatoria, non si sa mai se a beneficiarne sarà chi era in stato di necessità ovvero chi aveva deliberatamente scelto di non versare le tasse o di non pagare una cartella esattoriale. Il confine tra le due modalità è davvero molto, molto sottile. Non si hanno gli strumenti per dire se queste misure servono solo ad agevolare chi è in difficoltà o se alla fine ne beneficeranno tutti, perché questa è la natura del condono. Ci sono, però, due cose interessanti da notare.
Quali?
Sono tanti i condoni e riguardano un po’ tutti i momenti del rapporto tra il contribuente e il fisco. Si parte dalla sanatoria dei cosiddetti Pvc, i Processi verbali di constatazione.
Che cosa sono?
In caso di verifica fiscale presso la sede del contribuente, sia essa un’azienda, un ufficio o un negozio, l’attività di controllo svolta dagli uffici dell’agenzia delle Entrate o dalla Guardia di finanza si conclude con la consegna di un Pvc, in cui sono indicate le eventuali violazioni rilevate e i relativi addebiti. Ora c’è la possibilità di regolarizzarli. Se invece è già partito un accertamento, anche questa ipotesi può essere sanata, così come si possono sanare gli errori formali, cioè tutte le irregolarità che non determinano un calcolo diverso dell’imposta commesse quando si compila una dichiarazione fiscale. E’ prevista anche la rottamazione delle cartelle nelle due modalità sopra ricordate, quella piccola fino a mille euro e quella più grande che adesso si potrà saldare in 18 rate. E, alla fine, quando si arriva al contenzioso con il fisco, anche lì c’è la possibilità di regolarizzare.
Quindi?
Si tratta di un condono che si caratterizza per la possibilità di coprire tutti i momenti del rapporto tra fisco e contribuente. Con un’ulteriore particolarità: la regola base è che non viene mai concesso alcuno sconto sull’imposta che si deve pagare, sono sempre agevolate le sanzioni e spesso vengono ridotti gli interessi. L’agevolazione vera consiste dunque in una riduzione delle sanzioni, delle penalità, tranne nel caso della sanatoria sul contenzioso. Nella chiusura delle liti, infatti, a seconda del grado di giudizio o del fatto che si sia vinto o meno in Commissione tributaria in primo grado o in secondo grado, sono previsti sconti anche sull’imposta da pagare.
Ieri l’Istat ha comunicato che nel 2017 in Italia sono nati oltre 15mila bambini in meno rispetto al 2016. Il Dl fisco conferma il bonus bebè da 80 euro mensili ai neo-genitori. E’ una misura che può funzionare per aiutare a rilanciare la natalità?
Al bonus bebè vengono destinati 450 milioni circa ed è senza dubbio una misura importante, che viene comunque concessa solo alle famiglie più disagiate, perché per beneficiarne bisogna avere un Isee inferiore a 25mila euro. Quindi è un bonus mirato, non universale per tutte le famiglie. Può bastare? Evidentemente no, ci vorrebbero tanti altri interventi.
Per esempio?
Servirebbe un sistema di aiuti fiscali più ampio. Alcuni Paesi, come Francia, Germania o i Paesi scandinavi, hanno sistemi di detrazioni fiscali molto più consistenti o quozienti famigliari ben strutturati. Una sola misura non cambia e non può dare slancio alla natalità. Servirebbero più asili nido, un fisco più attento alle famiglie e politiche più favorevoli a una maggiore flessibilità per le madri che lavorano.
Dalle misure fiscali, condono tombale compreso, il governo Lega-M5s intendeva raccogliere un “tesoretto” utile per finanziare reddito di cittadinanza e Quota 100 per le pensioni. Con la nuova configurazione del Dl fisco probabilmente i saldi cambiano. Con quale impatto sui conti della manovra, al centro di un duro braccio di ferro con la Commissione Ue?
Premesso che la dichiarazione integrativa, che come abbiamo detto all’inizio ora non c’è più, non era quotata come gettito nella manovra, la novità del decreto è l’introduzione della sanatoria degli errori formali, che è quotata per un miliardo di gettito aggiuntivo. Attenzione però: questo miliardo non modifica i saldi della manovra, perché per 450 milioni circa viene destinato al rifinanziamento del bonus bebè e per gli altri 520-530 viene conferito al Fondo per le calamità naturali. Un elemento, questo, che dovrebbe in qualche modo agevolare la trattativa del governo con la Commissione, perché quel fondo serve a mettere in moto tutta una serie di investimenti per la messa in sicurezza del territorio. Dunque, a livello di saldi, pur con un miliardo in più che viene speso immediatamente, non cambia praticamente nulla.
(Marco Biscella)